Sportivi, quali lavori facevano prima di diventare atleti famosi
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C'è chi lavorava al mercato del pesce e chi sistemava le salsicce sugli scaffali; Reijnders del Milan ha fatto il cassiere, il grande Conor McGregor era un idraulico. E poi carpentieri, elettricisti, persino un tennista babysitter. Prima di diventare campioni svolgevano lavori "normali", sognando comunque di sfondare nello sport...
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- Il tennista australiano, tormentato dagli infortuni a inizio carriera, decise di lasciare il tennis a 23 anni. “Potevo mettermi ad insegnare qualcosa ai bambini, magari fare qualche lezione di tennis, ma l’ultima cosa che volevo era tornare su un campo”. E così decise di dedicarsi alla pulizia delle barche, assieme al fratello
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- Vincitore di due Tour de France (2022 e 2023), professionista dal 2019, prima di essere scoperto e diventare il campione che oggi tutti conoscono, lavorava al mercato del pesce in Danimarca, svegliandosi ogni giorno prima dell’alba e allenandosi al pomeriggio. Tra i suoi soprannomi c’è anche “Re Pescatore”
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- Il centrocampista del Milan l’ha svelato in un’intervista a Nos: "Ho lavorato come magazziniere, riempiendo gli scaffali e come cassiere. Guadagnavo poche centinaia di euro. Di recente ho parlato con la mia famiglia di questo contrasto e siamo giunti alla conclusione che questa fase mi ha fatto molto bene. Ho visto entrambi lati della medaglia"
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- “So che cosa significa essere dall’altra parte, lavorare duramente tutti i giorni”, ha svelato l’attaccante del Verona. Lui, sognando di diventare un calciatore professionista, ha lavorato come rider per Subway, una grande catena di fast food. “Preparavo i panini e facevo le consegne in scooter, in macchina o in bici. Lavoravo anche quando c’era la pioggia o nevicava”
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- Prima di diventare il campione (straricco) che è oggi, il pugile e lottatore irlandese lavorava 12 ore al giorno come apprendista idraulico, per poi correre in palestra ad allenarsi. Quando capì la sua vera vocazione e abbandonò il lavoro, i genitori ebbero da ridire: i risultati gli hanno dato ragione
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- L’attuale allenatore dello Slavia Praga, stimatissimo in Patria e alla guida del club dal 2018, a vent’anni faceva il cameriere in un albergo del posto e allenava solo per hobby. Finché, un giorno, non decise di concentrarsi unicamente sul calcio
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- Il lottatore americano, uno dei più grandi pesi massimi della storia delle MMA, era ed è un pompiere. Ha conservato infatti quello che era il suo lavoro prima di diventare una celebrità (e pluri campione del mondo dei pesi massimi UFC) e quando non è nell’ottagono lavora ancora part-time per i vigili del fuoco di Valley View, in Ohio.
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- Le belle macchine gli sono sempre piaciute, fin da bambino. “Ho iniziato a lavorare molto presto”, ha raccontato nella sua autobiografia. “D’estate, la sera, con i figli del mio primo allenatore andavo a fare il parcheggiatore nei pub, ristoranti e discoteche che si affacciavano sulla costa lungo il fiume. Avevo sette anni”. Maurito aiutava i clienti dei locali a sistemare le auto in cambio di pochi pesos, fino alle due del mattino.
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- Due volte campione del doppio al Roland Garros in coppia con Mies, il tedesco nel 2020 lavorò in un supermercato, quando la pandemia fermò il tennis. Ma non per soldi, bensì per dare una mano dopo aver saputo che i supermercati erano alla disperata ricerca di personale. “Volevo un lavoro normale per un po’ di tempo”, raccontò. “Sistemo gli scaffali, ad esempio mi assicuro che ci siano salsiccia e formaggio. La scorsa settimana ho fatto la sicurezza all’ingresso e disinfettato i carrelli”. Per 450 euro al mese
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- “Anche se la paga non era buona come quella di un insegnante di tennis, è stato piuttosto rilassante farlo per alcuni mesi mentre mi rimettevo in sesto”. Parola del tennista olandese, che si mise a disposizione dei genitori lavoratori nel periodo della pandemia (durante il quale era anche infortunato), lanciando un appello social e offrendosi come babysitter. “L’avevo fatto una sola volta a mio nipote, 15 anni fa”, rivelò poi, “quindi non avevo molta esperienza, ma è andato tutto bene”.
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- La sua storia è stranota: l’ex allenatore della Lazio (che in carriera ha guidato anche Juventus, Napoli e Chelsea), fino al 2000 era un impiegato di banca che coltivava la passione per il calcio. Al punto da decidere di lasciare la scrivania per la panchina
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- Aveva 16 anni, era reduce da un provino in Italia (alla Fermana) andato male. Pensò che il calcio non fosse la sua strada e per qualche mese lavorò come elettricista con il fratello. Fu proprio lui a convincerlo del fatto che gli impianti elettrici non facessero per lui e che di fulminante, invece, avesse scatto e tiro
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- Dal mobilificio in cui lavorava come falegname alla conquista della Champions League. Lo scoprì Trapattoni durante un’amichevole tra la Caratese e la sua Juventus, lo portò in bianconero dove Roberto Baggio scherzando lo soprannominò subito... Geppetto
14/19
- Storia simile a quella del “Tractor”: il sogno di giocare nell’Independiente, la sua squadra del cuore, un provino andato male (“troppo gracile”), il rientro in famiglia dove papà è pronto a insegnargli il mestiere, quello di muratore. Trasportava mattoni e preparava l'impasto per la calce…
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- Viveva ancora in Colombia, quando, ventenne, si alzava tutti i giorni all’alba per aiutare il padre a pescare e poi a vendere il pesce al mercato di Barranquilla. Al pomeriggio lo ritrovavi invece sugli autobus della città, a fare il controllore, secondo lavoro necessario per assicurare alla famiglia un’entrata in più
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- Quando diventò campione con il Leicester raccontò la propria ascesa nella sua autobiografia, e di quando fino a pochi anni prima faceva il metalmeccanico in una fabbrica di Sheffield: “Era massacrante: sollevavo centinaia di pesi e il calore dei forni mi bruciava la pelle”
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- A Firenze a ogni suo gol glielo ricordava la curva Fiesole. “Faceva il muratore ora è il nostro goleador”. Fino a 26 anni l'attaccante di Lipari si alzava alla 5 e fino a pomeriggio inoltrato si dava da fare con malta e calce. Di recente è tornato a svolgere il suo vecchio mestiere: “Nella vita so fare due cose, i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso, sono tornato a fare il mio mestiere che mi rende orgoglioso”
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- Arrivò in A a 30 anni dopo una scalata dalle serie minori iniziata dall’Eccellenza umbra: “Guadagnavo 800 mila lire al mese come lavorante in una tappezzeria, finché nell’ultimo campionato di Prima Categoria segnai un sacco di gol e mi proposero di passare nel Cnd. Ne parlai col proprietario della tappezzeria e lui mi disse: ‘Prova, se te la senti’. 100 mila lire al mese in meno e spostamenti in auto a mie spese, ma ero contento perché quella poteva essere l’occasione giusta”
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- Bomber di Cesena, Piacenza e Brescia la sua storia è nota: montò infissi per una vita prima di riscoprirsi calciatore (e persino capocannoniere della Serie A, a 35 anni, nel 2002)