Cobolli: l'ATP di Bucarest e il peso della vittoria

Il tennis è anche questione di peso: il peso da trasferire sulla palla, il peso dei periodi no, persino il peso di una coppa da trenta chili, Bucarest categoria 250, dorata e tonda come un mondo arrotolato su sé stesso. Impegnativo prima da vincere e poi da alzare, a cose fatte. È stato un pomeriggio parecchio muscolare quello di gloria, la prima a livello Atp, vissuto in Romania, in mezzo a un gelo fuori stagione, da Flavio Cobolli. Dall’altra parte Sebastian Baez, uno che sulla terra ha una storia importante, battuto dopo sette match point con un 6-4 ripetuto due volte. Il primo trofeo Atp nella carriera del tennista biondo coincide con il centesimo conquistato in singolare dal tennis italiano maschile stando all’Era Open. Curioso che poco dopo sia arrivato anche il numero 101 per merito di Luciano Darderi, fresco campione nell’Atp 250 di Marrakech. “Vincere un titolo era una cosa che desideravo tanto, sono contento del percorso che sto facendo e delle persone che mi sono accanto”. È uno dei primi virgolettati di Flavio, che si diverte ad aggiungere un dettaglio pop alle dichiarazioni di routine: “Ho festeggiato la vittoria in videochiamata con Venditti, io e Antonello abbiamo costruito un grande rapporto”. C’è spazio anche per questo in una domenica così buona da risultare indimenticabile. Tassello di vita in più di una fantastica storia destinata, conoscendo un po’ il personaggio, a passare dalla pelle al cuore in maniera pressoché automatica. Tanto per riprendere Venditti stesso, giocare con le parole e ribaltare la logica dei tatuaggi, che passano dal cuore prima di farsi stampare sulla pelle. Ne ha una collezione, Flavio, molti in omaggio alla sua fede giallorossa, magari tra un po’ anche uno dedicato a Bucarest 2025: dove e quando è ripartito un viaggio che sembrava essersi un po’ esaurito dopo un 2024 tanto sorprendente quanto brillante. ATP della conferma Confermarsi è sempre più difficile che affermarsi, la cosa è nota. Cobolli se n’è accorto alla grande, e alla grande è uscito da un buco nero fatto di sette sconfitte su sette, tutte al primo turno, nei tornei Atp frequentati fin qui in stagione. Prima di Bucarest, e tolta la United Cup, una sola partita vinta nel 2025 a inizio marzo nel Challenger di Phoenix contro un certo Eliot Spizzirri, statunitense intorno alla posizione 150 del mondo. E adesso, a proposito di classifica, Flavio nel ranking Atp occupa la posizione 36, distante sei caselle dal best ranking raggiunto nel settembre della scorsa stagione tennistica. Un paio di mesi prima aveva giocato ma perso la prima finale Atp a Washington sul veloce contro Korda, altro Sebastian del tennis proprio come Baez. Oltre sei mesi dopo, stavolta sul rosso, le cose sono andate per il verso giusto. Perché Cobolli, al netto delle ultime difficoltà, ha aggiunto un pizzico di maturità al suo gioco e perché la terra battuta è la sua superficie di elezione. È lì che coach Stefano Cobolli, suo padre, l’ha allevato fino a farlo diventare un giocatore importante. E pensare che in casa di tennis proprio non si parlava, lo racconta Flavio stesso: “Mio papà ha sempre sognato che diventassi un giocatore di calcio, tant’è che avere un figlio tennista è una scoperta che ha fatto solamente con il passare degli anni”. E proprio il tennis nel tempo l’ha avvicinato ancora di più a papà Stefano, sempre presente al suo fianco. E oggi condividere il sorriso della vittoria assieme a lui e al resto della squadra rappresenta la gioia più grande. Il resto delle emozioni di Flavio sono virate giallorosse, le prime da calciatore nelle giovanili le altre tatuate come solo un innamorato vero: dal lupetto che gli spunta sotto la manica corta sul braccio sinistro all’omaggio per l’idolo De Rossi sul fianco destro, fino alla maglia 52 del periodo romanista di Edoardo Bove disegnata addosso, uno dei suoi migliori amici. Ecco perché ha maledetto quell’aereo in ritardo che gli ha fatto perdere Roma-Juventus nel viaggio che l’ha portato dalla terra di Bucarest appena conquistata a quella di Monte-Carlo, il Principato del tennis. Il miglior torneo del mondo, chiaramente una spanna sotto Roma. Per quelli come lui, cresciuti in zona Foro Italico, il tennis in primavera ha la traiettoria morbida del lob che ha battuto Baez. Eccolo il paradosso di una coppa così pesante, non solo in senso fisico, vinta con un saggio di leggerezza. La stessa leggerezza, beata gioventù, con la quale in fase di premiazione ha confuso Nastase con Tiriac, cavandosela alla grande con quel sorriso da pubblicità, adesso sì, finalmente ritrovato. Bentornato Flavio. Anzi daje, per dirla come faresti tu!

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