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Nuoto, il sogno di Manuel Bortuzzo: "Il podio paralimpico a Tokyo 2020"

Nuoto

di Lia Capizzi

"Mai fermarsi, ma affrontare ogni ostacolo col sorriso": è questo l'imperativo di Manuel Bortuzzo, che ha lasciato l'ospedale Fondazione Santa Lucia per iniziare a casa la seconda fase del recupero. Intervistato da Sky, Manuel ha spiegato di avere in testa un solo obiettivo, il podio paralimpico di Tokyo 2020: "Con impegno e sacrificio so che posso raggiungerlo"

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Manuel e il suo elemento naturale, l’acqua. Ha gli occhi che luccicano mentre varca l’ingresso della Piscina Comunale di Tolentino (Macerata) a fianco del padre Franco che lo accudisce come un’ombra sin da quella maledetta notte del 3 febbraio. A poco più di tre mesi da quella pallottola che gli ha lesionato il midollo spinale, paralizzandolo dalla vita in giù, Bortuzzo ha lasciato la sua camera da letto all'ospedale Fondazione Santa Lucia. Insieme alla famiglia ha preso in affitto una casa a Roma, zona Eur, per dare inizio alla seconda fase del suo recupero. “Finalmente inizia una nuova avventura per me, quella di vivere in una casa con la mia famiglia, gli amici, la mia ragazza. Con Martina c’è un rapporto che va oltre a tutto, diciamo che è la grande causa che mi ha fatto restare a Roma. Tornerò ogni giorni al Santa Lucia per continuare le terapie in palestra e in piscina in regime di day hospital”.

Attorniato da un calore enorme, tra una marea richieste di autografi e selfie, Manuel ha il compito di giudicare una particolare sfida tra due campioni azzurri del nuoto: il re europeo dello stile libero Alessandro Miressi e il campione mondiale juniores della rana Nicolò Martinenghi si confrontano fianco a fianco in entrambe le specialità, sulla distanza dei 100 metri. “Sono molto felice che sia Manuel a dare lo start della nostra piccola garetta”, commenta sorridente il torinese Miressi. Più commosso appare il varesino Martinenghi: “Era da tempo che volevo abbracciarlo. Con Manuel abbiamo fatto insieme un campionato olimpico giovanile, abbiamo vissuto momenti bellissimi, ho una marea di aneddoti di quando facevamo a gavettoni per tutto il villaggio atleti”.

Più che una gara si assiste ad una rimpatriata, con tanto di mascotte ufficiale. Al 20enne trevigiano viene messo in braccio Roy, un cucciolo di labrador che ha ricevuto ion dono per il compleanno lo scorso 3 maggio. “E’ il regalo più bello che potessero farmi. Io adoro gli animali ma in particolare per i cani ho un amore eterno. Guardate com’è bello. Adesso me lo coccolo per qualche ora, poi Roy tornerà da me quando sarà addestrato”.

Della forza e della positività di questo ragazzo tutta Italia si è invaghita, lui con la stessa naturalezza continua a predicare la sua filosofia del sorriso: “A piangersi addosso non si arriva da nessun parte, anzi si vive male. Già la situazione di per sé non è bellissima, è complicata, con la rabbia non andrei lontano. Credo che la chiave sia proprio il sorriso. Se sono diventato un esempio, mi fa piacere. Lo dico a tutti, non bisogna mai fermarsi davanti a nessun ostacolo, perché la vita è bella”.

Tra Bortuzzo, Miressi e Martinenghi si dialoga anche del futuro, per i due azzurri l’appuntamento agonistico che vale l’intera stagione è fissato a fine luglio in Corea con i Mondiali. L’appuntamento per Bortuzzo invece può essere tra un anno a Tokyo? “E’ da quando sono bambino che sogno di vedermi su un podio olimpico. Adesso che la situazione è cambiata il mio sogno rimane quello, Olimpiadi o Paralimpiadi cambia poco. Anzi, tanto di cappello a tutti gli atleti paralimpici perché hanno tanto da insegnare. Io mi sto preparando come mi sarei preparato per qualsiasi gara normale, anche prima. La mia fisioterapista, che mi allena, mi ha fatto capire che nel nuoto paralimpico il livello agonistico è molto alto. Io mi metto sotto, con impegno e con sacrificio, vedrete che ci arrivo”. Il tono della voce conferma la sua determinazione granitica. Altro che speranza, quella di Manuel è una promessa