Morte Sean Connery, addio a un grande uomo di sport

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Lia Capizzi

Lia Capizzi

Tifoso, e pure vicepresidente, dei Glasgow Rangers, dopo aver rinnegato il tifo giovanile per i Celtic. Rifiutò il Manchester United per scegliere il cinema. Grande amico di Alex Ferguson con il quale si divertiva a seguire le partite di Andy Murray, altro grande figlio della sua Scozia. Al tennis è legata la sua ultima apparizione pubblica ma il golf fu il suo sport del cuore. “Ovunque tu sia, spero che tu abbia un campo da golf”, il saluto di Daniel Craig

CONNERY E LO SPORT - LA FOTOGALLERY

Fascinoso, enigmatico e con un carattere testardo. Inflessibile nel lottare tutta la vita per l’indipendenza del suo Paese, un amore marchiato sulla pelle, sul braccio destro la scritta “Scozia Forever” che si era tatuato mentre era arruolato nella Marina Britannica. Quando nel 2000 la Regina Elisabetta, che nel 1998 si era rifiutata di conferirgli il titolo di Sir per la sua adesione al Partito Nazionale Scozzese, cambiò idea e lo nominò Cavaliere della Corona, lui inchinandosi disse: “E’ un grande onore per la Scozia, il giorno di massimo orgoglio di tutta la mia vita”. Solo una volta Sean Connery rinnegò le proprie idee, quando decise di cambiare squadra del cuore. Dal padre ereditò il tifo per i Celtic ma per amicizia di David Murray, storico presidente dei Rangers, mutuò fede sportiva. “Da allora i tifosi del Celtic mi sputano addosso se vado a Parkhead”, ricordava. Dei Rangers fu per un periodo vicepresidente, memorabile l’aneddoto di quando si rifiutò di cedere Gattuso: “Dì a Connery che si fa i cazzi sua!”, disse Rino al suo procuratore. A calcio ci ha pure giocato, maglia numero 7, ala destra nella squadra juniores dei Bonnyrigg Rose. Ingaggiato dai South Pacific, durante un torneo all’Old Trafford, attirò l’attenzione del mitico Matt Busby che impressionato dal suo metro e ottanta gli offrì un contratto di 25 sterline a settimana. Non accettò, aveva già iniziato a far cinema in piccoli ruoli. “Avevo 23 anni, un giocatore di alto livello arriva al massimo a 30 anni, rifiutare il Manchester United si è rivelata una delle mie mosse più intelligenti".

 

Chi l’avrebbe mai detto che poi sarebbe diventato uno dei più grandi amici di Alex Ferguson, il più vincente allenatore dei Red Devils, scozzese come lui, complici e guasconi come quando nel 2012 si presentarono insieme, con qualche litro di alcool in corpo, a sorpresa nella sala stampa di Flushing Meadows per stringere le mani all’altro grande figlio della Scozia Andy Murray, che appena battuto in semifinale in quattro set Tomas Berdych.  Lo si vedeva spesso in tribuna nel Royal Box di Wimbledon, al tennis è legata la sua ultima apparizione pubblica nel 2017, ancora una volta a New York, si commosse quando per omaggiarlo dagli autoparlanti risuonò la colonna sonora di James Bond.

 

C’è un altro sport che per Connery ha rappresentato una enorme passione, il golf. Membro del prestigioso Royal & Ancient Golf Club di St Andrews, non lo aveva mai praticato da piccolo, anche se era cresciuto vicino ad uno dei più antichi campi scozzesi, Bruntsfield Links. Iniziò a praticarlo per esigenze di copione in “Agente 007 Missione Goldfinger” del 1964, la memorabile scena sul green con il cattivo Auronic Goldfinger interpretato da Gert Frobe. Partecipò a diversi tornei, ne vinse uno nel 1970 in Marocco (La Cout du Roi de Maroc) dove conobbe la vincitrice del torneo femminile. Un anno dopo la sposò, Micheline Roquebrune, la seconda moglie che gli è rimasta accanto sino al suo ultimo.

 

Clint Eastwood gli propose la parte dell’enigmatico Shivas, protagonista del libro “Golf in the Kingdom”, ma il progetto del film non andò mai in porto, fu un grande rammarico per Connery. Daniel Craig, l’ultimo ad aver indossato gli abiti di James Bond, lo saluta per sempre così: “Ovunque tu sia, spero che tu abbia un campo da golf”. E un Martini agitato, non mescolato.