La notte in cui CR7 è diventato CR11

Sì, avete letto bene, non c’è nessun errore. In una calda notte di agosto del 2013 CR7 è diventato – per soli 47 minuti – CR11. Undici, proprio come gli anni che sono passati da quella notte. Ma come mai? Cosa ha convinto Cristiano Ronaldo a rinunciare, anche solo per un tempo, al suo iconico sette? Anche in questo caso il ‘colpevole’ è Raul, lo stesso giocatore che aveva ‘costretto’ CR7 a diventare CR9 nel suo primo anno a Madrid. Procediamo per gradi. Un passo alla volta. Cristiano Ronaldo e il numero sette sono ormai una cosa sola. Da un ‘semplice’ numero di maglia, il 7 è diventato il marchio del portoghese e oggi è impensabile anche solo immaginare le lettere C e R non seguite dal numero 7. Ma perché Cristiano indossa il numero 7? Il merito è di Sir Alex Ferguson, il padre calcistico del campione portoghese. Nel suo unico anno di carriera giocato allo Sporting, Cristiano indossa il 28 e con quel numero inizia a far vedere al mondo il suo talento. Dopo un’amichevole giocata contro lo United, i senatori dei Red Devils chiedono a Ferguson di acquistare il portoghese, stupiti dalle grandi qualità del giovane giocatore. Detto, fatto: Cristiano arriva a Manchester all’età di 18 anni per 12,24 milioni di sterline, diventando il teenager più costoso della Premier . Per la sua avventura in Inghilterra Ronaldo vorrebbe – almeno inizialmente – continuare con il numero con cui è diventato ‘grande’, il 28. Ma Ferguson non è d’accordo. L’allenatore scozzese è certo che Cristiano diventerà un fuoriclasse, uno che scriverà la storia del calcio. E se sei un campione e giochi a Manchester puoi indossare solo una maglia: la numero 7. Una maglia che è stata di Best, Cantona e Beckham per capirci. Il peso è tanto e le responsabilità ancor di più ma Cristiano non sarebbe Cristiano se non amasse queste sfide. E quindi, dopo un iniziale e comprensivo timore, accetta e Cristiano Ronaldo diventa CR7. Da qui la storia è nota. Gol, dribbling, assist, grandi giocate, trofei e il trasferimento dei record al Real Madrid. Il primo ‘ostacolo’. A Madrid c’è un ‘certo’ Raul Gonzalez Blanco, che è la bandiera e il capitano della squadra e che – guarda caso – indossa proprio il numero 7. CR7 diventa così per un anno CR9 e, malgrado si faccia fatica anche solo a pronunciarlo, il suo impatto con i Blancos è comunque devastante. Dopo un solo anno però tutto torna alla normalità. Raul, ormai chiuso dal nuovo ciclo Galacticos del Real, lascia Madrid e va allo Schalke 04. Cristiano torna a essere CR7. Arriviamo così alla notte di undici anni fa. Quella del 22 agosto 2013. La notte in cui CR7 è diventato CR11. Al Santiago Bernabeu si gioca un’amichevole tra il Real Madrid e l’Al Sadd. La squadra qatariota è stata invitata dal Real per giocare la 35ª edizione del trofeo amichevole Santiago Bernabeu. Ma perché proprio l’Al Sadd? Dopo due stagioni allo Schalke Raul è pronto per una nuova avventura e questa volta decide di lasciare l’Europa. Destinazione? L’avrete capito: l’Al Sadd. Il Real ha quindi deciso di onorare il suo storico capitano e di fargli giocare una partita d’addio al calcio europeo. Una partita per omaggiare Raul, che gioca il primo tempo della partita con il Real Madrid e il secondo l’Al Sadd. Dal passato al futuro in novanta minuti. Una serata emozionante e indimenticabile per Raul e i tifosi Blancos, che celebrano il proprio ex giocatore con applausi e cori. Il Real vince agilmente 5-0, Raul segna il primo gol del match e un giovane Isco inizia a far vedere il suo talento ai suoi nuovi tifosi. Tutto bellissimo. Ma c’è un problema. Chi gioca con il sette? A fare un passo indietro è Cristiano, che per un tempo restituisce il ‘suo’ sette al suo precedente proprietario, Raul. Bene, risolto. No. Altro problema. Con quale numero gioca Cristiano? C’è libero l’11. Va bene. Per una notte CR7 diventa CR11. Giusto il tempo di onorare una leggenda, che – da campione quale è – lasciando il campo si toglie la maglietta e la restituisce al suo nuovo proprietario. Cristiano torna a essere CR7.