Il Mondiale di Volley 1994: Velasco, la rivincita sull'Olanda e "gli occhi della tigre"

Se fosse un matrimonio dovremmo parlare di 'nozze di perla'. Oggi, invece, parliamo di un anniversario sportivo: i trent’anni dalla vittoria ai mondiali di Atene degli azzurri del volley di Julio Velasco. La nazionale si presentò a questo appuntamento con le idee chiare. L’obiettivo era difendere il primo titolo iridato conquistato al Maracanazinho di Rio De Janeiro il 28 ottobre 1990, dimenticando la delusione dei Giochi olimpici di Barcellona nel 1992. Se in Brasile la medaglia d’oro conquistata dagli Azzurri era stata del tutto inattesa, due anni più tardi, in Spagna, il sestetto di Julio Velasco era partito da favorito per salire ancora una volta sul gradino più alto del podio. Per questo, a Barcellona, arrivarono migliaia di tifosi dall’Italia. Tutti quanti avevano ancora in mente il punto decisivo messo a segno, dopo ben otto match point, da Lorenzo Bernardi. Una schiacciata memorabile dopo un’azione lunghissima che ci consentì di battere la nazionale di Cuba del 'diablo' Joel Despaigne. L’Italia del volley aveva sfiorato il successo, prima di allora, solo nel 1978 ma, nella sfida decisiva per il primo posto al PalaEur di Roma, gli azzurri persero nettamente contro l’imbattibile Unione Sovietica. Era nato, comunque, il mito del 'gabbiano d’argento'. Ai Giochi di Barcellona, invece, dopo un bel girone di qualificazione vinto dai ragazzi di Velasco, con quattro vittorie e una sconfitta, l’Olanda smontò sogni e ambizioni, battendoci 17-16 al quinto set dei quarti di finale: alzata del palleggiatore Selinger e schiacciata dalla seconda linea di Van Der Meulen , la palla sbattè sul braccio sinistro di Cantagalli e poi finì sull’asta, concludendo la partita. Una sconfitta amara, durissima da dimenticare ma Velasco, come sempre, riuscì in due anni a risollevare il morale ai suoi giocatori e a rivedere nei loro volti “gli occhi della tigre”. L’Italia fu sorteggiata nel gruppo B. Battemmo nettamente Cina e Bulgaria per 3-0 e perdemmo 3-2 contro il Giappone in una partita che non contava nulla. Il gioco cominciò a farsi duro nella sfida contro i padroni di casa della Grecia. Il palasport del Pireo era una bolgia con 15.000 tifosi assiepati ovunque. Sul soffitto c’era una nuvola bianca perché si poteva ancora fumare all’interno degli impianti sportivi. La squadra di Velasco non si fece condizionare dal tifo dei greci e giocò in modo strepitoso, chiudendo la pratica con un 3-0 che non lasciò scampo agli avversari. Ai quarti di finale altro osso duro: la Russia, vincemmo 3-1. Arrivammo, così, in semifinale. Fu la prima rivincita. I nostri avversari erano proprio i cubani che avevamo battuto in Brasile quattro anni prima. L’incontro fu combattuto, un’altra maratona che l’Italia portò a casa, ancora una volta, al quarto set. In finale, lo scherzo del destino: proprio l’Olanda per giocarsi l'oro. L’Italia si aggiudicò nettamente l’incontro per 3-1 con un quarto set straordinario e a senso unico terminato 15-1. Il punto decisivo che ci riportò sul tetto del mondo fu conquistato con un ace in battuta proprio da Luca Cantagalli. Per lui si trattò di una rivincita nella rivincita. L’Italia vinse, così, il suo secondo mondiale, quello della 'generazione di fenomeni' guidata da Lorenzo Bernardi, eletto nel 2001 dalla federazione mondiale, miglior giocatore del secolo assieme allo statunitense Karch Kiraly. Con lui Andrea Zorzi, Paolo Tofoli, Luca Cantagalli e Pasquale Gravina. Sono passati trent’anni esatti. Un’ eternità. Ma quelle vittorie, quei giocatori e quell’allenatore sono ancora nel cuore di tutti gli appassionati della pallavolo italiana. E lo strano gioco del destino, tra l’altro, ha voluto far sì che Julio Velasco vincesse il suo primo oro olimpico a Parigi nei giochi della scorsa estate: ma la panchina azzurra, stavolta, era quella femminile.

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