Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha parlato dei temi legati alla riforma calcio, partendo dalla questione multiproprieta: "È un problema che risolveremo, non ci sarà più". Poi ha annunciato cambiamenti importanti sui campionati: "Dal 2024 ci saranno due Serie B". E sugli stadi: "La capienza continuerà a salire. A breve il 100%"
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha incontrato i giornalisti nella sede del comitato regionale della FIGC di Catanzaro. È stata l'occasione per toccare molti argomenti caldi, a partire dalla questione multiproprietà: "Ripristineremo il principio dello Statuto federale che vieta qualunque forma, non di controllo, ma di partecipazione, anche dell'1%, così risolviamo definitivamente questo problema. Il 30, in Consiglio federale, noi porteremo una nuova norma. Oggi ci sono solo due situazioni, non ce ne potranno essere altre. La Salernitana ormai deve risolvere il problema in tempi rapidi, e glielo auguro. Per quanto riguarda le due situazioni, che sono Verona-Mantova e Napoli-Bari, daremo un tempo tecnico per risolvere subito questo problema: comprendiamo che hanno già fatto degli investimenti quindi hanno avuto delle deroghe, ma non ce ne potranno più essere altre. Ci sarà solo la possibilità di avere squadre nel mondo dilettantistico e nel professionismo". E sulla capienza negli stadi: "Oggi dal cts dovrebbe venire fuori una nuova disposizione e credo che gradualmente si dovrebbe passare al 75% di presenze dai primi di ottobre, per arrivare a breve al 100%", ha detto Gravina. "I nostri campionati sono iniziati dal 22 agosto con il sistema dei controlli agli ingressi e con i green pass la curva dei contagi è scesa drasticamente. La dimostrazione è che se lo sviluppo della pandemia ha un tempo tecnico di 7-10 giorni e dal 22 agosto c'è stata un'involuzione nei contagi, evidentemente quella sorta di assembramento non genera effetti negativi sull'evoluzione della pandemia. Continuerei a essere particolarmente ottimista".
"Dal 2024 ci saranno due Serie B"
Gravina poi ha anche parlato di riforme per la Serie B, la Serie C e la D. Tra tre anni sono previsti importanti cambiamenti: "Tutti pensano che la riforma del calcio passi attraverso la riforma dei campionati. Questo è fondamentale, certo, ma se la riduciamo a una semplice operazione matematica serve un ragioniere. La mia riforma è culturale. La cultura nel mondo del calcio credo che sia uno degli elementi più complessi da costruire e su quello sto investendo energie. La rivoluzione culturale comprende tutto: la modalità di investimento, la valorizzazione di due asset fondamentali quali infrastrutture e settori giovanili. Mi riferisco anche al controllo e alle modalità di gestione aziendalistiche, tenere i costi sotto controllo e cercare di aumentare i ricavi, cercare di vendere meglio il nostro brand. L'idea di fondo per la riforma è legata a un'esigenza: il nostro calcio è surriscaldato, cioè si spende troppo perché il divario a livello di mutualità è altissimo. C'è un rapporto di 1 a 20 tra la serie A e B, di 1 a 10 tra C e B e infinito tra C e dilettanti perché non c'è mutualità. Il rischio è retrocedere perché se retrocedi fallisci. La storia dice che su 4 società che vanno dalla B alla C tre, in uno o due anni, falliscono. La mia preoccupazione è raffreddare il sistema con delle fasce intermedie e poi arrivare, dalla stagione 2024/2025 ad avere, mi auguro con l'approvazione del Consiglio federale, un campionato di Serie A, due di B, e poi la 'D elite' che si fonda con la Serie C con un semiprofessionismo abbastanza allargato. Poi ci sarà il mondo del dilettantismo che sarà vero, non professionismo di fatto. Il vantaggio sarà che la federazione metterà a disposizione delle risorse ma chiederemo un intervento governativo. Serve la modifica della 91 sul semiprofessionismo ma servono una serie di interventi e ne cito uno, l'apprendistato che è un diritto del mondo del calcio che rivendichiamo".
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"Non è normale che il calcio sia governato da una legge che ha 40 anni"
Il presidente della FIGC ha anche affrontato il tema relativo alla situazione economica del mondo calcio: "Gli aiuti allo Stato non dovremmo neanche chiederli perché quando un settore come quello del calcio, che impatta sul Pil in maniera così decisa e coinvolge 12 settori merceologici, quando perde 1,2 miliardi e subisce un impatto negativo da pandemia che è il doppio della media degli altri settori economici, 18% contro 9%, allora dovremmo soltanto dire 'Siamo qui, siamo in difficoltà aiutateci'. Non abbiamo chiesto aiuto sotto il profilo del ristoro, ma abbiamo chiesto gli strumenti tecnici legislativi per poterci autodeterminare. Abbiamo anche chiesto di modificare la legge 91 che è del 1981. Ma può il calcio, uno dei settori più importanti del Paese essere governato dalla sua legge fondamentale che ha 40 anni? A me sembra una follia. Il mondo del calcio, il mondo dello sport, oggi versa 1,3 miliardi di gettito fiscale al Governo. Quindi il calcio italiano riceve 1 euro di contributo e ne restituiamo 17,3. Questa è la situazione. Non abbiamo chiesto soldi al Governo ma di metterci nelle condizioni di lavorare, di poter dare una risposta concreta alle forme di investimento. Vi sembra normale che ci vogliono anni per i presidenti per fare uno stadio? Non mi sembra normale bloccare gli investimenti. Gli investimenti sono ricchezza per il Paese perché significa rimettere in moto l'economia".