Lois Boisson è molto più di una semplice sorpresa

Il numero chiave è 1. Uno, come il primo Slam giocato in carriera. Uno, come la prima semifinale Major raggiunta a stretto giro. Uno, come lo status di numero 1 di Francia ottenuto appena quindici giorni dopo aver iniziato il Roland Garros da numero 24 d’Oltralpe. Uno come il primo titolo nel circuito WTA ad Amburgo. Il nome e il cognome di Lois Boisson sono stati spesso associati alla parola ‘favola’ e per quanto ci sia una comprensibile suggestione nel vedere il Philippe Chatrier trovare una eroina a sorpresa, tra l’altro nell’ultimo Roland Garros di Caroline Garcia, storica numero 1 di Francia negli ultimi anni, non si arriva così in fondo in uno Slam senza talento e programmazione. Qualunque siano le strade seguite da tali talento e programmazione. Classe 2003, Lois Boisson è figlia d’arte, anche se l’arte non è il tennis. Suo papà Yann è stato un cestista negli anni Ottanta per la ASVEL Lyon-Villeurbanne e ha anche giocato la Coupe des Coupes, ex competizione europea di basket, nella stagione 1984-1985. Da lui, Lois ha ereditato la fame, la voglia di dare tutto – non più sul parquet, ma sul campo da tennis. E, a ripensarci adesso, la previsione di Tony Parker su di lei si è rivelata più che mai azzeccata: “Non so se avrà una carriera da professionista, ma la sua mentalità è vincente”. Mentalità che ha iniziato a formarsi al TC Nice Giordan di Nizza, circolo nel quale Boisson ha preso in mano la racchetta per la prima volta a 8 anni. Poi il trasferimento al TC Beaulieu a 11 anni. Se questo nome vi ricorda qualcosa, sappiate che è da lì che, due mesi fa, sono arrivate le prime immagini di Sinner in allenamento dopo l’accordo con la WADA. Ma ci torneremo. Forgiare una mentalità vincente attraverso il lavoro, ma anche sapendo superare le difficoltà – e che difficoltà. Il debutto da professionista nel 2018 e le prime wild card per i tornei ‘che contano’ nel 2021 sembrano una promessa e invece si rivelano un incubo nel momento in cui la francese, ad appena 20 anni, è costretta a fermarsi per un complicato infortunio alla spalla destra che ha bisogno di essere risolto con una misura drastica per una tennista: cambiare il movimento di impatto con il dritto, per renderlo meno stressante per i tendini e per le articolazioni. A livello bio-meccanico, una tra le richieste più ardue che si possano chiedere a una atleta. Eppure Boisson non si scoraggia, riparte e ad aprile 2024 sembra aver messo insieme i pezzi: tre ITF vinti, il più importante a Bellinzona , poi il successo nel WTA 125 di Saint Malo e la wild card per il Roland Garros. Sembra tutto apparecchiato. E invece sette giorni prima che cominci lo Slam parigino, arriva l’imprevisto che nessun tennista vuole trovarsi ad affrontare. Una caduta, il ginocchio che si gira in modo innaturale, il crack riconosciuto da qualsiasi sportivo: rottura del legamento crociato anteriore sinistro. Che vuol dire operazione immediata e stop di quasi un anno. Uno shock, raccontato dalla stessa Boisson con grande onestà su Instagram: “Mi sentivo finalmente soddisfatta su un campo da tennis ed ero pronta a giocare i tornei che ho sempre sognato di giocare. E invece, in una settimana, sono passata dal collassare a terra per la gioia di aver vinto il mio primo titolo WTA a collassare a terra per il dolore perché il mio ginocchio si era rotto e il dolore era immenso”. Smaltita la delusione, però, Lois reagisce nell’unico modo che conosce: riprendere a lavorare. Sulla mente e sul fisico. Un lavoro che, a distanza di un anno, il suo chirurgo Bertrand Sonnery-Cottet ha raccontato a L’Equipè: “Ho operato diversi atleti di alto livello e tra i più impressionanti a livello mentale ci sono Zlatan Ibrahimovic, Charles Ollivon, Ada Hegerberg e lei. Gli atleti operati sono animali feriti che soffrono e che affrontano un processo lungo. Fino a prova contraria, tornare a un livello superiore è inimmaginabile. Nel caso di Lois, è eccezionale”, ha detto. Un processo eccezionale, raccontato passo dopo passo su Instagram nella propria quotidianità: i primi esercizi di riabilitazione a fine settembre, la fatica di dover imparare di nuovo a camminare, correre e giocare, il lavoro atletico per recuperare i muscoli persi. Poi il debutto in un WTA 250 e la prima vittoria a livello di circuito maggiore contro Harriet Dart. Sembra una storia di redenzione che già ha il proprio lieto fine e invece la vittoria è rovinata da un episodio spiacevole durante la partita: la richiesta di Dart al giudice di sedia di dire a Boisson di “mettere il deodorante”. Un commento umiliante e fuori luogo, al quale la francese però reagisce con calma e anche un bel po’ di ironia, pubblicando una Instagram Story con un fotomontaggio nel quale tiene un deodorante Dove in mano e invitando il brand a ‘collaborare’. Il campo ci ha detto che, più o meno 50 giorni dopo, Boisson ha raggiunto la prima semifinale in uno Slam, mentre Dart non sa più vincere nel circuito maggiore. E sono proprio le vittorie, o meglio, la qualità di queste vittorie, il traguardo più importante di Boisson fino ad adesso: precisamente le due vittorie contro due top ten, Jessica Pegula, che al Roland Garros si giocava la possibilità di diventare numero 2 al mondo, e Mirra Andreeva, tra le favorite per il titolo, sconfitta di tennis, ma soprattutto di tenacia, onorando quel “la vittoria appartiene al più tenace” scritto sulle tribune del Philippe Chatrier, mentre Mirra tornava per un set teenager e si spegneva fino alle lacrime in una partita che sapeva di dover vincere. Tenacità, che chissà non le sia stata trasmessa da Jannik Sinner, con il quale ha diviso il campo per riscaldarsi e prepararsi alla sfida con la giovane russa prodigio. Stima confermata anche da quanto detto dal numero 1 al mondo: “Ci siamo allenati insieme ormai tanto tempo fa e già si vedeva che aveva tanto potenziale e sono davvero contento per lei”, ha raccontato Jannik dopo la partita vinta contro Alexander Bublik nei quarti di finale. E dunque, alla fine di un percorso che è sempre stato troppo bello, ma sicuramente è stato altrettanto vero, mettendo da parte i tre game vinti in semifinale contro Coco Gauff e dimenticando infortuni e pettegolezzi, rimangono i numeri: Lois Boisson è stata la semifinalista con il ranking più basso di sempre al Roland Garros, nonché la prima wild card di sempre così in fondo nel Major parigino. A inizio torneo era la numero 361 nel ranking WTA. Sarà in top 70 a fine Roland Garros. Ça va sans dire, ritoccherà – e neanche di poco – il proprio best ranking. Prima di giocare lo Slam parigino, Boisson aveva in cassaforte un prize money di 130.000 euro. Soltanto durante le due settimane da sogno a Bois de Boulogne ha guadagnato 690.000 euro. E dopo nemmeno un mese e mezzo dal torneo francese, ha vinto il suo primo titolo nel circuito WTA ad Amburgo in finale contro l'ungherese Bondar. A volte basta un attimo per cambiare una carriera. E che importa che sia successo con un attimo di ritardo.

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Lois Boisson è molto più di una semplice sorpresa

Michela Curcio