Perché nella Juventus di Thiago Motta non c’è spazio per Federico Chiesa

Nel rapporto fra Federico Chiesa e il nuovo allenatore della Juventus Thiago Motta pesa per forza di cose il contratto del giocatore e quella scadenza nel 2025 che rappresenta un grandissimo, gigantesco, elefante nelle stanze del mercato bianconero. Un rinnovo che è stato sempre un punto di domanda durante la stagione scorsa, a cui non è mai stata data risposta a prescindere da chi si sarebbe poi seduto in panchina dopo Massimiliano Allegri. Va anche detto che, contratto a parte, Thiago Motta sin da subito ha sempre lasciato intendere che la sua Juve, sulla scia di quella che è la sua idea di calcio, potesse anche fare a meno di Chiesa. Thiago Motta è quello che ha riportato il Bologna in Champions League dopo 60 anni. Insomma, si è costruito una certa reputazione… E, come capita spesso agli ex giocatori, quando diventano allenatori ragionano in un modo molto diverso da come facevano in campo. Se da calciatore è stato un regista con grandi qualità tecniche e intelligente nel leggere e gestire le situazioni di gioco, da quando è allenatore concede molto meno estro ai suoi calciatori, cercando di gestire le dinamiche del campo anche dalla panchina. Pretende massima attenzione alla parte tattica e alla strategia, anche a costo di sacrificare la fantasia: basti pensare a Orsolini e a Saelemaekers, che pur essendo i titolari sulle fasce del Bologna, sono spesso partiti dalla panchina. Anche contemporaneamente. A volte, anche inspiegabilmente. Quindi, la tattica prima del talento. E qui veniamo a Chiesa, il cui ‘caso’ di certo non riguarda le sue enormi qualità tecniche. Chiesa è in assoluto uno dei giocatori più forti in Serie A. Ma la percezione che si ha guardandolo in queste ultime stagioni è che spesso sia tatticamente indisciplinato: un po’ va a destra, un po’ a sinistra, a tratti fa la seconda punta, tutto nella stessa partita. E questo ‘cozza’ col rigido sistema di Thiago Motta. Nell’ultimo paio di campionati l’abbiamo visto cercare con più insistenza il gol, quando invece la conclusione più naturale di quei suoi ‘strappi’ sarebbe stata l’assist: si ha la sensazione di uno che qualche volta tende a giocare per sé stesso, altra caratteristica che non fa impazzire il nuovo allenatore juventino. Qualcuno potrebbe pensare che il gravissimo infortunio al ginocchio, subìto nel gennaio del 2022, possa aver rallentato il suo sviluppo calcistico e condizionato lo stile di gioco, fatto di scatti e strappi palla al piede. Ma la realtà è che, nonostante più di un anno di riabilitazione, Chiesa sta bene: il modo in cui calcia, quello in cui corre, come porta il pallone, sono tutti gesti che fa con un livello tecnico ben sopra la media. Sembra piuttosto che la sua trasformazione in una seconda punta abbia portato a un equivoco tattico: Chiesa non può giocare spalle alla porta e, al tempo stesso, si ha la sensazione che lui viva come una diminutio il mettersi al servizio della squadra. Insomma, non deve spaventarsi all’idea di servire qualche passaggio vincente ai compagni, perché alla fine, se gioca come sa, i gol arriveranno comunque. Chiesa è un attaccante esterno. Punto. Pensate agli ultimi anni con la maglia della Fiorentina, quelli che sono stati i migliori della sua carriera finora sotto il profilo realizzativo, dove addirittura è capitato più volte di vederlo schierato come ‘quinto’ di centrocampo, con grandissimi risultati. In quella posizione che sia nella Juventus o in qualsiasi altra squadra, sarebbe un assoluto protagonista del nostro calcio. Resta un ultimo punto da chiarire nel ‘caso’ di Federico Chiesa: il suo cambio di ruolo. Chi è stato il reale artefice? Allegri, per venire incontro alle caratteristiche dell’organico a disposizione? Oppure è stato lo stesso Chiesa, che da attaccante ha seguito i suoi istinti antropologici? Il dubbio mi rimane. Quello che sappiamo è il risultato finale: una stagione altalenante, un feeling mai sbocciato con Thiago Motta e, infine, la mancata convocazione contro il Brest. Che sia in maglia Juve o lontano da Torino, che sia da seconda punta o da uomo a tutta fascia, poco importa: a prescindere dalla soluzione del rebus dell’estate bianconera, basta non sprecare l’enorme talento di Federico Chiesa.