L'estate di Gimbo Tamberi, l'uomo che riempie gli stadi

“Mi sento solo di chiedere scusa”. È un Gianmarco Tamberi che non si perdona, che non riesce ad accettare di aver perso un’altra volta - la sesta - al Golden Gala. “Se non fosse stato per il pubblico non sarei riuscito a superare neanche il 2.27”, ha detto a fine gara il campione olimpico di Tokyo, che non “si sentiva se stesso”. Neanche quando abbiamo provato a spiegargli quello che è riuscito a fare per il movimento dell’atletica leggera: “Gimbo, tutte queste persone hanno riempito la Curva Sud dell’Olimpico di venerdì sera solo per te!”. In quel momento un lampo di orgoglio ha attraversato i suoi occhi, ma poi è tornata la delusione: “Non mi sono sentito all’altezza di quel supporto - ha ammesso -. Chiedere scusa è relativamente importante, invece voglio ringraziarli per quello che fanno per me”. Li ringrazia anche perché, in fondo, sa che di sportivi come lui capaci di trascinare le folle ce ne sono pochi, sono speciali e riscrivono la storia dello sport. Tamberi e Barshim insieme sul gradino più alto del podio olimpico verranno ricordati per sempre soprattutto per quelle cinque parole che fanno, ancora oggi, riempire gli occhi di lacrime e venire la pelle d’oca: “Can we have two golds?” - “Possiamo avere due Ori?”. Sì, quel momento sarà ricordato per sempre, nei libri di storia dello sport. Di uno sport, il salto in alto, che sa essere anche crudele. E nasconde una maledizione: nessun uomo è mai riuscito a vincere due volte l’Oro olimpico in questa disciplina. A Parigi Barshim è arrivato terzo, Tamberi non era se stesso: che i maledetti calcoli renali facciano parte della maledizione? “Dopo Parigi avevo bisogno di un qualcosa che riempisse quel vuoto che ho dentro - ha ammesso a Sky Sport-. Forse non sono abituato a dover combattere con questo fisico che è diverso da quello che è sempre stato”. Il campione azzurro aveva già condiviso con i media che certe mattine erano peggio di altre e che, così come aveva puntato tutto su Parigi, nel periodo post olimpico aveva mentalmente puntato tutto sul Golden Gala di Roma. Voleva ripetere quanto fatto due mesi prima agli Europei dove aveva vinto l’oro dando spettacolo con lo scherzo delle molle nelle scarpe. Questo è Gianmarco Tamberi: “Io cerco di non nascondere le mie emozioni, anche quando esco deluso da me stesso - a Sky Sport si racconta sempre con onestà -. Non mi aspettavo la vittoria in Polonia e forse mi dovevo ancora riprendere completamente, ma non voglio giustificarmi. Ho sbagliato tutto. Dovevo saltare quel 2.30”. Abbiamo provato a chiedergli cosa direbbe ai giovani, da maestro e da capitano, dopo un’estate del genere: “Non è il momento migliore per dare un messaggio positivo”, ma poi lo ha fatto lo stesso perché lui più di tutti sa cosa voglia dire finire nell’inferno sportivo e risalire fino all’Olimpo. “La storia della mia carriera mi ha insegnato che nei momenti più difficili quando gli ostacoli sembrano più alti è lì che devi investire veramente su te stesso, è lì che si fanno le grandi imprese. Se dopo quel terribile infortunio del 2016 non ci avessi creduto, se mi fossi fermato a dire anche solo una volta ‘è impossibile’ non avrei mai vissuto la gioia immensa di Tokyo”. Così ha spiegato che ha provato a fare la stessa cosa a Parigi appena uscito dall’ospedale perché “le grandi cose si fanno quando ci sono grandi difficoltà. Se non succede niente e vinci lo fanno in tanti. Se succede qualcosa e vinci fai davvero la storia”. Questo è Gianmarco Tamberi. Anche l’inconsolabile Gimbo è riuscito con le sue parole a mantenere viva la luce e il carisma che fanno di lui uno degli sportivi italiani più famosi di sempre. L’atletica leggera non è il calcio, lo stadio Olimpico di Roma non è facile da riempire, e lo si è visto agli Europei quando solo i successi degli azzurri hanno coinvolto sempre più persone, in particolare nelle due ultime serate, in particolare nel martedì sera di Gimbo. Per lui il pubblico fa un’eccezione: Tamberi fa qualche storia sui social invitando tutti a riempire la Curva Sud e Roma risponde con il sold out in quella zona dell’Olimpico. In pratica, se la pedana del salto in alto venisse spostata nel corso della serata da un lato all’altro dello stadio non è difficile immaginare un sold out da partita di Serie A. E allora noi narratori e amanti dello sport non ci stiamo a vedere l’eroe della folla seduto a bordo pista con le mani in testa come successo al Golden Gala. Non ci stiamo a vederlo con le mani sulla caviglia nel 2016, il momento in cui è stato più in forma nella sua carriera. Non ci stiamo a sapere che gli vengono i calcoli renali a pochi giorni da quella che per lui era la gara più importante della sua carriera. E se non ci stiamo noi, figuriamoci lui che in prima persona ha vissuto tutte queste emozioni, lui che vive di emozioni. “Non possiamo controllare le cose che accadono - ha detto a Sky Sport -, ma possiamo reagire come è giusto reagire ed è quello che fa la differenza”. Ed è questa la forza di Gianmarco Tamberi: un atleta che trasmette all’esterno tutto quello che accade dentro di lui, che rende partecipi le persone della sua vita e del suo essere sportivo. Che vi possa piacere o meno, questo è quello che attira le persone, questo è quello che rende grande Gianmarco Tamberi, l’uomo che riempie gli stadi.