Il battito di ali di due cugini che ha scatenato un tornado

Non era nemmeno un sogno. Anche a occhi chiusi serve un appiglio di realtà. A Shanghai, invece, c’erano solo due nomi, uno da una parte l’altro dall’altra del tabellone. Due righe in un elenco di personaggi molto più illustri. Alla vigilia del penultimo masters 1000 di stagione Valentine Vacherot è il carneade della settimana. È il numero 204 del ranking mondiale, non avrebbe nemmeno dovuto giocare a Shanghai. In matematica, gli studiosi più inclini alla poesia, lo chiamano ‘Butterfly effect’: battito di ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Cina. E così Joao Fonseca dà forfait, Luca Nardi entra nel main draw, e il ventiseienne monegasco può giocarsi le qualificazioni. Il tornado non è ancora cominciato e i battiti di ali bisogna saperli riconoscere, e meritare. Carlos Alcaraz si cancella dal torneo, Jannik Sinner si ritira per crampi, c’è un’umidità che si aggira tra l’ottanta e il novanta per cento. Il sogno è ancora difficile da identificare, ma senza il numero uno e il numero due del mondo ognuno ha la propria chance. Arthur Rinderknech, 30 anni, aveva pensato di dire addio al tennis. Non vedeva il punto. Fino a quel momento zero titoli in carriera, un bilancio con più sconfitte che vittorie, una dignitosissima top 100 che però non era corrispondente ai sacrifici fatti. Lucas Pouille, in veste di coach, lo convince a non mollare, non ancora. Ecco un altro battito di ali. I giocatori sostengono di non guardare mai il tabellone per intero, ma partita dopo partita. Se è difficile che questo approccio day by day sia verosimile per i primi giocatori del mondo, è certamente l’atteggiamento con cui tutti gli altri affrontano un main draw. Un match per volta. Ed è così che Vacherot, per arrivare ai quarti di finale, ha sconfitto uno dopo l’altro Bublik, Machac, Griekspoor, tutti e tre in top 30. Il capolavoro di Rinderknech comprende la vittoria contro Zverev, Lehecka, Auger Aliassime, tutti e tre in top 20. Il tornado adesso lo si può intuire. Il battito di ali arriva dalla Francia, le sorelle Paquet, Virginie e Nadine, la prima ex numero 208 al mondo si sposa con Pascal membro di una delle famiglie più importanti del tennis francese, i Rinderknech la seconda è oggi consigliera tecnica della federazione francese di tennis per la Provenza e la Costa Azzurra. Il tennis c’è sempre stato. Uno dei ricordi più belli dell’infanzia di Arthur è la settimana del Master di Monte-Carlo, quando si trasferiva a casa del cuginetto Valentin. Se qualcuno avesse domandato a entrambi cosa avrebbero voluto diventare da grandi avrebbero detto, senza esitazione, i tennisti. Ma nel caso dei Rinderknech-Vacherot i vizi di famiglia non diventano una ossessione: per prima cosa divertitevi, era questo il consiglio di entrambe le maman. Due delle scene più belle del tennis degli ultimi dieci anni si somigliano molto tra di loro. Due uomini in lacrime uno che posa la mano sulla gamba dell’altro. Era successo tra Federer e Nadal durante l’addio dello svizzero al tennis, ed è successo durante la cerimonia di premiazione del Masters 1000 di Shanghai. Ecco le conseguenze delle ali di una farfalla, una saga familiare, i gioielli di famiglia che brillano dall’altra parte del mondo, lo sconfitto che piange e si commuove per il successo del vincitore, nessun rimpianto e nessun rammarico. Una histoire de famille, comme il faut. È stato Arthur a convincere Valentin a raggiungerlo negli Stati Uniti, alla Texas A&M University. È stato lui, prima di andarsene per intraprendere la carriera professionistica, a dire al coach Steve Denton: “Mi raccomando, prenditi cura di lui nello stesso modo in cui ti sei preso cura di me”. In America i ragazzi a cui piace il tennis diventano due giocatori professionisti. In questo senso Instagram è una miniera di amarcord: un gruppo di ragazzi con la divisa granata degli Aggies, tra loro due cugini con tutta la carriera davanti. Era il 2018. Troppo presto per sogni del genere. E troppo coraggio. “Cosa hanno combinato i nostri nonni da lassù” ha commentato Valentin Vacherot dopo la vittoria. “Speravo di riuscire a raggiungerti un giorno in top 100” ha continuato il cugino minore. “Adesso ci siamo, ci siamo entrambi. E speriamo di rimanerci per un po’”. Prima della finale, la partita più importante della loro carriera, i due cugini hanno fatto colazione insieme, hanno chiacchierato, si sono riscaldati insieme prima di godersi l’ingresso in campo, sotto gli occhi di Roger Federer e di un Paese intero in cerca di una favola a novemila chilometri di distanza. Un affare di famiglia. La storia che si scrive dentro il salotto di casa. Una piccola storia di una qualificazione fortunata che si è trasformata in una grande storia, una saga familiare con il lieto fine garantito.

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Giorgia Mecca