La mia Bergamo tra volley e cuore

Dopo tanti anni di difficoltà è una grande soddisfazione poter rivedere Bergamo ai piani alti della classifica. È vero, non è più la MIA Bergamo , ma per la prima volta da molto tempo vedo una squadra che sta mettendo le basi per tornare a competere ad alti livelli. Il progetto è stato lungo e faticoso, tra sponsor e attaccamento dei tifosi, ora si comincia a percepire entusiasmo nell’ambiente. La presidente Chiara Rusconi ha preferito un approccio moderato: tornare a fare bene in Italia risalendo la classifica gradualmente, mantenendo e migliorando il proprio status piano piano, una stagione per volta. Lo hanno dimostrato anche nell’ultimo turno di campionato. Pur perdendo 3-0 contro Conegliano i parziali dei set sono stati tutti combattuti, confermando il buon livello della squadra. Oggi il Volley Bergamo è una società nuova. Dal 2021 la proprietà ha avviato la ricostruzione, tentando di intraprendere il percorso fatto dalla stessa Conegliano, diventata in pochi anni una superpotenza della pallavolo. L’errore è pensare che si possa ritornare ai livelli dell’epoca Foppapedretti in breve tempo. Storia e palmares non scendono in campo, Bergamo da tre anni è ripartita da zero. L’età media oggi è molto bassa, qualcuna delle ragazze è arrivata anche in prestito da Conegliano: il giusto mix tra gioventù e mentalità vincente che lascia intravedere un percorso positivo della squadra nei prossimi anni. Certo, siamo solo a metà campionato. Però vedere Bergamo al quinto posto, la prima delle ‘altre’, è già motivo di speranza. Bergamo è stata una città importantissima per la mia carriera, a cui ancora oggi sono molto legata. La Foppapedretti è un pezzo della storia della pallavolo. In quegli anni eravamo quello che oggi è Conegliano, ogni giocatrice del mondo quando veniva chiamata dalla società accettava di corsa, perché consapevole di venire in un club che ogni anno iniziava la stagione con l’ambizione e la mentalità di vincere qualcosa. Indossare la maglia della Foppapedretti era una scommessa sicura a qualsiasi livello, perché anche le più giovani sapevano di poter condividere il campo con alcune delle top al mondo: i miglioramenti sarebbero venuti da sé. E poi gli allenatori… Da Bergamo sono passati alcuni tra i migliori in assoluto: Marco Bonitta, Giovanni Caprara, Davide Mazzanti, Lorenzo Micelli, Marco Fenoglio, solo per dirne qualcuno. Tutti sotto la guida del direttore Giovanni Panzetti, severissimo ma preparatissimo, un sergente di ferro capace di trasmettere l’importanza di giocare sempre al massimo e il peso della maglia che indossavamo. Negli anni abbiamo maturato la consapevolezza di essere ‘la squadra da battere’: le avversarie avrebbero dovuto fare l’impossibile per strapparci la partita, perché la mentalità all’interno dello spogliatoio era di scendere in campo per vincere. Fa sorridere pensandoci oggi, considerate le cose magnifiche che sta facendo l’Atalanta, ma in quel periodo noi e i calciatori avevamo la stessa attenzione e lo stesso amore da parte di Bergamo. Al bar ogni persona ci riconosceva e si congratulava per i nostri successi, sentivamo l’affetto dei tifosi e il sostegno della città: per 13 anni ho vissuto in un ambiente bellissimo. Una vera ‘dinastia’, per usare un termine caro al gergo sportivo. Una squadra talmente abituata a vincere da trarre maggiore soddisfazione quando c’era da soffrire. Poi come sempre nello sport qualcosa si è spezzato. Le giocatrici stavano cambiando, i risultati cominciavano a scarseggiare, la società faticava a mettere insieme una squadra competitiva: il declino era iniziato, il ciclo vincente era ormai finito. Ho lasciato Bergamo nel 2013 con una valigia carica di ricordi e malinconia, dopo 14 stagioni intensissime, tanto che i primi tempi quando tornavo in città da avversaria era emotivamente molto faticoso. Ma mi è sempre rimasta nel cuore. Ci torno spessissimo, durante la settimana mi alterno tra Milano e Bergamo, ho ancora tantissimi amici lì, posso dire con orgoglio che sia la mia seconda casa dopo la Toscana. Spero torni presto ai massimi livelli. Per il bene della pallavolo. E ovviamente per affetto personale.

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La mia Bergamo tra volley e cuore

Francesca Piccinini