Cosa aspettarci dall'Italbasket in Islanda

Meno di 400.000 abitanti: tutta l’Islanda ha poco più del doppio degli abitanti di Reggio Emilia, dove lunedì 25 novembre giocherà la seconda partita in tre giorni contro la nostra nazionale. La prima si disputerà invece venerdì 22 a Reykjavik, l’affascinante capitale dell’isola fatta di geyser, vulcani, ghiaccio e, ogni tanto, anche un po’ di basket. Non ingannino le dimensioni e gli abitanti; non inganni la scarsa popolarità a livello internazionale di un movimento che resta dilettantistico; non inganni il fatto che dei 16 convocati, solo quattro giocano da professionisti, al di fuori dei freddi confini islandesi. Due anni e mezzo fa l’Italia di Meo Sacchetti, con Tonut, Pajola e Mannion perse 107-105 dopo due supplementari nella palestrina di Hafnarfjordur, devastata dai colpi di Tryggvi Hlinason, centro all’epoca a Saragozza, ora a Bilbao nella Liga ACB, figlio di contadini nella sperduta contea di Svartakot, capace di segnare 34 punti, di raccogliere 21 rimbalzi e di piazzare 5 stoppate in faccia agli attoniti azzurri. Tre giorni dopo a Bologna l’Islanda ci mise ancora una volta in difficoltà e gli azzurri la sfangarono solo grazie ad una super prestazione di Amedeo Della Valle. Le cosiddette 'Cenerentole' non ci sono più, o meglio, sono sempre di meno: non è un luogo comune, è la pura e semplice verità e i motivi sono diversi, non tutti cestistici. La globalizzazione del basket ha creato una sorta di omogeneità dei valori, e la prima a rendersene conto è stata l’organizzazione che ha fortemente voluto questa globalizzazione, cioè l’NBA. In più, in Europa, con la spaccatura Fiba-Eurolega, capita molto spesso che le squadre meno forti possano giocare nella loro migliore versione mentre le big siano invece prive dei loro giocatori più forti, impegnati in NBA e in Eurolega . L’Islanda non fa eccezione, anche se dovrà rinunciare per infortunio al suo miglior giocatore, Martin Hermannsson, compagno di Procida e Spagnolo all’Alba Berlino. Per il resto avrà tutti i suoi giocatori migliori: Fridriksson, secondo assistman della Lega greca e visto brevemente a Tortona due anni e mezzo fa; Gudmundsson, già a Pesaro e Fortitudo Bologna, oggi a Burgos nella seconda Lega spagnola; e appunto Hlinason, oggi a Bilbao e quarto miglior rimbalzista offensivo della Liga ACB. Gli azzurri saranno senza gli elementi più importanti, alcuni dei quali dovrebbero aggiungersi a Reggio Emilia per il match del 25 novembre, organizzato a casa di Nicolò Melli. Con lui vedremo presumibilmente Pajola e Tonut, Ricci e Polonara, per il momento tra le otto riserve a casa. A Reykjavik la nazionale sarà quella che una volta si definiva sperimentale. Spissu sarà il più esperto e logico capitano, forte anche dell’esperienza nel campionato spagnolo a Saragozza. Bortolani, Flaccadori e Akele, gentilmente concessi da Olimpia e Virtus, potranno togliersi un po’ di ruggine visto che nei loro club giocano davvero poco. Michele Vitali, Luca Severini e Davide Alviti potranno invece sfruttare una nuova opportunità in azzurro. In Islanda, dunque, non sarà semplice: nella finestra di febbraio i nostri avversari hanno battuto l’Ungheria e hanno perso in Turchia di un punto, in una maniera che definire rocambolesca è addirittura riduttivo. Ci vorrà una bella prestazione anche per dimostrare che, dietro i big, c’è una base solida che può cavarsela da sola: in ogni caso, qualsiasi giocatore ne vesta la maglia e qualsiasi sia l’avversario, la Nazionale resta un momento di enorme fascino, un punto d’arrivo per tutti gli addetti ai lavori e allo stesso tempo un punto di partenza per lanciare la propria carriera. Per questo motivo, anche se non siamo in Eurolega, ogni partita conta, e conta molto.