Fognini: "Fiero del mio percorso, è il momento giusto per smettere e lascio a testa alta"

Questo è un posto che tu hai amato, odiato, mandato a quel paese. Qui hai giocato una delle partite più belle della tua vita, hai dato l'addio al tennis in una sala stampa speciale, questa è una giornata veramente particolare: “È una giornata da Fabio Fognini, possiamo definirla così. È arrivato un momento che non volevo arrivasse mai però, come in tutte le cose, c'è un inizio e c'è una fine. E questa fine penso arrivi nel momento giusto”. Ti sei rivisto la partita con Alcaraz? “No. Devo essere sincero, non sono riuscito ancora a stare un attimo fermo. Sono stato solo un giorno e mezzo a Milano, dove ho giocato una gara di golf e poi sono andato a prendere Flavia a lavoro. Ho vissuto molto i ‘nani’ nella prima settimana di questo torneo, adesso sono qui e come ho detto è stato un viaggio lunghissimo e bellissimo, con alti e bassi, che fanno parte del percorso, però ne vado fiero”. In conferenza stampa hai detto ‘Sono un agonista’ ed è il momento forse in cui ti sei commosso di più. Se ti può far piacere anche Roger Federer una volta in un'intervista mi disse così: ‘Il problema mio è questo, penso farò le maratone, farò qualcosa...’ poi in realtà non le sta facendo le maratone, però il problema del competitore è proprio questo: la mancanza di competizione. Però il fatto che tu abbia giocato una delle tue migliori partite qua è quasi un segno del destino, no? Perché questo è veramente il tempio del tennis: “È un destino che è diventato realtà. La sera prima di giocare dormivo con Farah e ovviamente non prendevo sonno perché l'unico sogno che avevo, e credetemi se dico sogno, era quello di divertirmi. Divertirmi è una parola che ho sempre detestato in tutta la mia carriera, perché dicevo ‘Perché io devo divertirmi quando faccio il mio lavoro e voglio vincere, è impossibile’. Eppure sì, alla fine dei conti questa parola mi è servita in un momento speciale della mia carriera, perché l'obiettivo era quello di fare una bella figura, poi il vincere… si è arrivati anche addirittura a pensarci, però è stato tutto fantastico. Forse ancora non mi sono reso conto di come ho giocato e della partita che ho giocato. Ad oggi Alcaraz è andato al quinto set solo contro di me, questo posso dirlo. Però, come ho detto prima, penso sia arrivato il momento giusto in un momento particolare, il destino a volte fa brutti scherzi”. Non te l'abbiamo detto ma prima della partita avevamo un po' paura che potesse arrivare una sconfitta brutta. Non giocavi match di questo livello da tanto tempo e di fronte trovavi Alcaraz... Tu ce l'hai avuta un po' di preoccupazione o eri sicuro di te? “L'obiettivo principale era non fare una brutta figura. Arrivato a questo momento, dove stavo giocando poco e vincevo poco, e giocando col più forte, l'obiettivo principale era quello. E l'obiettivo successivo era quello di reggere fisicamente, perché sono sicuro che la prima cosa che gli ha detto il suo team, a prescindere dal mio livello tennistico, era quello di tenermi sul piano fisico, perché avute le carenze che ho avuto negli ultimi anni avrei fatto più fatica. Però un insieme di cose ha fatto sì che giocassi una partita quasi perfetta, c'è mancata quella ciliegina sulla torta, però devo essere sincero, qualche italiano in questa partita qua ha cambiato idea su di me ed è bellissimo”. C'è quella frase sua che gira sui social che è meravigliosa: Alcaraz si gira al suo angolo e dice ‘C***o, questo fino a 50 anni può giocare, altro che ritiro dal tennis’. Quello è proprio un tributo, no? “Io non l'ho sentito perché ero dall'altra parte del campo, ma Flavia mi ha raccontato due o tre frasi che pronunciava a Ferrero. Che devo dire? Ho detto tanto, ho detto tutto, in questo momento qua voglio solo ricordare le sensazioni belle. È una delle fotografie più belle che porterò con me dentro la mia cameretta, dentro casa e soprattutto dentro il mio cuore. Fare quel tipo di partita lì contro un avversario che tutti conoscono, di 16 anni più piccolo, era un sogno e questo sogno è stata una sconfitta-vittoria”. Li hai sfidati tutti: hai giocato contro Federer, Nadal, Djokovic, Murray, Alcaraz, Sinner e tutti gli altri che non facciamo in tempo a citare. Me li metti in ordine e per ognuno mi dici una mini frase o una tua considerazione? “Dovremmo stare qui 6 ore . Io con tutto il rispetto sono ‘Federiano’, per come vedo e per come mi piace vedere lo sport, un Federer lo paragono a un Messi. Poi ovviamente ci sono i vari Rafa, i vari Djokovic, che sono fenomeni ma in maniera diversa. Trovare un aggettivo per questi campioni è quasi impossibile, devo essere sincero. Sicuramente adesso questa nuova generazione, Jannik e Carlos, fa molto parlare di sé, perché sono due poli opposti. Jannik è molto forte, un ‘bombardatore’ e Carlos è quello che sa più giocare a tennis e ha più qualità nel vincere il punto in maniera diversa da Jannik. Li ho vissuti tutti. Ho avuto la fortuna di battere Rafa, ho avuto la fortuna di giocare la mia prima partita sul centrale con Roger qui e di chiuderla contro Carlitos, quindi ho avuto tutto. Non posso lamentarmi. Come ho detto prima, sono entrato in punta di piedi ma vado via a testa alta”. Come descriveresti e racconteresti Fabio Fognini e la sua carriera in cinque parole? “Penso che la base, il pilastro fondamentale, sia la famiglia. Ho avuto la fortuna di avere papà e mamma che mi hanno sempre consigliato e dal momento che io sono andato via mi hanno detto di investire su me stesso. Penso sia una cosa che ho fatto e l'ho fatta in maniera giusta, perché ho avuto degli allenatori con la A maiuscola che sono stati e sono tutt'ora tra i più ricercati del circuito. Penso che questo mio investimento alla fine abbia portato i frutti. Poi nel nostro sport servono per forza tanto amore, tanta dedizione, tanta pazienza, tanto sacrificio. Io sono stato uno dei pochi italiani che a 18 anni ha preso la sua borsa ed è andato via dall'Italia, ricordiamoci questo, la mia seconda casa è la Spagna. Poi sono stato 3 anni e mezzo a Miami, però ho preso le borse da piccolino quando mamma mi consigliò di andare in Spagna e lì sono rimasto parecchio tempo. Senza ombra di dubbio penso che la famiglia ricopra un ruolo importante se si voglia provare a diventare qualcuno nella vita”. Hai comunicato che lasci il tennis nel giorno in cui Flavio Cobolli, uno dei primi, se non il primo, che hai preso nella tua nuova agenzia, ha giocato la partita più importante della sua vita. C'è anche questo filo conduttore: “È bello vedere Flavietto in questa veste. Ha avuto la fortuna di giocare con il giocatore più forte del nostro sport in un campo che sappiamo tutti qual è. L'ho visto prima della partita e gli ho detto ‘Divertiti’. Questa parola al giorno d'oggi a me è servita, ma sono sicuro che servirà anche a lui, perché il pensare al vincere o al perdere credo sia una cosa secondaria. Si è meritato tutto quello che ha ottenuto durante questo torneo”. Tu entrasti per la prima volta sul centrale con Roger. Lui oggi entra con Nole e dovrebbe esserci anche la Regina, perciò gli tocca fare l'inchino come facesti tu, corsi e ricorsi storici. Un consiglio per come entrare in quel campo? “Ci sarà tanta tensione senza dubbio, poi starà a lui gestirla nel migliore dei modi, ognuno ha le sue routine e i suoi pensieri. Io spero solo che gioisca di quello che ha fatto e che riesca a fare una partita di grandissimo livello contro il giocatore più forte che abbiamo”.

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Stefano Meloccaro