Cahill: "Cosa rende Sinner davvero speciale"

Darren, sei stato allenatore di grandi campioni... Come li riconosci e cosa ha Sinner di speciale rispetto agli altri? “Sono stato fortunato con i tennisti con cui ho avuto l’opportunità di lavorare, davvero molto fortunato. Penso che ci sia un qualcosa che distingue grandi campioni: il suono, quando colpiscono la palla. E tutti i grandi tennisti ne hanno diverso quando la colpiscono, lo riconosci subito. Ci sono molte qualità che fanno la differenza, e Jannik ne possiede molte. Ha un’etica del lavoro incredibile, una grande resilienza nei momenti di pressione e sa come gestirla. In campo mantiene sempre una grande calma. È uno che risolve i problemi e gli piace fare molte domande. È davvero curioso su come può migliorare, su cosa deve fare per crescere e non ha paura di prendersi dei rischi. Tutte queste qualità lo hanno portato a diventare il tennista che è oggi” In vista di Wimbledon, pensi che, come allenatore, tu debba prevenire un possibile ‘complesso Alcaraz’ per Sinner? “Questi due ragazzi si affronteranno molte volte nel prossimo decennio. Ma noi affrontiamo le cose un giorno alla volta. Dopo il Roland Garros ero davvero orgoglioso di lui. Tutto il suo team era incredibilmente fiero, non solo per come ha giocato, ma anche per come si è comportato, per come ha lottato nel set decisivo. Anche nel modo in cui ha parlato dopo il match, ha mostrato una maturità incredibile. Questo dimostra che tipo di persona è. Credo che ci siano più di due tennisti al mondo capaci di vincere gli Slam, molti stanno emergendo: penso a Lorenzo Musetti, Draper, Rune… C’è un’intera generazione di talenti che sarà una grande minaccia nei prossimi 5 o 10 anni. Quindi non si tratta solo di due profili che si contenderanno gli Slam. Noi ci concentriamo su quello che possiamo fare per rendere Jannik un tennista migliore, giorno dopo giorno. Non guardiamo troppo avanti. Cerchiamo di fare piccoli passi alla volta e di migliorare costantemente” Tutti sperano che la tua collaborazione con Jannik continui anche oltre il 2025, ma fino ad oggi, qual è la cosa di cui sei più orgoglioso? “Più di ogni altra cosa il suo coraggio. Quando sei già vicino alla top 10 a 19 o 20 anni, a volte c’è la tendenza a continuare a fare solo ciò che già si sa fare bene. E lui era già un grande tennista. Ma quando abbiamo iniziato a lavorare con lui, voleva capire come poteva diventare ancora migliore. Prendere dei rischi e decidere di cambiare qualcosa nel proprio gioco è un atto di coraggio. E lui l’ha fatto: ha accettato la sfida, ha provato a cambiare, ha modificato il servizio, il rovescio… Simone Vagnozzi ha fatto un lavoro straordinario nel modo in cui lo ha allenato negli ultimi tre o quattro anni. Per me è stato davvero un onore lavorare con lui, insieme a Jannik. Penso che ciò che emerga davvero sia questa sua continua ricerca del miglioramento, indipendentemente dalla classifica. Che sia numero 50, numero 10 o oggi numero uno al mondo, lo vedi in campo ad allenarsi con l’obiettivo di diventare un tennista migliore. Ed è questa la cosa che rispetto di più in assoluto”. Se dovessi dirmi una cosa che Jannik ha imparato da te? “L’ho già detto in passato, ma credo che la sua consapevolezza sia davvero qualcosa di speciale. Ed è una qualità fondamentale per un grande tennista, perché devi affrontare tante cose: la pressione di essere in alto nel ranking, il successo che ne deriva, l’attenzione dei media, l’affetto e l’ammirazione dei tifosi. Eppure, lui riesce a restare con i piedi per terra. Sa chi è come persona. È molto umile. Gli piace stare vicino alla famiglia e agli amici. E per riuscire a mantenere questo equilibrio in mezzo a tutto ciò, serve davvero una forte consapevolezza. Non si esalta troppo dopo una vittoria, e accetta le sconfitte con grande rispetto. La sua maturità è impressionante, e voi in Italia siete davvero fortunati ad averlo. Se un giorno non lo vorrete più, ce lo prendiamo volentieri in Australia , ma suppongo che lo vogliate tenere stretto. Siete molto fortunati ad avere un ragazzo così” E Sinner cosa ha imparato da te? “Spero tante piccole cose. Non credo che da un singolo allenatore arrivi mai una specie di pillola magica che ti rende improvvisamente un tennista migliore. C’è un detto molto bello in Australia: ‘Sii brillante nelle cose semplici’. Ed è proprio questo che fa la differenza nel lavoro quotidiano: la tecnica, la tattica, l’aspetto emotivo, la capacità di gestire tutto ciò che ruota attorno al tennis. Se continui a lavorare costantemente su questi aspetti, giorno dopo giorno, e riesci ad essere brillante nelle basi, allora diventerai un tennista migliore”.

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Giorgia Mecca