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Mancini, quanta saudade: "Italia mi manchi. Allenare la Nazionale sarebbe straordinario"

Calcio

Protagonista della prossima puntata de "I signori del calcio", l'allenatore dello Zenit torna a tirar fuori tutta la sua voglia d'azzurro: "Sarebbe un prestigio enorme"

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Tanti, troppi chilometri di distanza per chi in Italia ha vinto titoli, tanti titoli, da calciatore e da allenatore. Roberto Mancini è in Russia, sulla panchina dello Zenit ma, ha sempre fatto sentire la sua voglia d’azzurro. Protagonista della prossima puntata de "I Signori del calcio" (intervista integrale in onda su Sky Sport 1 HD sabato alle 19:15), il Mancio che torna a parlare al microfono di Massimo Marianella proprio di quell’avventura che sogna, esprimendo tutta la sua saudade: "Quando sei all’estero, senti sempre la mancanza del tuo Paese. Quando sei in Italia, lo critichi a volte giustamente. Vai all’estero e questa mancanza la senti". E poi, se vedi giocare la Nazionale, qualcosa dentro la senti: "Ti riattacchi al passato quando eravamo giovani, agli anni ’70-’80 quando vedevamo le partite degli azzurri ed eravamo emozionatissimi. Anche questo è una cosa importante". Il suo desiderio è fortissimo: "In futuro non si sa mai nella vita. Io credo che un giorno allenare la Nazionale possa essere una cosa straordinaria. Di un prestigio enorme. Adesso abbiamo un contratto con lo Zenit, dobbiamo cercare di fare del nostro meglio, cercare di vincere". Certo che, la panchina azzurra al suo Paese lo riavvicinerebbe tantissimo.

Dopo l’Italia, l’Inghilterra, la Turchia. Ora siamo in un altro angolo del mondo. Com’è la Russia calcisticamente?
La Russia è un grandissimo paese. Quando viaggiamo e noi arriviamo a San Pietroburgo, è una grandissima città. Il campionato credo che debba ancora crescere molto, credo che sia migliorato sicuramente e spero che con il fatto di giocare i Mondiali in casa, aver costruito degli stadi bellissimi, spero che possa migliorare ancora. Hanno anche giocatori giovani bravi e possono migliorare. Non è ancora di altissimo livello.
Ancora parli con affetto della tua Samp e ancora oggi se ne parla tanto. I gemelli del gol: tu e Vialli. Boskov. Avete fatto qualcosa di incredibile.
Beh, io me lo auguro per i tifosi della Samp che ci possa essere un’altra epoca così, però penso che sia difficile. Perché di Mantovani ce n’è stato uno, e non credo che possa essercene un altro. Lui era al di sopra di tutto e di tutti. Aveva un’intelligenza che nessun altro aveva. Aveva costruito una squadra prima di giovani ragazzi e, poi, di uomini che hanno vinto quasi tutto. Per quello dico che ho avuto questa fortuna, di giocare in una squadra così e di amare totalmente i miei compagni di squadra. Non credo che possa capitare un’altra volta.
Noi come Italia ai Mondiali non ci andiamo. Però si giocano in Russia
Io credo che sarà un grande mondiale a livello di organizzazione, hanno costruito stadi molto belli, e l’organizzazione ce l’hanno, perché comunque non vogliono fare brutta figura e non credo che la faranno. Saranno al top. È un dispiacere che non ci sia l’Italia. L’Italia la volevano, la volevano tutti qua. Quindi la mancanza dell’Italia alla World Cup non è una cosa così bella.
 

Hai usato il termine "fantastico". Nella tua carriera da allenatore ci sono due imprese fantastiche: tu hai riportato a vincere l’Inter dopo tanto tempo, poi ancora di più un Manchester City che ha avuto buoni giocatori, ma in un ambiente che non aveva mentalità vincente. Qual è l’impresa a te più cara?
Devo dire che sono legato a tutte le mie squadre, perché la mia prima vittoria di allenatore è stata con la Fiorentina in finale di coppa contro il Parma che era nettamente più forte di noi. Sono legato a tutte le vittorie. L’Inter era una squadra che stava costruendo da anni, non era riuscita a vincere neanche con Ronaldo che è stato forse il miglior giocatore del mondo, il migliore che sia passato all’Inter probabilmente. Però era una squadra che stava costruendo, e credo che lì, in parte, anzi molto, il merito vada a Moratti. E’ lui che ha costruito questa squadra, è riuscito a prendere giocatori importanti. Noi abbiamo lavorato bene e ci siamo riusciti, quindi sicuramente ho un bellissimo ricordo. Col City è un po’ diverso perché era una squadra che praticamente non aveva mai vinto; non sono stati facili i primi mesi, però anche lì poi siamo riusciti a prendere dei giocatori per me fortissimi, che nessuno prendeva: perché David Silva in quel momento lì non lo prendeva nessuno, eppure era stato un giocatore che nel Valencia aveva fatto cose straordinarie. Nel Real Madrid, nel Barcellona…Yayà Tourè, lasciato andare dal Barcellona, Aguero: giocatori che ancora oggi fanno la differenza, dopo 7-8 anni. Al City è stato bello perché abbiamo costruito dal niente e in un anno e mezzo siamo riusciti ad essere una delle migliori squadre della Premier League. Sicuramente un bellissimo ricordo.
Torneresti in Premier League?
Mah, mi piacerebbe fare esperienze in altri campionati, però è chiaro che la Premier League è forse il campionato più bello. Ci tornerei, ma andrei in una squadra che non vince da tempo, perché andare in quelle che vincono sempre, insomma!
Perché la Premier è un punto di riferimento?
Perché è un bel campionato, perché i giocatori danno tutto sia in partita che in allenamento, gli stadi son sempre pieni, ogni partita che fai c’è un grande pubblico e tanto entusiasmo. Ogni competizione, in ogni stadio; giochi una partita di Carling Cup e lo stadio è pieno. E’ tutto quello che gira intorno alla Premier League. La vera bellezza penso sia la globalità della Premier League.
 

Com’è oggi il nostro calcio?
Noi abbiamo vissuto gli anni più belli del calcio italiano ed ora non può essere come prima, anche perché sono state fatte tante cose sbagliate, che vanno cercate di migliorare e credo lo si possa fare, anche perché il calcio in Italia è una componente importante nella vita di tutti i tifosi. Magari non sarà più come prima, ma credo che se si lavora bene si possa riportare la Serie A dove merita, perché non è giusto che sia dietro il campionato francese o spagnolo, non credo sia giusto. Dobbiamo lavorare per riportarla ai livelli in cui era prima.
Su cosa lavorare?
Intanto gli stadi. E i campi di gioco. Questa è una cosa importantissima, perché se gli stadi sono belli le perone vanno allo stadio, se non sono belli non ci vanno. Poi ci sono altre cose: in Inghilterra non fanno vedere tutte le partite che fanno vedere in Italia, per questo la gente va anche di più allo stadio. Ce ne sono talmente che è difficile dirne una sola.
Si dice che l’amore ideale non andrebbe mai vissuto. Ti vedremo mai sulla panchina della Sampdoria?
La Sampdoria è stata quasi tutta la mia vita. Non lo so. Non voglio tornare a fare dei danni! Perché dopo essere stato, insieme ai miei compagni e ai dirigenti, artefice di un pezzo di storia incredibile della Sampdoria, per tornare a fare dei danni è meglio non andare. Allora, se un giorno ci saranno le componenti per riprovare a fare qualcosa di speciale, probabilmente si, altrimenti no.
Hai un rimpianto? Puoi confessarcelo qui serenamente.
No, no. Mi sono sempre trovato bene ovunque e fortunatamente qualcosa abbiamo sempre vinto, quindi questa è già una cosa bella.