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L'ascesa del tennis italiano non è frutto del caso: la nostra risposta al New York Times

Tennis

Stefano Meloccaro ha risposto a un articolo del "New York Times" nel quale si parlava dell'ascesa del tennis italiano, in termini a tratti semplicistici utilizzando anche quei luoghi comuni che da sempre accompagnano il nostro Paese. Alla base del successo dei nostri tennisti c'è invece un importante lavoro, che ha permesso di raggiungere gli ultimi straordinari risultati

BERRETTINI-KWON LIVE

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Nei giorni scorsi il New York Times ha pubblicato un articolo dal titolo "la misteriosa ascesa dei tennisti italiani". Nell'articolo si celebra, testualmente "la generazione d'oro di una nazione che non ha mai espresso un numero 1 del mondo", e ci si domanda come sia stato possibile. In un passaggio si legge: "cosa ha reso l'Italia così forte in questo momento della storia del tennis maschile? Cercare la risposta a questa domanda è come chiedere indicazioni stradali a Roma: molte possibili opzioni, nessuna apparentemente migliore delle altre". Noi di Sky abbiamo affidato la replica a Stefano Meloccaro.

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No, simpatici amici del NYT, non funziona affatto così. A parte che il vostro articolo è zeppo di retorica trita e ritrita e ci mancava solo che citaste gli spaghetti e il mandolino, per il resto sappiate che - quando si parla di tennis - nulla accade per caso. Ma proprio nulla. Così come quando voi americani avevate 44 giocatori tra i primi 100 e sfornavate numeri uno in serie, tipo Connors, McEnroe, Agassi, Sampras, Courier, Chang e Roddick (per non dire dei più antichi, Bill Tilden e Donald Budge) non era certo frutto del caso, ma di un lavoro certosino e  di tanti soldi che fluivano nelle vostre casse, perché il tennis moderno lo avevate inventato vòi…

 

 

Allo stesso modo adesso fateci divertire e non sminuite i nostri ragazzi. Ne abbiamo 10 tra i primi 100, 4 tra i 30. Berrettini top ten, Sinner e Musetti giovani rampanti, la chioccia Fognini, il sempre nuovo Sonego e la lista potrebbe continuare. Non é in caso: la Federtennis ha migliorato i suoi rapporti coi coach privati, siamo bravi ad attirare i soldi degli sponsor, organizziamo tanti tornei perché sappiamo farlo, abbiamo imprenditori bravi e attenti. Poi certo, un po’ di fortuna non guasta anzi, è fondamentale. Ma da sola non basta mia. anche organizzazione, spirito di emulazione e tanti sacrifici. Ecco perché scrivere: non c’è una spiegazione” non è carino, tanto più  dal paese che ha creato uno dei più perfetti meccanismi sportivi del mondo, quello del basket NBA, ed é solo un esempio. Nulla accade per caso, cari amici del NYT, e se non avete un tennista tra i primi 30, magari fate anche pizzico di autocritica. Certe volte aiuta.