
La FIGC ha aperto alla possibilità di introdurre anche nel calcio italiano il 'Var a chiamata', sullo stile di quanto già accade da tempo in altri sport. Tennis, volley, karate e sport americani utilizzano già questo sistema: vediamo in che modalità

Nel tennis la tecnologia si chiama 'hawk eye', occhio di falco. L'ATP e la WTA, i due circuiti professionistici, la adottano dal 2006

Ogni giocatore ha a disposizione tre chiamate a set (più una quarta nel tie-break) per valutare se una palla è dentro o fuori

Se chi chiama il challenge ha ragione, la chiamata non viene scalata dal conto complessivo, se invece si ha torto si perde un challenge

Tra i giocatori che più litigano con il falco c'è sicuramente Roger Federer, vincitore di 20 Slam, che difficilmente ha ragione quando chiama il challenge. Su una chiamata del genere, però, ha conquistato gli Australian Open nel 2017 contro Rafa Nadal

Un caso estremo si è visto durante l'ultima ATP Cup, quando Radu Albot ha raggiunto il giudice di sedia per verificare di persona una chiamata

Questa è anche la prima stagione in cui i coach della NBA hanno a disposizione il challenge

Ogni allenatore ha a disposizione una chiamata per partita: sta dunque ai coach non 'sprecarla' e giocarsela nei momenti clou della gara

Dopo la chiamata, tutti con il naso all'insù per verificare le immagini che scorrono sul maxi-schermo

Var challenge anche nel football americano: i coach della NFL lanciano un fazzoletto rosso in campo per richiamare l'attenzione dell'arbitro

La NFL è tra le leghe che hanno fatto da pionieri all'utilizzo dell'on field review. I coach hanno a disposizione due chiamate per partita

Gli sport americani sono sempre stati molto sensibili alla cosiddetta 'moviola in campo': si utilizza anche nel baseball e nella MLB

Stesso discorso per l'hockey su ghiaccio e la NHL: proprio da questa stagione, la lega professionistica americana ha allargato ulteriormente la forbice di utilizzo del challenge da parte dei coach

Concludiamo con la pallavolo: due challenge a squadra per set. Anche in questo caso, come già visto nel tennis, il conteggio si abbassa soltanto in caso di chiamata errata

Anche nel karate è presente il "Var a chiamata", che nello specifico viene definito semplicemente "video-review". Si applica nel kumite (ovvero nei tradizionali combattimenti uno contro uno), mentre non è presente nel katà

Nel karate il coach seduto a bordo tatami ha a disposizione un cartellino per chiedere la video-review su una sanzione o un punto in qualunque momento dell'incontro

Se il ricorso viene accolto, il coach del karateka mantiene il cartellino per chiedere nuovamente la video-review. Altrimenti, se il ricorso viene respinto, il cartellino viene ritirato (nella foto Claudio Guazzaroni, coach azzurro)

L'utilizzo del "Var a chiamata" ha aiutato il karate ad entrare per la prima volta nel programma olimpico: sarà presente ai Giochi di Tokyo 2020

Il challenge non sempre serve per smorzare le proteste, ma in questi sport ha aiutato arbitri e giocatori in più di un'occasione a dirimere controversie e polemiche. Ci riuscirà anche nel calcio?
Var challenge: il punto di Lorenzo Fontani