Var challenge, l'Italia lo vuole. Ma per ora non è all'ordine del giorno dell'Ifab

Serie A
Lorenzo Fontani

Lorenzo Fontani

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In un comunicato la Federcalcio si dichiara pronta a sperimentare l'utilizzo del "challenge", ovvero la chiamata del Var da parte di una squadra. Ma l'Ifab , che si riunisce a fine mese, non ha la questione all'ordine del giorno. Inoltre il presidente Gravina ha invitato gli arbitri - dopo i casi di Napoli e Parma - ad intensificare il ricorso alle "on field review" nella fase cruciale del campionato

L'Italia è disponibile a sperimentare l'utilizzo del challenge, ovvero la chiamata alla revisione Var da parte delle squadre, nei tempi e nei modi che l'Ifab eventualmente stabilirà". È quanto la Federcalcio avrebbe anticipato "in via informale" alla Fifa, facendosi "interprete delle richieste pervenute nelle ultime settimane da numerose società di Serie A". "L'Italia - sottolinea la Figc in una nota - è stata uno dei primi paesi al mondo a sperimentare la tecnologia nel calcio. L'adozione del Var da parte dell'Ifab, infatti, è stata preceduta da un periodo di prova off line nel massimo campionato italiano che ha generato risultati eccezionali, contribuendo in maniera determinante all'implementazione del protocollo definitivo". "Animata dallo stesso desiderio di innovare e con il medesimo spirito di servizio dell'epoca - prosegue la federazione - la Figc si è fatta interprete delle richieste pervenute nelle ultime settimane da numerose società di Serie A ed ha anticipato informalmente alla FIFA la propria disponibilità a sperimentare l'utilizzo del challenge (la chiamata all'on field review da parte delle squadre), nei tempi e nei modi che l'Ifab eventualmente stabilirà". Questa disponibilità, si nota in via Allegri, arriva nella convinzione che "continuando il percorso già intrapreso, si possa portare il calcio in una dimensione sempre più vicina ai milioni di appassionati, senza intaccare l'autorevolezza dell'arbitro bensì fornendogli strumenti concreti di ausilio".

Fin qui il testo della nota, poi c'è la realtà: a fine mese infatti l'International Board (l'organismo composto dalla Fifa e dalle 4 federazioni britanniche, unico deputato ai cambiamenti regolamentari) terrà la sua riunione annuale e la questione del "challenge" non è minimamente all'ordine del giorno. E considerando l'iter di approvazione che deve seguire una novità di questa portata, prima di un anno sarà praticamente impossibile che si arrivi a discutere seriamente del tema. Non a caso la nota parla di "contatti informali" visto che una eventuale richiesta formale sarebbe stata irricevibile al momento. Quindi? Quindi la Figc in qualche modo ha voluto mettere le mani avanti. Una sorta di messaggio urbi et orbi nel quale dice in pratica: "noi il challenge lo vorremmo e lo stiamo dicendo, se non ce lo fanno fare non è colpa nostra". Segnale soprattutto per i club più "nervosi" sul tema Var.

Gravina ad arbitri: "Aumentare revisioni Var sul campo"

Alla stessa esigenza risponde la seconda parte della nota, che recita così:

"intensificare il ricorso all'on field review" della Var, nei casi controversi "che rientrano nell'ambito del protocollo internazionale". E' questa l'esigenza che il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha condiviso col designatore arbitrale di serie A, Nicola Rizzoli, "per non alimentare polemiche strumentali che intacchino l'immagine del nostro campionato, che si appresta ad entrare nella fase cruciale della stagione".  Questa indicazione è stata già trasferita ai direttori di gara, sottolinea la stessa nota della Figc.

Una raccomandazione che non casualmente arriva pochi giorni dopo le polemiche seguite alla mancata revisione dell'episodio che ha portato all'ammonizione di Milik per simulazione in Napoli-Lecce, e aggiungiamo pure la mancata revisione del possibile rigore su Cornelius nel finale di Parma-Lazio. Evidentente la riflessione che ha portato a concludere come in entrambi i casi, soprattutto il primo, sarebbe stato gradito un controllo al monitor. Meno chiaro il motivo per cui si è sentita la necessità di "promettere" maggiore intraprendenza, dal momento che come in tanti altri casi la raccomandazione poteva essere fatta anche solo al chiuso del raduno arbitrale in programma in queste ore (anche perché dichiarare un cambio di indirizzo in corsa non è mai un bel segnale). Ma evidentemente anche qui le motivazioni vanno cercate più nella forma che nella sostanza. Come dire: "Ci siamo accorti di aver sbagliato e staremo più attenti. State buoni se potete".