Jannik, abbi pietà di loro

E adesso, caro Jannik, abbi pietà di loro. Quello che sembrava un regno che avresti potuto condividere con Alcaraz, con il vecchio Nole in qualche assalto e magari anche con il redivivo Sascha si è invece trasformato in una tirannia bella e buona. E tu, caro Jannik, sei diventato talmente più forte di tutti gli altri da assumere, sono sicuro in modo che tu nemmeno vorresti, le sembianze di un novello Gengis Kahn. “Io sono la punizione di Dio. Se non aveste commesso peccati degni di nota, Dio non mi avrebbe mandato a castigarvi”, disse un giorno il grande condottiero rivolgendosi ai suoi avversari, diventati sudditi alla sua superiorità. Andre Agassi sostiene, a parer mio correttamente, che il dolore che provoca una sconfitta è molto superiore al piacere che arriva da una vittoria. Va detto, caro Jannik, che tu di dolori per una sconfitta non ne provi da un bel po’. Ma hai visto in che condizioni era Zverev dopo la finale di Melbourne? Alto, bello come una divinità nordica, Sascha si è fatto piccino di fronte alla tua grandezza. Era un pulcino bagnato, quasi ingobbito dalla vergogna per essersi fatto sculacciare in pubblico. Vogliamo parlare di come hai ridotto Medvedev? E De Minaur? Questi sono tutti uomini distrutti, Jannik. E nessuno di loro prova, almeno pubblicamente, un po’ di sana voglia di ribaltarti. Un moto di ribellione, un desiderio di rovesciare il sovrano attraverso una sana e vigorosa rivolta. Niente, sono tutti, tutti, inginocchiati di fronte alla tua grandezza. Zverev avrebbe potuto parlare del culo che hai avuto sul nastro nel tie-break oppure fare una supercazzola per liberarsi di quel momento insopportabile che è la consegna del premio al secondo. Il momento: bravo lo stesso. Invece il lungagnone ha scelto di mettere la testa sotto la tua spada. “Ho fatto di tutto, ma tu sei più forte”, ha detto con il ciglio umido. Non vorrei che l’anno prossimo gli organizzatori degli Australian Open facciano come quelli del Giro d’Italia del 1930. Non sai cosa fecero, Jannik? Te lo dico io. Offrirono ad Alfredo Binda l’intero premio in palio per la vittoria del Giro e in più ci aggiunsero altri soldi per premiare il successo in qualche tappa. Cosa doveva fare in cambio Alfredo Binda? Starsene a casa sua, non partecipare al Giro d’Italia. Binda era talmente forte che nessun altro ciclista voleva più correre se lo avesse trovato sulla linea di partenza. Ecco, Jannik, non correre questo rischio. So che non accetteresti mai di incassare il premio senza giocare. Binda lo fece, tu certamente non lo faresti. E anche per questo credo tu sia speciale, Jannik. Ehi, so benissimo che sei un tiranno illuminato e che un minimo di imbarazzo la tua superiorità te lo genera. Ma non ti curar di noi, guarda avanti e continua a tritare tutto e tutti. Toccherà ai tuoi avversari pensarci, di tutto ti devi occupare adesso tranne di doverli risollevare. Anche perché, come cantava De André ne: ‘La guerra di Piero’: E mentre gli usi questa premura, Quello si volta, ti vede e ha paura. Ed imbracciata l'artiglieria Non ti ricambia la cortesia… ASCOLTALA QUI

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Fabio Tavelli