Monte-Carlo ci ha detto che Lorenzo Musetti ora è pronto

Volendo indulgere in quella che fu l’arte nobile del commento tennistico — tra il capriccio del dettaglio e la carezza del paradosso — andrebbe scritto che Lorenzo Musetti ha perso la finale di Montecarlo con la stessa grazia con cui, da bambino, deve aver imparato a danzare sulle righe dei campi in terra rossa di Carrara. Un’educazione sentimentale al tennis, la sua, fatta di rovesci a una mano che non temono la corrente, di smorzate che sembrano scritte col pennino su carta Fabriano, e di quella malinconia sottile che solo i giocatori troppo belli da vedere, e forse troppo sensibili per vincere sempre, si portano dietro. Eppure stavolta, tra le Lamborghini che sgasano e il vento di mare che complica le traiettorie, Musetti ha fatto molto più che incantare. Ha lottato. Ha sofferto. Ha rimontato. Ha vinto. Bu, Lehecka, Berrettini, Tsitsipas, De Minaur, prima di Alcaraz. Superati dopo aver sempre perso il primo set, tranne con Berrettini. Tramite un’intensità che spesso gli era mancata in passato. Il rovescio leggendario, i cambi di ritmo, le smorzate millimetriche, la sensibilità, ha funzionato tutto. Ma a questi livelli si sa, non è tanto questione di colpi, quanto di atteggiamento. Lorenzo ha stretto i denti, ha sofferto e ha ribaltato le situazioni più difficili. La finale, ahinoi, è un’altra storia. Qui il destino, si sa, è vecchio marpione. Dall’altra parte della rete Carlitos Alcaraz è tornato in versione meteora — non certo per la fugacità, ma per la violenza con cui attraversa il cielo — ha imposto la legge darwiniana: sopravvive chi colpisce di più, chi corre di più, chi stringe i denti quando l’altro inizia a zoppicare. E Musetti ha zoppicato, per colpa di una coscia traditrice, che gli ha impedito di lottare fino in fondo. Un dolore sentito già al mattino, in allenamento. Ma anche così, ha cercato. Ha provato. Ha resistito, finché il fisico ha detto basta. Salterà Barcellona ma non sembra cosa preoccupante. Vedremo. Nel frattempo, ci teniamo il Lorenzo 2.0, finalmente evoluto e pronto a dare l’assalto alla top 10. Montecarlo potrebbe essere la scintilla, cioè comprendere di essere lì, alla pari con i migliori e poter scalare la classifica fino in cima. Non è un dettaglio, perché tutti quelli che lavorano con lui stanno cercando di faglielo capire da tanto tempo. Ma stavolta - forse - se ne è convinto lui. Lorenzo è sempre stato magnifico, dai primi passi mossi al TC La Spezia col suo maestro e attuale coach Simone Tartarini. Ma stavolta ha finalmente unito la bellezza alla concretezza, la poesia alla battaglia. Ha smesso, almeno per una settimana, di essere solo il principe dei gesti e si è fatto cavaliere della fatica. Un passaggio fondamentale per chi non vuole solo affascinare il pubblico, ma anche prendersi la coppa. Sia questo l’inizio di una nuova era. Il tennis, come l’amore, ha i suoi capricci. Ma c’è qualcosa che Montecarlo ci ha detto con chiarezza: Musetti è pronto. Pronto a perdere con onore, pronto a vincere con coraggio. Pronto a restare, se lo vorrà, tra quelli che non si accontentano di essere belli. E se il destino vorrà ancora giocare, un giorno ci racconterà di Musetti che torna a Montecarlo, con la gamba sana, il cuore più forte e lo sguardo di chi non ha più bisogno di dimostrare di esserci. Perché c’è. Eccome se c’è.

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Monte-Carlo ci ha detto che Lorenzo Musetti ora è pronto

Stefano Meloccaro