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Giornata mondiale della Musica, le note meno "note" nel pallone

Calcio

Domenico Motisi

Dai calciatori che si reinventano musicisti, cantanti o rapper agli inni e i cori più celebri: tra il mondo musicale e quello del calcio c’è sempre stato un legame particolare. Non tutte le melodie che risuonano negli stadi, però, hanno la stessa fama: ecco quelle che in pochi conoscono

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Che il calcio e la musica siano due mondi complementari è un dato di fatto: basti pensare ai giocatori che si reinventano musicisti, cantanti o rapper, oppure ai cori più celebri intonati dai tifosi, ma anche agli inni di squadre o competizioni. Proprio gli inni, nel corso del tempo, sono diventati un tratto distintivo di un team, una tifoseria o, perché no, di una competizione. Quelli delle squadre di A sono ormai tutti, o quasi, famosi: dal più antico, scritto per la Fiorentina, che nacque addirittura negli anni ’30, ai celebri testi di Antonello Venditti per la Roma, passando per i brani che accompagnano Juve, Napoli, Inter, Milan e Lazio. Anche squadre meno blasonate hanno “scomodato” voci importanti per il proprio inno: tra queste c’è, per esempio, il Chievo Verona con Ivana Spagna e i Sonohra, che hanno cantato addirittura due brani diversi. Anche gli inni di un Mondiale sono stati in grado di scrivere pagine di storia di calcio e musica: dalle “Notti magiche” di Bennato-Nannini nel ’90, alla “La Copa de la Vida” di Ricky Martin del 1998, passando per il “Waka-Waka” di Shakira che nel 2010 fece ballare il mondo intero. Tuttavia, in occasione della Giornata mondiale della musica, sarebbe troppo semplice celebrare questi successi indelebili, è più giusto dunque dare spazio alle “note” meno “note” nel mondo del calcio: quei casi in cui un inno non è particolarmente conosciuto, oppure quelli che hanno un’origine particolare o un aneddoto curioso da raccontare.

I tre inni dell’Europa League

Se l’inno della Champions League è, probabilmente, il più famoso nel mondo del calcio (anche se in pochi ne conoscono le parole, fatta eccezione per il “The champions” finale), molto meno celebre è quello dell’Europa League. In realtà, sarebbe più giusto parlare degli inni, al plurale. La competizione, infatti, anche per quanto riguarda la propria soundtrack è ancora ben lontana dall’aura di epicità e leggenda che avvolge la Champions e dall’anno del suo debutto nella stagione 2009-10 (prima si chiamava Coppa Uefa) ha cambiato theme song per ben tre volte, senza mai riuscire a rendere indimenticabili le proprie note. Il primo dei tre inni è stato composto dal musicista francese Yohann Zveig e successivamente registrato all’Opera di Parigi. Un brano che, secondo l’autore che l’ha composto, doveva “essere fedele alla tradizione calcistica cogliendo l’energia esplosiva dell’evento”. Evidentemente l’obiettivo di Zveig non è stato raggiunto visto che già nel 2015 l’Europa League cambia musica, nel vero senso della parola, e si affida al tedesco Michael Kadelbach che compone il nuovo inno, registrato a Berlino. "Volevo che questa musica catturasse tutta l'emozione e l'energia che provavo da giovane quando, fianco a fianco con i miei amici, applaudivamo e incitavamo a squarciagola la nostra squadra a prescindere dalle vittorie e dalle sconfitte", disse il compositore presentando le sue note. Anche in questo caso, però, la traccia fu poco fortunata e sostituita nella stagione 2018-19: un terzo inno "per sintetizzare la passione e l'energia delle serate di Europa League…che esprime in modo gioioso e potente la natura della competizione. Unisce elementi moderni e classici, rendendo omaggio alla tradizione ma guardando anche al futuro". Durerà?

Inno Nations League: è tutto in latino

Molto recente, per ovvi motivi, è anche l’inno della Nations League, la competizione per squadre nazionali che ha avuto la sua prima edizione nel 2018-19. Si tratta di una canzone scritta dagli olandesi Giorgio Tuinfort e Franck van der Heijden, e successivamente registrata dalla Netherlands Radio Choir e dalla Radio Philharmonic Orchestra, che ha sede nella città olandese di Hilversum. L'inno è interamente in lingua latina ed è stato suonato per la prima volta in pubblico proprio durante il sorteggio di Nations League a Losanna (con l’Italia inserita nel girone di Polonia e dei futuri campioni del Portogallo). Non volendo scegliere una lingua che rappresentasse un’unica o comunque poche nazioni, è stato preferito il latino, che accomuna, almeno in parte, gli idiomi parlati nelle nazioni partecipanti al torneo. Un inno che secondo l’Uefa “rappresenta l'unità dei tifosi e l'importanza della competizione per le rispettive nazioni”. A proposito di latino, anche l’inno (per la verità non troppo amato dai tifosi) della Serie A è scritto, per metà, nell’antica lingua di Seneca e Cicerone. “O generosa!”, questo è il titolo della canzone che risuona prima di ogni match del nostro campionato, è stato composto da Giovanni Allevi ed è ispirato alle musiche di John Williams, Ennio Morricone e Gian Piero Reverberi. Nonostante si tratti dell’inno ufficiale della Serie A, le parti del testo che non sono in latino sono scritte in lingua inglese. Secondo le intenzioni della Lega, le parole del brano richiamerebbero i valori di virtù sportiva e nobiltà d'animo.

Il caso Real: l’inno della Décima, note che cambiano la storia

Una canzone o un inno possono essere composti anche per celebrare una vittoria importante, e poco importa se sei già il club più famoso e titolato al mondo. È questo il caso del Real Madrid che nel 2014, per festeggiare la tanto sognata “Décima” Champions League, ha fatto scrivere una traccia composta e prodotta dal compositore di origini marocchine Nadir Khayat, conosciuto con il nome d’arte Red One. Un nuovo inno che si aggiunge a quello leggendario del 1952 di José Aguilar intitolato “¡Hala Madrid!” (c’era anche Santiago Bernabéu alla registrazione del pezzo), e a quello del centenario del 2002. La canzone di Nadir Khayat, dal titolo “Hala Madrid y nada más”, venne registrata anche con le voci dell’intera squadra e di Carlo Ancelotti. Fu un successo straordinario e portò così fortuna al club merengue che, già due anni dopo, fu il celebre tenore Placido Domingo, noto tifoso del Real Madrid, a cantare la nuova versione del pezzo in occasione della Undécima (arriveranno anche la Duodécima e la Decimotercera nel 2017 e nel 2018). Una canzone che oggi ha quasi del tutto sostituito il vecchio inno del 1952, così come quello del 2002, ed è quella che accompagna i calciatori del club madrileno durante l’ingresso in campo allo Stadio Bernabéu.

"Campeones?”, No… “Campione"

Restando in tema iberico, in questo caso parliamo di un falso storico, probabilmente dovuto proprio al dominio delle squadre spagnole negli ultimi anni. Al termine di ogni competizione, infatti, calciatori e tifosi della squadra in trionfo hanno affiancato, se non del tutto sostituito, il celebre “We are the champions” dei Queen, all’ormai altrettanto famoso coro “Campeones, campeones, olé, olé, olé”. Un canto che risuona oggi in diversi campionati, competizioni e sfilate celebrative in giro per l’Europa e per il mondo intero. In realtà, sono in pochi a sapere che il motivetto e le parole di quel coro derivano dall’inno ufficiale di Euro 2000 giocato in Belgio e Olanda: un brano cantato dallo svedese E-Type, il cui testo è tutto fuorché spagnolo. Le parole, infatti, sono in inglese mentre il ritornello, che è anche il titolo della canzone, è addirittura in italiano. Il “Campeones” del coro, nella versione originale, è in realtà “Campione”. Una parola nella nostra lingua che nel corso degli anni è stata sostituita dalla più esotica versione in spagnolo. Succede dunque che l’inno della Serie A è metà in latino e metà in inglese e che un coro che tutti pensano essere spagnolo è in realtà cantato da uno svedese in italiano: nella Giornata mondiale della Musica vale anche questo.