Jacopo Vasamì: "Ho studiato dal mio idolo Nadal, ora sogno di vincere a Roma"

Jacopo sorride, saluta educatamente, aspetta con pazienza che vengano preparati inquadratura e microfoni. Il volto tradisce una età davvero giovane – non ha neanche 18 anni, è nato il 22 dicembre 2007. Ci ringrazia per l’intervista: è sicuramente una tra le prime con la telecamera puntata su di sé. Poi si racconta, con spigliatezza inusuale per un adolescente. Jacopo, vorremmo partire con te ripercorrendo il tuo 2025, che ovviamente ancora non è finito. Com’è andata questa prima parte di stagione e quali sono state le tue principali esperienze? “Il 2025 sta andando molto bene per me. Sono molto contento e soddisfatto del lavoro che sto portando avanti con il mio team a Roma e che abbiamo svolto insieme fin dalla preparazione invernale, passando poi per questi ultimi mesi. Ho avuto modo di giocare tanti tornei, di avere tante possibilità di confrontarmi con molti tennisti e fino a ora sono molto contento” Entriamo un po’ più nel dettaglio. A inizio stagione sei stato in Australia e hai avuto la possibilità di vedere gli allenamenti dei big. Ti va di raccontarci un po’ come sono andate quelle due settimane a respirare l’atmosfera di uno Slam che è così lontano da casa? “Lo dico sempre: l’Australia è stata un’esperienza che mi ha formato molto e che mi ha molto aiutato ad acquisire consapevolezza nei miei mezzi. Lì ho preso molti spunti su cui lavorare e stare a contatto con i migliori tennisti al mondo e i migliori tennisti italiani. È stata un’esperienza bellissima e molto positiva, da cui ho potuto imparare tanto” Ti sei allenato o hai avuto l’opportunità di essere sparring di qualcuno in particolare? “Ho avuto modo di potermi allenare sia con Lorenzo Musetti, sia con Lorenzo Sonego. Per me sono state due belle esperienze. Ho imparato molto dai miei allenamenti con loro” Il tennis italiano sta vivendo un momento di grande crescita: i risultati dei tuoi colleghi più esperti possono essere fonte di ispirazione e motivazione? Come guardi al futuro di questo movimento? “Sicuramente vedere che ci sono così tanti tennisti italiani, sia nel settore giovanile sia nei primi 100 al mondo, è bello per il tennis italiano, ma anche per noi giovani che abbiamo tanti modelli a cui ispirarci. Siamo molto fortunati ad avere il numero 1 al mondo, però secondo me anche Lorenzo Musetti, che è in un grande momento di forma, è da prendere come riferimento. E poi anche Berrettini, Sonego, Arnaldi, Darderi e Cobolli sono tutti tennisti che noi giovani guardiamo con tanta ammirazione e da cui proviamo a trarre qualcosa di positivo” Torniamo a parlare di te: negli ultimi mesi da una parte hai vissuto belle esperienze a livello Challenger, dall’altra parte hai continuato a giocare a livello juniores. Come sta andando la transizione verso il circuito professionistico, come stai vivendo questi primi assaggi di circuito maggiore e come hai vissuto gli ottimi risultati raggiunti nel Challenger di Monza ? “Sicuramente sono molto grato alla Federazione che mi ha permesso di mettermi alla prova in queste belle esperienze negli ultimi mesi. Sono entrato nel mondo Challenger e in quello professionistico e ho avuto modo di giocare tante belle partite che mi hanno aiutato a crescere. Per me essere a Milano e ritornare a giocare un torneo Juniores Under 18 dopo due mesi è comunque bello e motivante anche in vista dei prossimi appuntamenti” Hai già una partita che ritieni sia la tua migliore, quella che ti ha lasciato le maggiori emozioni? “Dico la semifinale dei campionati Europei che ho giocato un anno fa, rappresentando l’Italia in Austria. Se invece ne devo scegliere una di quest’anno, dico che in generale il Challenger di Monza sia stato un torneo in cui ho capito tanto e grazie al quale ho preso molta consapevolezza” Da spettatore, invece, hai una partita che ti porti nel cuore? “La finale del 2018 tra Nadal e Zverev, con la vittoria di Rafa. Però ho splendidi ricordi di tutte le partite che ho visto al Foro Italico. Per un bambino che ama il tennis, andare al Foro Italico è come essere in un negozio di caramelle. Ho avuto l’opportunità di vedere dal vivo tutti i tennisti che avevo visto in televisione e sui social. Tornare per giocarci contro o allenarmi con loro è stato qualcosa di veramente bello” E quindi parliamo di questo: come è andata la tua esperienza al Foro Italico? “È stata un’emozione indescrivibile: ci andavo da bambino, come tifoso…” Tifoso di? “Tifoso di Rafa ! Lo sono da sempre. Da bambino andavo a vedere tutti i più forti e mi ammassavo lì per autografi e foto e per vedere le loro partite. Poter vivere il torneo non da spettatore, ma da giocatore è un’emozione molto difficile da descrivere. Soprattutto per me che sono di Roma: giocare davanti al mio pubblico, ai miei amici e alle persone che mi vogliono bene è stato qualcosa di bellissimo che non dimenticherò mai” Se tu dovessi descriverti come tennista, che parole useresti? “Aggressivo, propositivo e coraggioso” Colpo preferito? “Mi affido molto al servizio” Su cosa stai lavorando in particolare invece? “Sto cerando di migliorare i miei punti di forza, ma il mio focus principale al momento è sul lavoro fisico. Sto lavorando tanto fisicamente e penso che questa sia un’area nella quale io sia cresciuto tanto, anche se ho ancora molto da fare” Da mancino, che vantaggi e svantaggi ci sono per i tuoi avversari? “Non capita spesso di giocare contro un mancino. Sicuramente noi provochiamo fastidio con i nostri effetti e i nostri tagli, che in campo ci aiutano molto” Hai citato Nadal: hai trascorso quattro anni nella sua Academy. Come è nata questa idea di trasferirti a Maiorca, e cosa ti ha lasciato? “È stata molto formativa e mi ha aiutato a crescere non soltanto in termini di tennis, ma anche fuori dal campo. Ho avuto modo di diplomarmi al liceo americano in presenza e di imparare perfettamente l’inglese e lo spagnolo. In termini di tennis sono cresciuto tanto: ho avuto l’opportunità di giocare varie volte con Rafa prima che si ritirasse. Per un bambino che lo ha sempre visto come un idolo, potersi allenare con lui e poter imparare da un campione come lui è stupendo” Ma com’è la vita di uno sportivo che studia? “In Academy esiste un liceo americano che non è soltanto per chi gioca, ma è aperto a tutti quelli che abitano sull’isola. Passavo metà giornata in campo ad allenarmi e l’altra metà della giornata sui banchi. Non esiste un indirizzo scientifico, classico o linguistico. Il liceo che ho frequentato era un semplice liceo americano nel quale ho scelto le classi che volevo seguire e mi sono diplomato” Materia preferita? “Quelle umanistiche. Nessuna in particolare, ma non matematica o scienze” Ora te lo possiamo chiedere: perché proprio Nadal è il tuo idolo? “Lo è fin da quando ero piccolo; un po’ perché sono mancino, un po’ perché mi è sempre piaciuto lui come tennista. Dopo aver passato tanti anni in accademia ho avuto modo di apprezzare il suo lato di persona che da fuori non si vede. Il mondo conosce Rafa come tennista, però standoci a contatto ho avuto modo di capire la grande persona che è. Conoscendolo ho avuto modo di capire i valori su cui lui ha costruito una carriera di così tanto successo” Fuori dal campo, che persona sei? “Sono un ragazzo molto estroverso e divertente, a cui piace passare molto tempo con gli amici. Questo è il mio hobby preferito. Anche una semplice uscita per mangiare qualcosa insieme è una parte della mia giornata che apprezzo molto. Con il tennis non è facile, ma quando spendo tempo di qualità con i miei amici sono molto contento. E poi mi piace passare tempo in famiglia: viaggiando tanto non si ha sempre l’occasione di stare insieme, quindi quando torno a casa a fine giornata e posso cenare con la mia famiglia e starci insieme, vivo momenti che apprezzo molto” Hai già un bagaglio di esperienze e una globalità incredibili. Che cosa vuol dire avere già questa visione del mondo e aver avuto l’opportunità di viaggiare per il mondo così tanto già da così giovane? “Sicuramente per me questo è un privilegio. Mi sento molto fortunato a potermi godere questo tipo di vita che è quella che sogno e per cui lavoro ogni giorno. Segui altri sport? “Il calcio. Sono tifoso della Roma fin da quando ero piccolo. Anzi, quando ero piccolo ero anche abbonato allo stadio. Poi quando mi sono trasferito in Spagna ho smesso. Anche se adesso sono tornato in Italia sono molto poco a Roma e non vado molto spesso allo stadio” Quando è stata l’ultima volta che sei andato allo stadio? “Durante gli Internazionali d’Italia si giocava Roma-Fiorentina all’Olimpico. Ero lì e sono andato, ma non capita molto spesso. Però guardo tutte le partite della Roma” Proviamo a costruire il tennista perfetto? “Servizio: Perricard. Dritto: Alcaraz. Rovescio: Sinner. Volée: Musetti. Risposta: Djokovic. Mentalità? Rafa si è ritirato, se no sarebbe lui. E tu dove ti metti in questa lista? “Forse mi metto al servizio” Ora quali sono i tuoi obiettivi? “Partendo dai tornei juniores,voglio puntare agli Slam come obiettivo principale: Roland Garros, Wimbledon e vedremo US Open. A livello professionistico nel circuito maggiore, invece, voglio continuare ad accumulare esperienze e magari cercare di salire nel ranking ATP” E il torneo che sogni di vincere è… “Roma. Il Foro Italico. Davanti ai miei amici e alla mia famiglia. Se devo sognare, tanto vale sognare in grande”

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