Lea donna sincera, e quei capelli sempre perfetti...

Parlare di Lea Pericoli come giocatrice, pensando al tennis di oggi, è complicato. In un’epoca così lontana era tutto un altro sport. Ha fatto la storia, certamente. Tra gli anni Sessanta e Settanta nessuna donna in Italia era al suo livello, che fosse in singolare o in doppio non faceva differenza. Il suo palmares parla chiaro. La sua carriera lunghissima, per quanto fosse un aspetto più comune in quel periodo, anche. Più della Lea Pericoli giocatrice, oggi andrebbe ricordata la Lea Pericoli icona: della moda, dell’emancipazione, della società. È stata una donna all’altezza dell’uomo in un periodo in cui tra i due sessi c’era una gerarchia forte. La sua personalità strabordante era un tratto distintivo: molte volte ricordo di averla vista confrontarsi con Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli da pari a pari, con un carisma tale da far sembrare lei la figura di spicco tra i tre. Ha creato un personaggio riconosciuto e rispettato da tutti gli uomini di sport, che alimentava con battutine e commenti sagaci, un aspetto decisamente non usuale negli anni Sessanta e Settanta. Anche dopo essersi ritirata non ha mai rinunciato al suo personaggio e al suo ruolo di ambasciatrice dello sport femminile. Prima di tutte le altre ha intrapreso la carriera da giornalista e da presentatrice: il suo timbro vocale è sempre stato bellissimo e molto riconoscibile, capace di denotare una donna intelligente e preparata, che sapeva parlare e allo stesso tempo sapeva scrivere. Per tanti aspetti è stata una pioniera. Senza mai perdere quell’aura glamour, elegante, perfetta. Non l’ho mai vista uscire dallo spogliatoio con un capello fuori posto, sempre vestita e truccata di tutto punto, in campo come fuori. Amava la moda, e la moda amava lei, con naturalezza. Perché a nessuna giocatrice oggi verrebbe mai in mente di giocare con la chioma laccata e le culotte. Lea sì, e mai in maniera inappropriata, sempre con gusto. Senza rendersene conto era diventata un’icona di stile. C’è stato un momento in cui le nuove generazioni si erano un po’ dimenticate di Lea Pericoli. Solo grazie alla gestione del presidente federale Binaghi, che l’ha innalzata a ambasciatrice del gioco, anche i giovani hanno compreso la sua importanza nella storia del tennis italiano. Non ho dubbi che altrimenti se ne sarebbe stata tra Milano e Montecarlo a giocare a golf, perché in pochi sanno che era una grande appassionata anche di questo sport. Soprattutto con Gianni Paoletti, suo cognato, il marito della sorella Luciana, con cui aveva un rapporto bellissimo: famosissime le loro partite a tennis , in doppio sui campi del centro sportivo 'Calvino' di Milano, per poi andare dritti in Costa Azzurra. Aveva uno stile di vita Lea, e un modo di viverla, che tutti avremmo voluto, molto più leggero di quello degli atleti di oggi. Ha sempre sentito la responsabilità di essere un modello, ma le veniva spontaneo, sempre naturale, mai costruito. Era una donna pratica, schietta e brillante, che poteva stare in ogni contesto, una figura così carismatica come ne nascono poche. Sempre abbordabile, sempre alla mano, una donna semplice e cordiale nonostante una bellezza e un fascino con pochi eguali. La stessa personalità effervescente che portava in televisione o sui grandi palcoscenici era la stessa che aveva nella vita: quando mi sedevo a tavola con lei era come essere a casa. Anche negli ultimi anni, nonostante facesse più fatica a seguire il tennis, aveva sempre una parola di conforto, un incoraggiamento, un consiglio per tutti, ecco perché era così amata dalle nuove generazioni. Avrò sempre il ricordo di lei agli Internazionali di Roma, al tavolo con Adriano Panatta a ridere, scherzare e a prendersi in giro, con un carisma tale da illuminare tutto il villaggio.