Le parole di Guardiola ("sono vicino alla fine della mia carriera di allenatore") hanno fatto il giro del mondo. Non è che l'ultimo caso di "stress da panchina"
Soffro lo stress
io soffro lo stress
sono stanco e fuori forma
suono in una boy band
suono in una boy band
ci deve essere un errore.
Cantavano i Velvet , la sento molto mia, sicuramente la canta sotto la doccia Pep Guardiola.
Che a 45 anni, a quell’età in cui le persone normali pensano di poter spaccare ancora il mondo, fanno grandi progetti per il futuro e stilano la ista dei propositi, parla come uno prossimo alla pensione : “La mia carriera da manager sta per terminare, mi troverete su un campo da golf”.
Chi ha il pane non ha i denti, starà pensando qualche allenatore in cerca di panchina.
Ma lo stress logora chi ce l’ha, la panchina. E non è solo la pressione a farlo parlare: “Nel momento in cui non sentirò più di aspirare alla perfezione, e sento di aver iniziato questo processo, mi ritirerò. Non voglio allenare fino a 60-65 anni”. Dichiarazioni che fanno effetto, In un mondo in cui chi ha una poltrona ci rimane attaccato con il bostik.
Pep ha problemi con il tarlo, dunque. Il tarlo? Si, quello che Arrigo sacchi definì prima amico e poi nemico: il tarlo della perfezione. Prima ti aiuta a vincere ( e ad essere considerato picchiatello) , poi non lo sopporti più.
Conosciamo Guardiola per il tiki taka, per il suo stile in campo e fuori ma anche per il suo stress code. Negli anni non se ne è mai liberato. Quando se ne andò dal Barcellona disse , senza fare troppo possesso palla, che si era rotto. Lui. Ma anche qualcosa: “ Voglio tornare a vivere, oltre al calcio c’è molto altro. Devo stare lontano da questa pazzia”.
Il periodo detox non è durato molto. Ed via subito a scoprire come si dice stress in tedesco…. Stress, uguale. E infatti poco è cambiato. Il passo da stress a pressure è stato breve. Il tempo di una stagione.
Ci sono allenatori che vanno avanti di Maalox in peggio, chi fuma ossessivamente, chi va di caffeina e chi, proprio, ha bisogno di prendersi una pausa. E’ successo a Luis Enrique ai tempi della Roma, a Guidolin con l’Udinese.
Poi c’è chi, invece, arriva ad un certo punto, spolvera i trofei e dice “sono a posto cosi”. L’ultimo, Nico Rosberg. Prima di lui Casey Stoner a 27 anni, e, in rigoroso ordine sparso, mi vengono in mente Bjorn Borg, Thorpe e Phelps che poi sono tornati, Nadia Comaneci (che era una giovane vecchia), Michel Platini, Pete Sampras, Dan Peterson numero 1.
Poi c’è anche chi ha già smesso e non se ne è ancora reso conto. Ma è solo l’inizio dell’anno, non posso essere troppo cattiva…
E forse ha ragione Pep
Pazzi del calcio, si, pazzi per il calcio, anche no.