Volley, quando Firenze era la capitale italiana della pallavolo

La pallavolo e Firenze. Un amore che rinasce in questo fine settimana con la Supercoppa Italiana maschile. L’amato e l’amata che si ritrovano abbracciati dopo tanti anni di separazione forzata. In campo Perugia, Piacenza, Trento e Monza al Palazzo Wanny di San Bartolo a Cintoia. Anni malinconici perché la capitale mondiale del Rinascimento ha sempre avuto un debole per questo sport e lo ha dimostrato riempiendo ogni volta il palasport del Campo di Marte accanto allo stadio Artemio Franchi, in occasione delle partite disputate, in tutti questi anni, dalle nostre nazionali. Un pubblico caldo quello di Firenze, appassionato. Ma sugli spalti si è avvertita tanta nostalgia per un passato e per i bei ricordi incancellabili che gli appassionati più in là con gli anni non dimenticheranno mai. La memoria dei tifosi fiorentini, amanti della pallavolo, ci riporta agli anni della mitica Ruini. La società fu fondata nel 1962 su iniziativa dei Vigili del Fuoco in memoria di Otello Ruini, ufficiale scomparso il 7 dicembre 1958, a seguito di una intossicazione da anidride carbonica durante lo spegnimento di un incendio. La squadra fiorentina, in poco tempo, divenne una delle più forti del campionato e fu capace di vincere cinque scudetti tra il 1964 e il 1973. Furono gli anni memorabili di Mario Mattioli, Erasmo Salemme, Andrea Nencini e Aldo Bellagambi, allenatore-giocatore fiorentino doc che aveva giocato in precedenza nella squadra degli Assi Giglio Rosso. Furono anche gli anni della rivalità con la Virtus Bologna, Parma ma, soprattutto, con la Panini del mitico professor Anderlini. La Ruini giocava nel piccolo palazzetto ITI di via Benedetto Dei. Come avrebbe detto Sandro Ciotti: “Spalti gremiti al limite della capienza”. A ogni partita quasi 2000 tifosi stipati ovunque, resero inespugnabile il piccolo campo di Firenze. Erano altri tempi; si giocava ancora con il cambio palla e la battuta in salto era inimmaginabile. Dopo questa fantastica avventura della Ruini che s’interruppe improvvisamente alla fine degli anni ’70, in pochi ricordano, però, che il capoluogo toscano tornò, anche se solo per un anno, a disputare la serie A/1 con il Cus Firenze Gandi Cucine. Il sestetto giocava in A/2 quando, nel 1981, fu formalizzata la sponsorizzazione con questa azienda leader nell’industria dell’arredamento. Il suo fondatore, Gastone Gandi aveva costruito questo piccolo gioiello della cucina moderna all’Osmannoro, la zona industriale di Firenze. Nella stagione 1981/82 la Gandi terminò solamente al quinto posto ma l’anno successivo, con gli innesti proprio di Mattioli e Nencini, che avevano fatto grande la Ruini, la squadra vinse il girone A del campionato e ottenne la possibilità di giocare il play off scudetto sfidando l’ottava classificata in A/1, la Bitta Taxis Chieti. Ribaltando ogni pronostico, la Gandi batté la squadra rivale in entrambi gli incontri conquistando il diritto a sfidare i campioni della Robedikappa Torino. Un’impresa che non è riuscita a nessun’altra squadra di A/2. A Firenze esplose di nuovo l’amore per la pallavolo. Dopo aver perso 3-1 nella gara di andata in Piemonte, nella partita di ritorno al palazzetto dello sport di San Marcellino entrarono quasi 2000 persone e altrettante rimasero fuori perché l’impianto era troppo piccolo. Fu uno spettacolo di tifo straordinario. La squadra di Silvano Prandi, con grandi campioni come Rebaudengo, Vullo, Bertoli e Hovland, vinse 3-0 ma i set furono combattutissimi. Tra il pubblico in delirio c’era anche il professor Anderlini in lacrime per la gioia di vedere ancora in campo i rivali di un tempo come Mattioli e Nencini ma, soprattutto, perché Firenze era tornata al vertice della pallavolo italiana. Questo sogno, però, durò una sola stagione perché la Gandi retrocesse subito in A/2 con appena tre vittorie su ventidue incontri anche per colpa di un mercato completamente sbagliato. Invece di puntare sugli argentini Kantor e Castellani , l’allenatore e la società preferirono inserire due centrali stranieri come Amon e Gulnac, che giocarono nettamente al di sotto delle loro possibilità. L’esordio in casa contro la Bartolini Bologna fu un lampo nel cielo azzurro. La Gandi vinse al quinto set sospinta da un tifo eccezionale ma ben presto vennero a galla tutti i limiti tecnici della squadra che si sfaldò velocemente. Dopo un anno di purgatorio in A/2 la squadra perse la sponsorizzazione e la società fu liquidata. Il sogno di rivedere la grande pallavolo a Firenze durò appena un anno. Da allora solo ricordi e nostalgia canaglia.

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