Sinner, ovvero come si costruisce un campione

Scriverlo dopo aver fatto sedimentare la notte, è ancora più bello: quello di Sinner a Wimbledon è un capolavoro. Ma capolavoro vero! E non si parla solo della finale, affascinante, ma di tutto il percorso di Jannik verso questo meraviglioso traguardo. Che non è casuale. Non può esserlo. Soprattutto per un campione di questo livello, che ha dimostrato però qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri: dopo ogni partita giocata, ogni torneo disputato, ogni vittoria ma anche ogni sconfitta, Sinner ha aggiunto qualcosa al suo tennis. Sia dal punto di vista tecnico, sia da quello mentale. Altro pianeta La finale di Wimbledon, secondo la mia analisi, non ha avuto un esito a sorpresa. Sinner è stato di un altro pianeta, per tutta la partita. Anche quando è andato più in difficoltà . Si sono visti tutti i progressi su cui ha lavorato in questi mesi. Penso al servizio, per esempio, in cui tira sempre più forte. E poi la risposta sulla seconda palla: Jannik spinge, spinge sempre di più. Anche per l’aggressività. Può sembrare banale, ma in tutti i punti importanti non ha fallito: di fatto, anche quando sbaglia, cerca sempre di avere l’esito della partita che passi dalla sua racchetta. Ed è un grande punto di vantaggio. Mentalità vincente L’ha detto anche lui: “Dagli errori, si impara”. Parigi di un mese fa gli ha lasciato sicuramente più di una ferita: è stata una sconfitta dolorosa, dalla quale ha provato subito a guarire, e con successo, in Inghilterra. Era molto motivato, aveva maturato un’altra esperienza e un’altra consapevolezza. Credo che da quella partita abbia tratto più di un insegnamento: è vero, non ha vinto il quarto Slam di fila, ma magari gli servirà per vincerne molti, ma molti di più. È una cosa che capiremo più avanti nel tempo. Niente limiti Ora è importante non porsi dei limiti. Sia che si vincano altri tornei, sia che magari arrivi qualche stop. Sinner dovrà continuare con questa mentalità, quasi vivere alla giornata, per costruire pezzo dopo pezzo un campione che potrà essere quasi irraggiungibile. A livello tecnico qualcosa si può sempre migliorare, anche se non in maniera esponenziale: può essere ancora più aggressivo sulla seconda palla, può andare più fiducioso a rete. A livello fisico può lavorare su flessibilità e resistenza, anche perché non tutte le partite finiranno come a Wimbledon, con durate non eccessivamente lunghe. Deve stare attento a questo aspetto, Sinner, perché Alcaraz di certo non resterà a guardare i suoi progressi. Ma cercherà di superarlo. Rivalità È nata una bellissima rivalità. Che in qualche modo può ricordare quella tra Federer e Nadal, ma con molte differenze. Roger e Rafa, per esempio, avevano molti più anni di differenza. E lo stile era tutto diverso: dall’eleganza dello svizzero, al look ribelle, con quella canottiera e i capelli lunghi, dello spagnolo. È poi arrivato Djokovic a scombussolare questa dinamica. Jannik e Carlos invece si conoscono da tanto: il primo forse è più elegante, solido e quadrato; il secondo è un misto tra Federer e Nadal. È più aperto, estroverso. Entrambi, rispetto ai loro predecessori, hanno una grande differenza: raccontano veramente come si sentono. A loro differenza, penso a Nadal, spesso il silenzio lasciava molte cose non dette o non spiegate. Ma siamo nel 2025, ed è anche normale. Anzi, Sinner è riuscito a fare un enorme lavoro a tutela della propria privacy. Cosa che nell’epoca dei social non è così scontata. Superfici E ora arriva il cemento. La superficie migliore per Jannik, perché esalta le sue qualità: la palla rimbalza in maniera diversa e se non ti muovi benissimo non hai nessuna possibilità di portare a casa questo Slam. Tra tutte, la terra era quella che per Sinner avrebbe comportato più difficoltà , mentre l’erba ha richiesto una buona capacità di adattamento: bisogna giocare con il bacino più basso, una posizione non sempre congeniale alla struttura fisica del numero 1 al mondo. Sarà bellissimo vedere come si comporteranno entrambi, anche perché, salvo sorprese, penso che si ritroveranno di nuovo in finale. E potrebbe essere così davvero per molti anni. Mattone dopo mattone.

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Ivan Ljubicic