L’Uomo della Domenica: “Berlino 1989, l’inganno del Muro”

Altro

Un appuntamento speciale con l'approfondimento firmato da Giorgio Porrà e interamente dedicato agli avvenimenti del 1989, tra calcio, politica e società. "Berlino '89, l'inganno del Muro", in onda a partire da oggi, venerdì 8 novembre, alle 19.45 su Sky Sport Serie A e alle 22.30 su Sky Sport Uno e disponibile on demand

Terza puntata stagionale su Sky Sport per “L’Uomo della Domenica”, il programma scritto e condotto da Giorgio Porrà. Protagonista è questa volta una pagina di storia, la caduta del Muro di Berlino di cui ricorre il trentennale. 

La puntata dal titolo “L’inganno del Muro” è l’occasione per una riflessione di Porrà sui tanti muri caduti quell’anno, anche nello sport, oltre che nella società.

 

La partita Liverpool-Arsenal del 26 maggio 1989, che sarà poi raccontata da Nick Hornby nel romanzo di culto "Febbre a 90°", abbatte idealmente una barriera che separava sport e letteratura. I trionfi italiani di quella stagione - dall’Inter dei record (coi tedeschi Mattheus e Brehme) al Milan di Arrigo Sacchi che nell’89 si issò in cima al mondo –  proiettano il nostro calcio in una nuova dimensione.

Significativa anche la vicenda – che precede di 15 anni l’abbattimento del Muro - di quella partita fratricida tra Germania Ovest e Germania Est ai Mondiali del 1974 con il gol di Jurgen Sparwasser, rievocato anche da Francesco Piccolo nel suo libro “Il desiderio di essere come tutti.”

 

Queste ed altre vicende nella narrazione di Porrà. I consueti riferimenti cinematografici, musicali e letterari impreziosiscono una ricostruzione storica appassionante di quell’anno irripetibile per lo sport e la politica del continente.

Ma la puntata verte anche sul paradosso dei nuovi muri che oggi attraversano l’Europa e il mondo, constatazione cui fa riferimento il beffardo titolo scelto: “L’inganno del muro”. 

 

Appuntamento a partire da venerdì 8 novembre, alle 19.45 su Sky Sport Serie A e alle 22.30 su Sky Sport Uno. Disponibile anche on demand e su Sky Go (per seguire gli eventi live su smartphone, tablet e PC, anche in viaggio nei Paesi dell’Unione Europea).

Alcune citazioni dalla puntata:

Nick Hornby ha intercettato qualcosa di nuovo nel rapporto tra calcio e letteratura scrivendo un libro di una modernità abbastanza sconvolgente. Ed è vero che dopo Nick Hornby non ci furono più problemi e ci sono stati altri grandissimi scrittori. Hornby ha aperto una stradaSandro Veronesi.

 

Qualcuno deve fare il primo passo e chi lo fa cambia il mondo. Come Dick Forbury nel salto in alto, che ha inventato una tecnica regalava parecchi centimetri, anche se non è stato uno dei più grandi saltatori della storia. Invece Sacchi è uno di quelli cui è toccato far fare un passo avanti al calcio italiano, ma non solo: lui, la sua squadra, il Milan, i giocatori che allenava, sono diventati un pezzo di storiaSandro Veronesi.

 

Io tifavo per la Germania Ovest, che mi è sempre piaciuta e se potevo stavo dalle parti di quelli dove c’era la libertà. Poi non mi piaceva il fatto che ci fosse un alone di mistero sull’Europa dell’est, non mi piaceva il fatto che corressero più degli altri, che avessero più resistenza, che ci fosse un evidente squilibrio, si pensi per esempio allo sport femminile. Walter Veltroni.

 

E’ stata una cosa epocale, alcune sequenze della caduta del muro le ho messe in Educazione siberiana, le sequenze reali. Ha un valore simbolico enorme, soprattutto oggi lo acquista ancora di più. Gabriele Salvatores.

 

La DDR era un fenomeno terribile perché era un paese che era una fabbrica di medaglia, usavano lo sport per migliorare la loro immagine all’estero. Per due motivi avevano tanti campioni: il primo era il doping, il secondo la non-libertà. L’allenatore della loro nazionale di pallavolo mi disse che era lo stato a decidere che sport avrebbe fatto un ragazzino dotato e non l’allenatore o la famiglia. E se lo mandano a fare atletica è perché basta un solo talento per ottenere una medaglia. Infatti la DDR era forte negli sport individuali e meno in quelli di squadra. Julio Velasco.

BERLINO 1989 – L’INGANNO DEL MURO