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Mateo Retegui: "Il mio sogno ora è venire a giocare in Italia"

L'INTERVISTA

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il giovane attaccante della Nazionale ha confessato i suoi prossimi obiettivi: "I più grandi giocano in Europa, il presidente del Tigre mi ha detto che in estate potrebbero cedermi. Mi ispiro ad Haaland, Lewandowski e Ibrahimovic". Sul suo futuro azzurro: "A Coverciano sono stato accolto benissimo. Ora devo prepararmi fisicamente e mentalmente per essere richiamato"

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Mateo Retegui ha attraversato l'oceano per giocare con l'Italia. A breve potrebbe farlo definitivamente, per approdare nel calcio europeo: "Sì, il presidente Melaraña (del Tigre, ndr) ha detto che a luglio potrebbe essere probabile che io venga ceduto. A me piace molto l’idea, è un sogno per tutti quelli che giocano a calcio, i più grandi sono in Europa", ha raccontato il nuovo centravanti azzurro alla Gazzetta dello Sport.

Dall'hockey al calcio

Cresciuto in una famiglia di hockeisti su prato, è stato un incontro fortuito a cambiare le sue prospettive: "Prima di scegliere definitivamente il calcio, pure io giocavo a hockey. Avrei potuto essere hockeista, per due anni ho smesso con il calcio, poi apparve Diego Mazzilli, uno scout del Boca Juniors, che un giorno mi vide giocare a calcio in spiaggia e mi chiese se volessi fare un provino. Mi aveva visto da ragazzino giocare nelle giovanili del River Plate e si ricordava di me: dopo un paio di settimane il Boca mi prese e io decisi per sempre che la mia strada era il calcio". Il rapporto con il padre è rimasto molto forte nonostante il cambio di sport: "Ho un ottimo legame con lui. Oltre che un grandissimo giocatore, è stato allenatore delle nazionali argentine di hockey su prato, oggi è il segretario dello sport della città di Buenos Aires. Per me è il miglior tecnico al mondo, oltre a essere colui che segue i miei interessi. Ma io ho un rapporto strettissimo con tutta la mia famiglia. Mia sorella Micaela è la mia migliore amica, con lei condivido tutto".

L'esordio in Nazionale

Retegui ha svelato anche i retroscena della sua convocazione con l'Italia: "Un giorno a inizio anno stavo tornando da un allenamento e papà mi chiama per dirmi che aveva una notizia molto importante. Ma non mi sarei mai immaginato una cosa così, nemmeno nel più bello dei sogni avrei potuto pensare di giocare per l’Italia, a Napoli, nello stadio che porta il nome di Maradona. Non appena papà mi ha detto che Mancini mi voleva, il mio sì è arrivato velocissimo, non c’era molto da pensarci". Una convinzione maturata ancora di più nei giorni trascorsi a Coverciano, con i due gol in altrettante partite contro Inghilterra e Malta: "Con Roberto abbiamo parlato tanto a Coverciano, soprattutto di tattica e di come lui intende giocare. Devo ringraziare lui, tutto lo staff tecnico e i miei compagni per come mi hanno accolto e fatto sentire. Non avrei mai immaginato di vivere tutto questo. Ho provato a sfruttare al massimo ogni giorno per conoscere l’ambiente e iniziare a capire meglio il calcioe uropeo, che è molto diverso da quello argentino: piùveloce, dinamico, intenso. Si adatta a me, mi piace molto. Adesso l’obiettivo è di prepararmi ancora meglio a livello fisico e mentale se l’Italia mi dovesse richiamare".

Obiettivo calcio europeo

Se il calcio europeo è quello più adatto a lui, si potrà scoprire presto, forse già in estate: "Mi piacerebbe molto venire in Italia, ma è ancora molto presto. Però sarebbe bellissimo diventare un protagonista del campionato, uno che segna tanti gol. Come mi piacerebbe segnarne tanti anche per l’Italia, una delle nazionali più importanti della storia". La lingua non sarà un problema: "Sto imparando l'italiano. In realtà lo capisco perfettamente e lo parlo già. Ma siccome sono un perfezionista, mi vergogno a farmi sentire fino a che non lo parlerò davvero bene".I modelli di riferimento sono chiari: "Haaland del Manchester City è uno di quelli, un 9 letale che mi piace tantissimo. Poi Lewandowski, Ibrahimovic, sono tutti molto completi. E sono dei leader". Non si sbilancia nella scelta tra Messi e Maradona: "Io non ho vissuto la storia di Diego come giocatore. L’ho incontrato giocando il Clasico con l’Estudiantes quando lui era l’allenatore del Gimnasia, vincemmo 1-0 con il mio gol. Ne ho fatti tanti, ma per me quello resta il gol più importante della mia carriera. Ho fatto una bella foto con Diego quel giorno, anche se lui non era propriamente felice. Però non posso scegliere tra lui e Leo, sono i due più grandi della storia". Non sceglie nemmeno tra Inter e Milan, nell'ottica di un derby di mercato: "Non so se sia vero. Di queste cose si sta occupando mio papà con i dirigenti del Tigre. Io sono con la testa sul campo". Non sa ancora se andrà a Milano, ma di sicuro tornerà nei luoghi delle origini della sua famiglia, nella siciliana Canicattì: "Mia nonna mi ha raccontato tante volte quella storia. Quando torno in Italia, voglio andarci".