Filosofia ed estetica: all'Ajax è iniziata la "Farivoluzione"

Filosofia del gioco: l’estetica del calcio e il ruolo del portiere. Nel titolo della tesi con cui Francesco Farioli si laureò in filosofia all’Università degli Studi di Firenze nel 2008 ci sono probabilmente le due parole chiave che l’hanno portato all’Ajax: filosofia ed estetica. Neanche nelle notti più serene, quelle fatte dei sogni più morbidi e limpidi, un sognatore seriale come Farioli si sarebbe potuto proiettare a 35 anni nell’immagine da capo-allenatore di un club così iconico e leggendario. Ancor più leggendario – peraltro - per chi come lui è cresciuto nel mito di Johan Cruyff. Filosofia ed estetica, per l’appunto. Mentre in doppiopetto blu ton-sur-ton su t-shirt dello stesso colore lo scorso 23 maggio Farioli arriva ad Amsterdam a firmare il suo contratto triennale con l’Ajax, sul suo volto c’è dipinta chiaramente la soddisfazione di chi ha sognato quel luogo per tanto tempo. Negli occhi che brillano idealmente scorrono le parole contenute in quella tesi . Citazioni di Dostoevskij come “la bellezza salverà il mondo” o ancora di Kant come “il bello è simbolo del bene morale” o ancora passaggi di scrittura come “il sogno di una cosa è per noi il calcio sottratto all’idiozia calcistica”. Riflessioni - raffinate e a tratti utopiche - che avvicinano la persona Farioli, prima ancora che l’allenatore, alla costante ricerca del bello che alimenta il mondo Ajax. Ha un'eco consolante pensare che crescere con dei princìpi, dei valori, degli esempi e dei canoni possa avvicinarti a un mondo che desideri. Perché per il resto la scelta dell’Ajax di puntare su Farioli è una vera e propria rivoluzione. La Farivoluzione è facilmente spiegabile in due dati: Primo allenatore italiano della storia del club Primo allenatore straniero degli ultimi 27 anni Era dal 1997 – quando il danese Morten Olsen subentrò a Van Gaal – che l’Ajax non era allenato da uno straniero. Da lì 22 allenatori consecutivi, alcuni memorabili, tanti altri dimenticabili, ma tutti quanti olandesi. Perché l’Ajax è visceralmente legato alla sua cultura, è un ambiente esclusivo e a tratti snob, un microcosmo fatto di leggi proprie, una galassia indipendente che si auto-alimenta delle sue convinzioni, una religione che ha in Cruyff il suo Dio e accetta soltanto i suoi discepoli, purchè siano olandesi ovviamente. Non c’è niente di più difficile che entrare nel mondo Ajax senza far parte del mondo Ajax. È per questo che ancor prima dell’annuncio di Farioli come nuovo allenatore, media locali ed ex calciatori hanno fatto partire la macchina dello scetticismo, figlia ovviamente di uno shock culturale che ad Amsterdam ha pochi precedenti. Da Danny Blind, a Van Gaal, fino alle pesanti critiche dopo l’andata del turno preliminare di Europa League contro il Vojvodina di Ronald De Boer, tutto molto prevedibile per chi conosce quel mondo. E probabilmente sarà così per ogni piccola difficoltà, ma se Farioli è arrivato a sedersi sulla panchina della Johan Cruyff Arena è perché – come ha detto anche in sede di presentazione – ha dentro quella cultura lì, viene da quel calcio lì. Il suo credo è il suo scudo. È il più olandese degli italiani, rimanendo il più italiano tra gli olandesi. Farioli è cresciuto nel mito di Cruyff e del calcio totale, dell’arancia meccanica e del numero 14 dietro la maglia. Non viene dall’Ajax ma ha i principi dell’Ajax dentro. Filosofia ed estetica, eccole che tornano. Nella sua tesi di laurea c’erano le radici del club che oggi si ritrova ad allenare. I valori che vanno ritrovati dopo una delle stagioni più umilianti della storia del colosso di Amsterdam. L’anno scorso infatti l’Ajax è arrivato quinto, a -26 dal PSV. Ha subìto l’onta dell’ultimo posto in classifica, con 5 punti nelle prime 8 partite di Eredivisie. Allargando lo sguardo, ha cambiato cinque allenatori negli ultimi due anni. Ha preso dieci gol tra andata e ritorno dal Feyenoord nel sentitissimo De Klassieker e ne ha subiti 5 nel De Topper dal PSV, cosa già successa l’anno precedente in Supercoppa d’Olanda. Senza neanche voler tornare alle quattro Coppe dei Campioni vinte nel passato, senza voler parlare delle cavalcate europee fino alla finale di Europa League dell’Ajax di Bosz e fino alla semifinale di Champions dell’Ajax di Ten Hag, senza dunque tirare in mezzo il rispetto europeo che vanta questo club ma fermandoci soltanto a quello nazionale, per una squadra che ha vinto 36 campionati e che in patria è considerata sacra, ciò che è successo nell’ultimo biennio è inaccettabile. Nasce anche da qui la scelta rivoluzionaria del dt Alex Kroes di puntare su un allenatore giovane, straniero, talentuoso, in linea con i valori del club e reduce da un campionato in cui il suo Nizza ha avuto la miglior difesa della Ligue 1. Perché l’Ajax deve ricordarsi come dare spettacolo – è vero, è quello che vuole il popolo - ma pure come non prendere umilianti imbarcate. In Costa Azzurra l’anno scorso Farioli ha chiuso al 5° posto, togliendosi soddisfazioni enormi come vincere al Parco dei Principi col Psg o trionfare in trasferta nel derby con il Monaco. Ha passato notti sognanti in testa al campionato, prima che una rosa troppo corta per competere fino in fondo – accorciata ancor di più dalla Coppa d’Africa – gli presentasse il conto. Un’annata che non è passata inosservata svegliando così la dirigenza dell’Ajax, unita inizialmente dal desiderio di riportare ad Amsterdam Ten Hag, divisa dal profilo di Farioli per quello scetticismo prettamente olandese di cui sopra, ma alla fine convinta dalla conoscenza della rosa che il ragazzo italiano ha messo in mostra sin dai primi colloqui con quello che sarebbe diventato il suo nuovo club. Un enorme sforzo preparatorio fatto insieme allo staff per presentare il metodo di lavoro e la professionalità di analisi. La dimostrazione che l’occasione arriva, ma bisogna farsi trovare pronti. In quell’ambiente chiuso Farioli si è già messo al lavoro senza paura, mostrando la sua personalità nelle risposte e nelle scelte, cercando di imporsi ma con intelligenza. Come quando alla vigilia della partita col Vojvodina un giornalista locale gli ha chiesto del ballottaggio in porta tra il giovane Ramaj e il datato Remko Pasveer: 22 anni il primo, 40 il secondo. “Non è un argomento di oggi” ha risposto Farioli. Così il giornalista ha insistito:“è una domanda normale!”. Risposta di Farioli: “e questa è la mia risposta normale”. Come a dire, lasciami lavorare in pace. Anche perché il ruolo – discusso anche quello nella tesi di laurea – il nuovo allenatore dell’Ajax, ex portiere dilettante prima e allenatore dei portieri poi, lo conosce bene e sa come gestirlo. Dimostrazione molto recente: l’anno scorso a Nizza preferì il giovane polacco Marcin Bulka, reduce da una serie di stagioni a prendere freddo in panchina, al campione d’Inghilterra Kasper Schmeichel, che innervosito dalla scelta decise di andarsene. Risultato: Bulka portiere rivelazione del campionato. Scegliere d’altronde è il primo modo per farsi rispettare, non bisogna innamorarsi delle idee ma bisogna avere la forza di difenderle. Su quelle di Farioli pian piano l’Ajax sta prendendo forma. Dalla valorizzazione di alcuni talenti cresciuti in casa come Fitz-Jim o Godts , al rilancio di Baas ad esempio, l’anno scorso terzino sinistro in prestito al NEC e in questo avvio di stagione trasformato in centrale al fianco di Sutalo. Il tutto senza dimenticare uno dei punti forti dell’allenatore italiano: la comunicazione. La capacità di tessere rapporti veri e profondi con i calciatori, basati sul confronto e sull’interscambio. Ne ha già beneficiato Branco Van den Boomen, centrocampista ex Tolosa soprannominato dall’assistente Daniele Cavalletto “Van den Bomber” dopo il gol decisivo nel preliminare di Europa League. Oppure il capitano Jordan Henderson, che in conferenza stampa ha esaltato il lavoro di Farioli, sottolineandone l’ossessione per i dettagli e il livello degli allenamenti, definito “fenomenale”. Detto da uno che ha capitanato il Liverpool di Jurgen Klopp, non un’affermazione banale. Fin qui l’Ajax di Farioli – ancora fermo sul mercato al solo ritorno di Bertrand Traorè - ha giocato bene, creato tanto e superato con due vittorie un turno preliminare avvicinandosi all’Europa League. Ora arriva il difficile, col doppio confronto col Panathinaikos inframezzato dall’inizio del campionato. La strada verso il consenso sarà ancora lunga, ma la Farivoluzione è iniziata. Comunque andrà, rappresenta una sterzata nella storia nell’Ajax. Una Cruyff-turn per provare a lasciare sul posto il pregiudizio.

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