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L'esploratore Calderan: "L'impresa nel deserto è come il lockdown"

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Anna Maria Di Luca

Tredici primati mondiali di traversate desertiche in solitaria, con il Quarto Vuoto, cui pensava da tanto,  ha condotto una vera e propria esplorazione, affascinante ed ardita. "Ero in un'altra dimensione. Ma quando si è isolati,  sia in spazi sconfinati sia in quelli piccoli come la quotidianità che stiamo vivendo ora, la domanda è solo una: "Quando finira?

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L' Empty Quarter è una sua conquista. Max Calderan il cui punto debole sono i deserti, nel senso che non riesce proprio a resistere il 2 febbraio è emerso da un'impresa storica, ha attraversato a piedi la distesa di sabbia più grande del pianeta, ideserto del Rub Al Khali, percorrendo in solitaria 1000 km, era partito  il 16 gennaio.

Sei emerso da un mare di sabbia e ti sei ritrovato dopo poco ad essere confinato in casa, per il lockdown dovuto al Coronavirus...

"Ero in una realtà completamente diversa, ero ignaro di tutto quello che stava accadendo nel mondo sarei potuto essere anche l’ultimo sopravvissuto sul pianeta terra perché uscivo da un contesto altamente isolato, rispettando oltre ogni tipo di normative che sono poi state dettate, nelle nostre città, come per esempio il distanziamento di un metro".

Hai provato disagio a passare da spazi ampissimi alle mura domestiche?

“Sono fortunato, vivo in una casa ampia e con grande giardino. Credo che comunque ci siano delle analogie tra quello che faccio ed il lockdown  che  stiamo vivendo oggi, perché le due cose condividono il concetto di restare confinati all’interno di qualcosa che è rappresentato dalla stessa domanda e cioè: “Quando finirà?”. Questo momento storico vissuto così tra le mura di casa è un’esplorazione della nostra capacità di sopravvivere e non soltanto alla privazione della libertà, ma ai rapporti nuovi, diversi che siamo costretti a far emergere".

Ci può essere un elogio dell’isolamento?

"L’isolamento rappresenta la più grande opportunità per avere finalmente conoscenza di noi stessi in un regime di privazione. Privazione, questa è la parola chiave,  è un grosso test di sopravvivenza rispetto alle cose che sono inutili, anche in termini emotivi, e ci servirà quando ritorneremo alla normalità e potremo scegliere".

Come possono gli sportivi, anche non professionisti fare buon uso dell’isolamento?

"Devono entrare nell’ordine di idee che questa situazione permette loro di curare altri aspetti che normalmente sono secondari, perché la priorità è invece la performance sportiva. Quindi prendendosi cura prima dell’essere persona e poi dell’essere sportivo”.

Parli spesso anche di fede…

“Si, non importa in chi o cosa crediamo, ma la nostra fede deve essere incrollabile, senza dubbio alcuno. Oggi dobbiamo essere consapevoli con una fede granitica che questa cosa finirà, come tutto. Ma comincerà qualcosa di nuovo, non ricomincerà qualcosa di vecchio, e nell’ottica del nuovo la fede per raggiungere quello che vogliamo è indispensabile”.

Come si può riprendere a competere ad un certo livello dopo essere rimasti fermi tanto tempo?

"Il concetto di rimanere fermi per me ha un significato diverso, per me è importante l’allenamento metabolico. Io lavoro, come dicevo, sulla salute psicofisica, sul controllo delle infiammazioni, nel rispetto del mio microbioma. Se si è in queste condizioni “originali” del proprio corpo non ci vuole molto a riprendere la forma fisica ad un certo livello”.

Pascal diceva: ‘Tutti i mali degli uomini derivano da una sola cosa da non saper stare fermi senza fare nulla in una stanza’

“C’è un proverbio arabo che dice che l’uomo sarà sempre in perdita nei confronti del tempo, a meno che non si fermi ed utilizzi il tempo per fare due cose, raccomandare il bene, la salute, e  raccomandarsi vicendevolmente la pazienza, saper aspettare. La velocità cui siamo abituati ci sta facendo perdere di vista che abbiamo un corpo e senza questo corpo ben funzionante nulla sarebbe possibile nel nostro percorso chiamato vita”.

Sappiamo che il tuo DNA mostra che hai un cortisolo bassissimo, una resisteza quindi allo stress molto alta…

“Questo è vero però se hai il cortisolo basso e non ti alleni come un animale, rimane solo una predisposizione genetica. Io mi alleno tantissimo, ed il mio segreto è allenarmi seguendo quelle che sono le informazioni che il mio corpo mi dà e che conosco grazie a delle analisi che si fanno adesso. Il percorso personalizzato è essenziale per prepararsi all’impresa della vita e cioè anche a saper combattere virus, batteri e qualunque altra situazione legata allo stato di salute che ci troviamo ad affrontare nel “deserto” della vita.  Io nel mio piccolo lo faccio. Faccio gli esami ed i test che mi rivelano lo stato del mio microbioma intestinale. Per le mie più grandi imprese ho seguito quello che la mia genetica suggeriva".

Cosa prediligi nel mangiare?

“La mia alimentazione ha pochi carboidrati e quasi niente zuccheri, ma soprattutto è quella adatta a me. Non per tutti è uguale. Poi mi sveglio alle 4 del mattino, vado su e giù per le scale della mia casa con uno zaino addosso di 10 o 20 kg, faccio stretching e appena sorge il sole cerco di attingerne il  più possibile, è il  vero integratore  soprattutto in questo momento dove manca a tutti  l’aria aperta con la luce del sole.  A che ora alzarci è una delle cose che possiamo decidere nell’arco della nostra giornata. Togliamo tempo alle cose inutili e diamolo a quello che rimane la medicina migliore, alzarsi presto e normalizzare tutte le nostre funzioni, anche ormonali".