Tito Stagno: dizione, giacca, stile: i suoi consigli nel ricordo di uno dei suoi ragazzi

il ricordo
Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

L'uomo della 'Luna', i suoi consigli, l'attenzione a ogni minimo dettaglio: uno dei suoi ragazzi ricorda consigli, aneddoti e dettagli sulla vita in redazione accanto al suo capo, scomparso oggi a 92 anni

LA CARRIERA DI TITO STAGNO

È stato il mio capo. Entrai al Tg1 (redazione sportiva) nel 1979 e dopo il vicecaporedattore Sandro Petrucci, grande e carismatico conoscitore di sport, e la segretaria Nila D’Alessio, incontrai quello che era il vero personaggio della redazione: il caporedattore, il responsabile, ma era anche Tito Stagno, un mito. Sì l’uomo della ‘Luna’ ma era anche (pontificava e sapeva) una grande cultura, non solo sportiva. Un uomo elegante e perbene. Esempio di linguaggio e conoscenza televisiva. Maniaco della dizione: ti correggeva anche in mensa se avevi una inflessione dialettale dettata dalla libertà del momento. No, per lui era un continuo mettersi in prima linea per una ipotetica diretta, oserei dire micidiale. Curava ogni minimo dettaglio e se Sandro Petrucci pensava a coordinare, soprattutto alla sostanza, Tito andava sull’inventiva, sui personaggi e sui particolari. Nulla sfuggiva e i programmi erano assolutamente perfetti, ritmati ed esaustivi. Si faceva forte del suo passato da superconduttore ed essendo "famoso" per quel 1969 nessuno, giocatore, Presidente o campione osava dire di no a una partecipazione alla Domenica Sportiva. Per tutti era la vera passerella, il red carpet televisivo che dava risalto a tutti gli sport: ‘Domenica Sprint’ del Tg2 con Gianfranco De Laurentis e a chiudere la ‘Domenica Sportiva’ di Enzo Tortora, Adriano De Zan, Alfredo Pigna e lo stesso Tito Stagno. Una serata bella da teatro con assi anche del giornalismo: da Gianni Brera, Giorgio Tosatti, Beppe Viola e tanti altri che hanno fatto la storia della televisione e della carta stampata sportiva.

"Occhio alle doppie, e la giacca sotto il sedere per non fare la gobba"

A Milano, Tito accoglieva ospiti illustri lasciando il proprio vestito nel bagno della sede di Corso Sempione, appeso con tutti i rubinetti aperti dell’acqua calda in modo che il vapore che usciva a porte chiuse mantenesse la piega perfetta all’abito. E lui in boxer e tanta naturalezza salutava Boniperti o Fraizzoli, senza alcun problema nel dire che in onda doveva avere tutto stirato. Ci voleva bene, eravamo un piccolo gruppo di ragazzi dalle belle speranze: Fabrizio Maffei, Claudio Icardi, Jacopo Volpi, Ugo Trani, Marco Franzelli: tutti precari, senza contratto e con tanta voglia di fare. Tito ci voleva spesso nella sua bella casa romana per continuare, in ambiente familiare, quello status redazionale dove venivamo chiamati “ragazzi di Sandro (Petrucci) e Tito, quelli del Tg1” e per noi era ed è un onore. Con lui facevi parte di una famiglia, professionale certo, ma una gran famiglia dalla gran scuola. Quella scuola di vita che non posso dimenticare. Posso solo pensare alzando lo sguardo al cielo quanto sia stato bello quel periodo, quegli anni con tali esempi. Ora la luna è ancora più vicina a Tito e sono sicuro che il mio capo si aggiusterà la cravatta, il nodo giusto, guarderà la piega del pantalone, sorriderà con aria paterna da quel volto abbronzato: occhio alle doppie e non strascicare i numeri, la giacca blu sotto al sedere per non fare la gobba quando conduci. Sì Tito lo faccio sempre, Grazie.