L'attaccante della Fiorentina si è sfogato in un'intervista: "Il calcio è solo un business, non esiste più la fedeltà. I giovani sprecano il proprio talento, pensano a Instagram e alla PlayStation. Mi pento dei miei tatuaggi"
Il lusso da tempo è una componente imprescindibile del calcio ad alti livelli. Eppure non c’è sempre da esserne contenti. "Tutti questi soldi sono una maledizione, il calcio ormai è diventato solo un business e noi calciatori siamo semplicemente dei numeri. Non funzioni? Vieni sostituito. La fedeltà non esiste più ed è triste": comincia con queste parole lo sfogo di Kevin-Prince Boateng, nell’intervista rilasciata alla Bild. Questa evoluzione sta togliendo rilievo alla componente ludica del calcio, secondo l’attaccante della Fiorentina: "A volte non mi diverto, mentre prima mi divertivo sempre. Bisognerebbe fare un sondaggio e vedere quanti sono contenti di andare agli allenamenti. Ovviamente ad un certo livello il calcio diventa un lavoro, ma è così ben pagato che la pressione diventa enorme e facilmente si finisce a parlare di depressione".
Avvisi per i giovani
Boateng compirà 33 anni il prossimo marzo e ad un’età matura lancia un messaggio ai giovani: "Mi innervosisce vedere ragazzi che non vivono il proprio talento e so che vuol dire sprecarlo. A 19 anni guidi una Mercedes e ti accontenti, non fai allenamenti extra, giochi alla PlayStation e pensi a Instagram. Prima lo facevo anche io ma oggi non te lo puoi più permettere". Infine, un rimpianto: "Vorrei non essermi mai tatuato, si è molto più belli senza tatuaggi perché ormai ce li hanno tutti".