Giovani talenti del tennis crescono: Engel, Dedura-Palomero, Rakotomanga e Seidel

Le stelle non stanno a guardare. Le ‘stelline’ neanche. E se, abbracciati dall’affetto di casa, Carlos Alcaraz e Sascha Zverev sembrano essersi riaccesi per grinta e tennis aspettando il sempre più imminente ritorno di Jannik Sinner, a rimanere impressi in questa settimana di tornei ATP e WTA che sembrava interlocutoria sono soprattutto i nomi di Justin Engel, Diego Dedura-Palomero, Tiantsoa Sarah Rakotomanga Rajaonah ed Ella Seidel. Età media, 18 anni, la più anziana è ‘soltanto’ una classe 2005. Quale migliore dimostrazione – se mai ce ne fosse stato bisogno – che il grande tennis non si ferma mai? Il viaggio alla scoperta dei talenti del futuro parte da Monaco di Baviera, promosso ad ATP 500 da quest’anno. In una edizione principalmente graziata da pioggia e neve, ma comunque fredda, tendente al freddissima, i tifosi tedeschi si sono ‘riscaldati’ guardando al ‘dopo’ Zverev. Justin Engel e Diego Dedura-Palomero, tra l’altro molto legati tra di loro, non potrebbero essere più diversi per fisicità, tennis e carattere, ma hanno già in comune un record che nessuno potrà togliergli: sono rispettivamente il primo classe 2007 e il primo classe 2008 ad aver vinto una partita a livello ATP – ed entrambi ci sono riusciti prima di compiere la maggiore età. Per intenderci, tra i nomi che compaiono in questa lista, a partire dal 2000, ci sono tutti top ten, attuali o ex, oppure imminenti top ten come Auger-Aliassime, Sinner, Musetti, Alcaraz e Fils. La prima volta non si scorda mai, che sia in Germania o altrove. Per Engel il primo successo ATP era già arrivato nell’ATP 250 di Almaty a ottobre 2024, con la vittoria al primo turno su Coleman Wong prima di perdere in due set contro Francisco Cerundolo. A Monaco di Baviera il diciassettenne di Nuremberg non è riuscito a replicare, venendo subito fermato da uno come Fabien Marozsan che sulla terra rossa dà fastidio a chiunque. In compenso, però, Engel si è riscattato in doppio insieme al connazionale Max Rehberg, con la vittoria di lusso sulle teste di serie numero 2 Granollers e Zeballos. Emozioni diverse – e fortissime – invece per Dedura-Palomero, per il quale la prima gioia ATP è arrivata in questa settimana in Baviera grazie al ritiro di Denis Shapovalov, in una fase di partita in cui, comunque, il tedesco era avanti di un set e di un break. Una gioia mascherata da fortuna, doppia, considerato che Dedura-Palomero era entrato in tabellone come lucky loser. E così, per una Germania al maschile che attende lo Slam dai tempi di Boris Becker e che ama e odia Zverev, i cui spigoli caratteriali piacciono soltanto quando vince, il pensiero di avere due tra i più forti prospetti del futuro rievoca il dolcissimo ricordo di Wimbledon 1991, con la finale tutta teutonica tra Becker e Stich. Chiaramente, per il momento questa non è tanto una speranza concreta quanto una azzardata suggestione che tende all’utopia, ma ad alimentare una possibile rivalità-derby è il contrasto di stili tra i due. Justin Engel, che è il più giovane tedesco ad aver vinto un titolo da professionista, nell’ITF di Villach in Austria nel 2023, è alto 1.88m, è destrorso, freddo, molto determinato. La canotta indossata ad Almaty era la stessa con cui Zverev, un mese dopo, ha vinto il Masters 1000 di Parigi-Bercy, ma tra le ispirazioni citate dal diciassettenne tedesco spiccano Rafa Nadal, per lo spirito da combattente, e Novak Djokovic per il rigido regime alimentare seguito. Seguito da papà Horst, imprenditore autonomo che accompagna il figlio dappertutto in qualità di principale allenatore, e con il supporto di un ‘super-coach’ come Philipp Kohlschreiber, Engel ha scelto il tennis a 10 anni, preferendolo al kick-boxing, praticato tra gli 8 e i 12 anni. E se gli si chiede quali sono i suoi punti deboli, la risposta, con un sorriso, è “nessuno”, come detto in un’intervista a Tennis.De a settembre 2024. Tante ambizioni, poche distrazioni, a parte magari una puntata in più di ‘The Walking Dead’ da rivedere sul pc. Né sarebbe corretto definire Dedura-Palomero ‘il nuovo Zverev’, perché la differenza tra Sascha e ‘Diegito’ è ancora più accentuata. In un circuito ATP in cui la media di altezza va sempre più a salire, il diciassettenne tedesco, con i suoi 178 cm, si candida a essere una netta e decisa eccezione. Per il momento, però, questo non sembra essere un limite per lui, complice anche il proprio tennis imprevedibile e mancino, che ha stupito anche un ex top ten come Denis Shapovalov. Nato a Berlino, da papà cileno e mamma lituana, entrambi tennisti, anche se non a livello eccelso, Dedura-Palomero è un riuscito esempio di integrazione culturale, tanto da parlare ben quattro lingue: tedesco, inglese, spagnolo e lituano. Di duecento posizioni più in basso come best ranking rispetto a Engel, quel 547 di fianco al proprio nome è destinato a cambiare molto, ma molto velocemente. Già a partire dalla settimana successiva, grazie a un balzo di ben 173 posizioni in classifica. Balzo in classifica – e vittoria – festeggiate con un’esultanza tutt’altro che contenuta. D’altronde, Dedura-Palomero stesso si definisce un emotivo: “Sono una persona complicata e strana e mi piace trascinare il pubblico nella mia follia”, ha detto dopo la prima vittoria ATP. Passione che sembra ricordare, vagamente, quella messa in campo da Rafa Nadal, idolo per stile di tennis, per grinta, ma anche per metodologia di allenamento, dal momento che Dedura-Palomero è stato ospite alla Rafa Nadal Academy per un periodo. “Conosco tutte le sue partite a memoria”, ha spiegato lo stesso ‘Diegito’. Da Justin e Diego ad Ella, come Ella Seidel, classe 2005 che condivide con loro la nazionalità e che si è messa in mostra a 230km di distanza da loro, nel WTA 500 di Stoccarda. Con un best ranking da numero 117 WTA raggiunto a ottobre 2024 e già tre quarti di finale raggiunti nel circuito maggiore, a Budapest, sulla terra rossa, a Praga, sul cemento outdoor e a Cluj, sul cemento indoor, Seidel ha già avuto modo di confrontarsi con due big da anni stabilmente ai vertici nel circuito come Coco Gauff – di soltanto un anno più ‘vecchia’ di lei – e la numero 1 al mondo Aryna Sabalenka. Il bilancio, a dire il vero, è stato impietoso, dato che la ventenne di Amburgo ha vinto rispettivamente due e un unico game contro le due. Seidel, però, ha dimostrato di saper precorrere i tempi. Nel tennis, preferito all’hockey, e nella vita, essendosi diplomata alla Sportgymnasium Alter Teichweg a luglio 2022, con due anni di anticipo e avendo già vinto cinque titoli a livello ITF. Il tutto, dovendo gestire le restrizioni ancora in vigore per la pandemia di coronavirus proprio negli anni in cui Seidel ha iniziato la transizione dal circuito juniores al circuito professionistico. Da 2005 a 2005, dalla Germania alla Francia: il nome nuovo è quello di Tiantsoa Sarah Rakotomanga Rajaonah, mancina, di origini malgasce e potenziale nuova speranza per un tennis transalpino che, al femminile, non è mai stato così in sofferenza, complici gli infortuni di Caroline Garcia e il semi-ritiro di Alize Cornet. Nel WTA 250 di Rouen, il primo torneo di circuito maggiore mai giocato, la diciannovenne di Tolosa ha subito lasciato il segno, superando le qualificazioni e arrivando fino ai quarti di finale grazie alle vittorie su due top 100 come Lucia Bronzetti e Jacqueline Cristian, prima di essere sconfitta da Suzan Lamens. Nessuna delusione, però: grazie a questo exploit, Rakotomanga Rajaonah ritoccherà il proprio best ranking di 55 posizioni, salendo fino alla posizione numero 245 nel ranking WTA. Posizione che, per parlare in termini di traguardi concreti, vuol dire entrare di diritto nelle qualificazioni Slam. Anche se probabile che Rakotomanga Rajaonah venga direttamente invitata nel tabellone principale del prossimo Major, ossia quello di casa, il Roland Garros. In un panorama orfano di Clara Burel, che si è rotta il legamento crociato in Billie Jean King Cup, e con Diane Parry e Varvara Gracheva mai veramente continue, una federazione intera cerca un nome da affiancare ad Arthur Fils. Perché si sa, a volte per trovare il clic giusto basta soltanto una settimana. Quella giusta.

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