PSG, Buffon si racconta: "Gli ambienti ultrà, la depressione, la voglia di giocare ancora: vi dico tutto"

Calcio

In un'intervista a Vanity Fair, il portiere del Paris Saint-Germain si racconta tra passato, presente e la voglia di giocare ancora un altro anno. Un viaggio tra il Buffon calciatore e il Buffon uomo: "Da ragazzo ho frequentato ambienti ultrà. La depressione? Per qualche mese ogni cosa perse di senso. Oggi ho ancora sogni e ambizioni"

BUFFON RIVELA: "QUANDO HO SFIDATO CHIESA HO PENSATO DI SMETTERE"

Il Buffon uomo e il Buffon calciatore si intrecciano in un’intervista rilasciata dal numero uno del Paris Saint-Germain al settimanale Vanity Fair Italia. L’ex portiere della Juventus e della Nazionale affronta molte tematiche, sia personali che di pubblico interesse, e non nasconde la voglia di continuare a giocare anche l’anno prossimo: “L’idea – ammette Buffon – è quella, se il PSG è d’accordo. Oggi mi vedo come uno strano figuro di 40 anni che va in campo e pensa di averne 20, ma ha più sogni e ambizioni di quanti ne avesse da ragazzo. Se ripenso al ragazzino che ero e ai suoi sogni, non commuovermi è impossibile” – dice Buffon.

Le frequentazioni ultras

Buffon ripercorre alcune fasi della sua gioventù, a partire da una in particolare: quella in cui frequenta ambienti ultrà: “Incontravo gente di cui si parla tanto ma senza saperne nulla. Ragazzi normali, alcuni sognatori, altri interessanti, altri deficienti. Da tifoso della Cararrese, il nome del gruppo era Commando Ultrà Indian Tips, ce l’ho ancora stampato sui guanti”. E svela un episodio: “Dopo una partita diedi un passaggio a un tifoso del Parma, che però si dileguò ad un posto di blocco. Così rimasi solo io a confronto con la polizia. Fu uno slancio di solidarietà nei confronti di un amico che aveva sbagliato, ma oggi non commetterei più queste leggerezze”. L’argomento è un assist per parlare anche dei recenti scontri fuori San Siro: “Difficile contestualizzare quanto accaduto a Milano. L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri. Non solo in uno stadio. Tuttavia sospetto fortemente che il calcio, in tutto questo, sia soltanto un pretesto”.

La gioventù e l’onnipotenza

La gioventù è stata per Buffon anche l’età “in cui covavo una sensazione di onnipotenza e invincibilità. Mi sentivo indistruttibile, sentivo che potevo eccedere e fare ciò che volevo. Una sana follia che mi tengo stretta, che mi ha portato a fare cazzate di cui ho assaporato il gusto: sono felice di non essermene scordata nemmeno una. Una cosa però non l’ho mai fatta – ammette Buffon – drogarmi o doparmi. I miei genitori me l’hanno subito insegnato, così quando a 17 anni capita che qualcuno ti mette una pasticca sulle labbra, sai come e perché dire di no. Al massimo ho fatto un tiro di canna da ragazzo… ricordo ancora quella nuvola di fumo provocata da 200 canne fumate tutte assieme ai tifosi della Casertana. Sembra di vederla ancora adesso”.

La depressione

Un tasto dolente che però Buffon non nasconde nelle sue interviste è quello che riguarda la depressione. Lui ha ammesso di averne sofferto all’apice della carriera, quando aveva 25 anni e giocava nella Juventus. Ne parla anche a Vanity Fair: “Per qualche mese ogni cosa perse di senso. Mi sembrava che alle persone non interessasse Gigi, ma solo Buffon: il campione che incarnavo. È stato un momento davvero complicato, anche se avevo 25 anni e avevo successo e notorietà”. Anche in questo caso Buffon racconta un episodio in particolare: “Pochi minuti prima di una partita di campionato mi avvicinai al preparatore dei portieri, Bordon, e gli chiesi di far scaldare Chimenti. Gli dissi che non me la sentivo di giocare, perché avevo avuto un attacco di panico e non potevo sostenere la partita. Ne uscii – spiega Buffon – condividendo quella nebbia con gli altri. Capii che quel momento era uno spartiacque e non dovevo avere paura di mostrare le mie debolezze, né di piangere”.

L’esclusione dal Mondiale e Ventura

Mai banale, Buffon torna anche su l’evento calcistico che in negativo ha segnato l’ultima parte della sua carriera. È passato più di un anno dalla notte di San Siro che ha sancito l’esclusione dell’Italia dal Mondiale 2018, ma l’ex n.1 azzurro precisa: “Ventura? Dire che noi calciatori lo abbiamo osteggiato è una balla colossale, da parte nostra c’è sempre stata massima disponibilità: lo abbiamo difeso in ogni occasione. È vero – aggiunge Buffon – che a un certo punto si è sentito solo. Ma forse un sostegno doveva esserci da chi di dovere. Ma come insegnante di calcio a me Ventura è piaciuto tantissimo”.

foto da www.vanityfair.it