Il Ct della Francia, in un'intervista a Le Monde, è sicuro sul futuro dell'allenatore del Real Madrid: "Ad un certo punto la panchina della Nazionale toccherà a lui". Poi su Euro 2020: "Non abbiamo nessuna vendetta da prenderci. Siamo campioni del mondo ma vogliamo vincere ancora"
Didier Deschamps arriverà ad Euro 2020 da campione del mondo in carica. La sua Francia ha trionfato in Russia nei Mondiali del 2018 e vuole dimenticare la sconfitta del 2016, subita dal Portogallo di Cristiano Ronaldo nella finalissima giocata in casa. L'allenatore è alla guida dei Blues dall'estate del 2012, abbastanza per aprire un ciclo ricco di soddisfazioni e talenti. Anche le cose belle però hanno una fine, per questo non si tira indietro davanti a chi gli chiede il nome del suo sostituto. Un eredità pesante, senza dubbio. Che potrebbe essere raccolta da un altro allenatore, sempre francese, che in carriera ha già vinto tanto: "Il prossimo allenatore della Nazionale potrebbe essere Zidane. A un certo punto questa panchina toccherà a lui”, ha svelato in esclusiva a Le Monde. Una previsione niente male, un pronostico di cui Deschamps è sicuro. Il suo contratto con la Federazione è stato rinnovato alcune settimane fa dal presidente Noel Le Graet e, attualmente, scadrebbe il 31 dicembre del 2022. Deschamps non è più un ragazzino, la carta d'identità dice 51 anni: "Ma quando sei un allenatore, il limite di età non esiste".
Ancora insieme
Il 2020 sarà l'ottavo anno alla guida della Francia per Deschamps, che però non ha nessuna intenzione di smettere: "La Federcalcio segue una logica di risultati - ha continuato a spiegare - come nel 2013, 2015 e 2017, abbiamo iniziato a sollevare l'argomento rinnovo solo dopo aver ottenuto la qualificazione alla prossima competizione, in questo caso Euro 2020. Il presidente ha sempre considerato che è meglio affrontare un grande torneo con un allenatore che sarà in carica anche dopo. Per me, non c'è niente di meglio della Francia". Dopo il Mondiale, il sogno si chiama appunto Europeo: "Ma nella mia mente non c'è alcuna vendetta da prendersi dopo la finale persa nel 2016. Non è perché siamo stati campioni del mondo che questa passione di vincere, questo desiderio è svanito. Non considero la mia missione di allenatore un lavoro. Sarebbe indecente. Ho il privilegio di fare della mia passione la mia professione. Mi rendo conto che non è così per tutti. È una grandissima libertà non fare qualcosa per obbligo".