Francesca Jones, parola d'ordine: determinazione

Prima di raccontare una storia si prova sempre a immaginare il punto da cui partire. Volendo cominciare dalla stretta attualità, va detto che Francesca Jones – tennista britannica affetta da un’anomalia genetica e protagonista di questo racconto – grazie a una wild card è già certa di essere tra le 128 protagoniste ammesse al tabellone principale di Wimbledon 2025. Decidendo di aprire con un virgolettato a effetto, invece, si può prendere questo qui, affidato da lei stessa alla BBC nel 2021: “Gioco con un mazzo di carte diverso da quello delle altre, ma non è detto che con il mio non possa vincere le partite”. Scegliendo di concentrare tutto in un concetto, in alternativa, è corretto affermare che la bionda di Leeds, fenomenale nel trasformare ogni limite in opportunità, è una vera e propria maestra di vita, oltre che di tennis. È proprio questa, in fondo, l’arte principale di ‘Fran’ – così è chiamata nel circuito – nata nel settembre del 2000 con otto dita alle mani, tre più il pollice per ciascuna, e sette ai piedi, quattro il sinistro e tre il destro. In termini medici l’anomalia dello sviluppo embrionale da cui è affetta si chiama ‘sindrome da displasia ectodermica-ectrodattilia’, e nel corso degli anni l’ha costretta a sottoporsi a diversi interventi chirurgici. Una condizione differente, tutt’altro che semplice, dalla quale è riuscita a non farsi condizionare. Perché i sogni sono sogni, e hanno il diritto di essere inseguiti: giocare a tennis, diventare una professionista, fare l’ingresso nella top 100 della classifica mondiale. Sei i primi due obiettivi sono stati centrati alla grande, nonostante il parere contrario di parecchi medici, al terzo sta lavorando con la massima dedizione e la grinta di sempre. Attualmente la Jones gravita poco oltre la posizione 120, e nel recente passato è stata 113 WTA come miglior piazzamento di una carriera tutto sommato ancora giovane. Il suo borsone da tennis, torneo dopo torneo, è sempre più ricco di esperienze. Anche di livello Slam. Tant’è che la prossima presenza londinese sarà la terza ai Championsips, da sommare a quelle della stagione scorsa e del 2021. Stesso anno, quest’ultimo, che l’ha vista protagonista anche agli Australian Open. Mai oltre il primo turno, una sorta di piccolo tabù che la Jones vorrebbe sfatare, impugnando la racchetta a modo suo, in quel torneo di casa che Sky Sport si prepara a trasmettere in esclusiva a partire dal 30 giugno e fino al 13 luglio. Quello del match d’esordio è un ostacolo che non può spaventarla, perché in fondo a quegli occhi celesti c’è un mondo fatto di sicurezza – ricostruita un pezzetto alla volta – e consapevolezza nei propri mezzi. “Come ho fatto? Ho semplicemente affrontato le difficoltà che mi si sono presentate davanti fin da bambina”. Un approccio che sembra quasi banale, così riassunto nelle sue poche parole. A ulteriore conferma di quanto la grande sfida con sé stessa sia stata di ispirazione per imparare ad essere completamente indipendente. Francesca Jones è una donna in grado di trovare soluzioni, probabilmente la sua dote principale, e di conseguenza una tennista dotata di spiccatissime doti di problem solving. Una sorta di Mrs. Wolf, giocando con l’abusata citazione di Pulp Fiction. I suoi problemi e quelli altrui. Anche indirettamente, perché no. Come succede quando una bambina o un bambino in difficoltà scoprono che al mondo esiste una ragazza come lei, che non ha permesso a nulla e nessuno di farsi spezzare il cuore. Affrontano a muso duro la vita, e quindi il tennis. Cresciuta nella parte occidentale dello Yorkshire, per la precisione nel villaggio di Oxenhope, tra paesaggi in stile Emily Brontë e ferrovie storiche, Fran con l’appoggio dei genitori, entrambi consulenti finanziari, ha deciso di trasferirsi a Barcellona per costruire il proprio tennis all’Accademia Sanchez-Casal, un centro di allenamento di altissimo livello dotato di strutture all’avanguardia. Lo step successivo è stato il passaggio alla Ad-In Tennis Academy, sempre a Barcellona, intorno ai sedici anni, dove ha trascorso un paio di stagioni. Lì si è capito che l’agonismo sarebbe potuto diventare professionismo, anche per mezzo di una forza di volontà e di un’intelligenza fuori dal comune. Senza dimenticare il supporto avuto dalla LTA, la federazione britannica di tennis, che le ha assegnato una di quelle borse di studio riservate ai giovani più promettenti. Il 2021 è stato l’anno del battesimo nel circuito WTA in occasione di un torneo organizzato a Melbourne, mentre nel 2023 è arrivato il primo risultato da cerchiare in rosso: la semifinale raggiunta a Bogotà. Più di recente, da segnalare ci sono la finale giocata la scorsa stagione a San Luis, il torneo ITF 75 vinto in Brasile e il debutto in un WTA 1000 a Madrid. Il tennis ma non solo, perché la ragazza è così determinata e lungimirante che già pensa al futuro dopo il tennis. Il mondo universitario, prima di tutto, con l’aspirazione di frequentare una tra Oxford e Cambridge per perfezionare i suoi studi e puntellare il curriculum. E poi, una volta laureata, l’obiettivo di dedicarsi al settore immobiliare, dove di certo la competizione – il suo pane quotidiano - non manca. Magari con la stessa grinta che porta in campo. Tutto il resto è una maglia del Manchester United, la sua squadra del cuore, e la passione per la buona cucina. Il piatto preferito è la paella, tanto per dire la Spagna in lei ha lasciato tracce non solo tennistiche. Anche se dalle parti dell’All England Club è più facile assaporare altro, non mancano – per dire – le fragole da accompagnare con la tradizionale panna. Per calarsi appieno nel clima del torneo più prestigioso di tutti. Dove la magia è all’ordine del giorno, e dove anche una wild card come lei può sognare di fare un bel pezzo di strada. Sperando di guadagnarsi sul Centre Court un pizzico di immortalità tennistica.

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Francesca Jones, parola d'ordine: determinazione

Matteo Renzoni