Ma chi ha detto che Sinner non sia anche simpatico? Tutta l'ironia di Jannik

Sì, freddo, ma solo quando si tratta di preparare o giocare la partita. Forse poco empatico, ma sempre limitando il ragionamento esclusivamente alle cose di campo. Di sicuro molto meno pop di altri, quando vinto il torneo – e che torneo – al posto di buttarsi per terra come il Federer degli inizi o il primo Nadal, si è limitato ad alzare le braccia al cielo e poi a tenersi la testa con le mani quasi a voler fissare il pensiero del momento. Ma di certo, noioso proprio no. E con percentuali di battute riuscite, e stavolta non si parla di quelle tanto care relative alla prima palla di servizio, diventate nel tempo sempre più elevate. Jannik, dunque, sta dimostrando di saperci fare sempre di più anche quando nella sua mano al posto della racchetta compare un microfono. Lo impugna “a martello”, come direbbero i maestri dei tennis, e una volta esaurite le dichiarazioni istituzionali ci mette un attimo a lasciarsi andare. Il primo con cui si permette di scherzare, vinto il titolo, è suo fratello Mark, ringraziandolo per aver assistito alla finale seduto nel box riservato a team e famiglia: “So che sei qui perché questo weekend non c’è la gara di Formula 1”. Tutti a ridere, loro due per primi, a seguito di una battuta che fa il paio con quella pronunciata a Roma sempre da Jan dopo la finale persa con Alcaraz, in mezzo al campo centrale del Foro Italico. Fratello assente, nell’occasione, ‘colpevole’ di aver preferito il Gran Premio di Imola alla prima finale romana della carriera del tennista di casa. Qualcuno può obiettare: a scherzare tra fratelli sono bravi tutti. Forse sì, ma provate a farlo voi in mondovisione, a due passi dalla famiglia reale britannica e con la coppa di Wimbledon nelle mani, risultato mai centrato da un italiano nelle precedenti 137 edizioni dello Slam londinese. Alla faccia del ragazzo poco comunicativo, verrebbe da dire. Sull’erba del campo più bello di tutti, come nelle dichiarazioni rilasciate in sala stampa una volta archiviata la partita. Spremuto da quel calo di tensione che solamente certe vittorie possono produrre, davanti ad altri microfoni, il nostro eroe rivela con il sorriso un particolare che potrebbe persino incidere sul futuro del rapporto con Darren Cahill: “Prima della finale abbiamo fatto una scommessa sulla sua permanenza, adesso che ho vinto la scelta è mia”. Scelta di Jannik, appunto. Come rimane sua, del resto, la capacità di selezionare i momenti adatti e quelli meno indicati per provare ad alleggerire usando tutta l’ironia di cui dispone, e non è poca. Anche questa un’arte, che se ben amministrata contribuisce ad arrivare lontano facendo un po’ meno fatica. Una dichiarazione, quella legata al super coach, che in prospettiva rischia di trasformarsi in una potenziale notizia, considerando che l’australiano – almeno in via ufficiale – alla fine dell’anno dovrebbe chiudere la sua esperienza al fianco di Sinner, come filtrato a inizio stagione in Australia. Jannik stupisce, tra una freddura in stile british, perfettamente allineata al mood dei Championships, e considerazioni pronunciate con la spontaneità che solo uno splendido ventitreenne come lui può avere. In merito al ballo con Iga Swiatek, campionessa di Wimbledon al femminile, ai microfoni di Sky Sport dice la sua senza giri di parole: “Con il ballo me la cavo molto male però onestamente me ne frega abbastanza poco”. Più schietto e sorridente non si può. Convinto in ogni caso di trovare una soluzione per uscire alla grande anche dalla serata danzante. Tutto torna, e il punto alla fine è sempre lo stesso: mettere a frutto la sua fenomenale capacità di trovare soluzioni per risolvere i problemi che incontra, prima di tutto in campo ma non solo. Dal punto di vista tennistico l’ha portato a battere Alcaraz come non avveniva da cinque partite, rimarginando del tutto la ferita del Roland Garros. Da quello più strettamente legato al party che ha chiuso Wimbledon, gli ha permesso di divertirsi senza badare eccessivamente al risultato finale. E persino di abbandonarsi a una piccola confessione, pubblica anche questa. Quando sul palco Laura Robson, ex tennista britannica, gli chiede a microfono acceso se si fosse reso conto di quanto accaduto nelle ore precedenti, lui replica candidamente: “Non lo so, stavamo bevendo parecchio, mi gira un po’ la testa”. A voler dimostrare, magari inconsciamente, che vivere dentro un bolla – come spesso usa fare Jannik – non significa rinunciare del tutto alle bollicine. Si può essere una macchina da tennis quasi perfetta, anche festeggiando con un bicchiere in più. Ecco, allora, che Wimbledon 2025 restituisce al mondo una versione di Sinner molto più umana e parecchio meno robotica, esattamente ciò che serviva per conquistare in via definitiva anche i più scettici. Quelli che Jannik è fenomenale ma non coinvolgente, quelli che gioca un tennis stellare però è poco estroverso, quelli che ha la risposta migliore del circuito ma certo rimane un tipo monotono. E invece no, la storia si sta rivelando parecchio diversa. Sinner stravince anche in simpatia. E dopo Wimbledon, oltre a essere sempre più numero uno del mondo, il vantaggio sul numero 2 Alcaraz è aumentato, sta diventando sempre di più un campione di brillantezza. Come? Semplicemente con la sua capacità di divertire, e divertirsi.

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Ma chi ha detto che Sinner non sia anche simpatico? Tutta l'ironia di Jannik

Matteo Renzoni