La FIGC ha aperto alla possibilità di introdurre anche nel calcio italiano il 'Var a chiamata', sullo stile di quanto già accade da tempo in altri sport. Tennis, volley, karate e sport americani utilizzano già questo sistema: vediamo in che modalità
Tra i giocatori che più litigano con il falco c'è sicuramente Roger Federer, vincitore di 20 Slam, che difficilmente ha ragione quando chiama il challenge. Su una chiamata del genere, però, ha conquistato gli Australian Open nel 2017 contro Rafa Nadal
Stesso discorso per l'hockey su ghiaccio e la NHL: proprio da questa stagione, la lega professionistica americana ha allargato ulteriormente la forbice di utilizzo del challenge da parte dei coach
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Concludiamo con la pallavolo: due challenge a squadra per set. Anche in questo caso, come già visto nel tennis, il conteggio si abbassa soltanto in caso di chiamata errata
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Anche nel karate è presente il "Var a chiamata", che nello specifico viene definito semplicemente "video-review". Si applica nel kumite (ovvero nei tradizionali combattimenti uno contro uno), mentre non è presente nel katà
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Nel karate il coach seduto a bordo tatami ha a disposizione un cartellino per chiedere la video-review su una sanzione o un punto in qualunque momento dell'incontro
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Se il ricorso viene accolto, il coach del karateka mantiene il cartellino per chiedere nuovamente la video-review. Altrimenti, se il ricorso viene respinto, il cartellino viene ritirato (nella foto Claudio Guazzaroni, coach azzurro)
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L'utilizzo del "Var a chiamata" ha aiutato il karate ad entrare per la prima volta nel programma olimpico: sarà presente ai Giochi di Tokyo 2020
Il challenge non sempre serve per smorzare le proteste, ma in questi sport ha aiutato arbitri e giocatori in più di un'occasione a dirimere controversie e polemiche. Ci riuscirà anche nel calcio?