Premier League, perché i Friedkin hanno comprato l'Everton

“Once a blue, always a blue” recitano da sempre con orgoglio i tifosi di Goodison Park: se sei nato con l’Everton nel cuore, morirai con l’Everton nel cuore. Vale per i tifosi, appunto, ma “blue” ci si può anche diventare, se sullo sfondo c’è un buon affare economico. La famiglia Friedkin, proprietaria della Roma, ha deciso dopo qualche mese di trattativa di acquistare il 94,1% dell’Everton Football Club e mettere così i piedi nell’Eldorado del calcio, la ricchissima Premier League. Le potenzialità perché possa diventare un grande affare ci sono tutte. L’Everton gioca nel mercato calcistico più appetito del mondo, ha tradizione e una solida base di tifosi e, particolare non certo di secondaria importanza, ha uno stadio nuovo di zecca pronto per l’inaugurazione. Il precedente proprietario, il magnate anglo-iraniano Farhad Moshiri, ha cercato in tutti i modi di passare la mano dopo una gestione a dir poco scriteriata. Ha trattato con diversi acquirenti, tra cui il gruppo 777, proprietario del Genoa, prima di cedere a Dan Friedkin. Il club di Liverpool ha attraversato negli ultimi anni una fase storica estremamente delicata, gravata dai debiti a livello finanziario e in grossa difficoltà sul campo: dopo la salvezza ottenuta nella scorsa stagione, al momento i Toffies si trovano all’ultimo posto nella classifica della Premier League con un punto in cinque giornate. Un presente che assolutamente non è in linea con il glorioso passato del club, uno dei fondatori dell’antica First Division nel 1888 e della attuale Premier League nel 1992, un club che nella sua storia vanta nove titoli di campione d’Inghilterra, cinque Fa Cup e una Coppa Coppe vinta nell’84/85. Ad aver attratto i Friedkin è stato senza dubbio il valore economico e il potenziale in prospettiva che l’Everton rappresenta: per rilevare il club la proprietà americana ha dovuto sistemare la complicata situazione debitoria lasciata dalla gestione recente. Nella scorsa stagione l’Everton ha subito una penalizzazione di otto punti dovuta al mancato rispetto delle regole legate al bilancio imposte dalla Premier League. Ora la priorità diventa evitare la retrocessione, per costruire un futuro solido grazie agli introiti legati ai diritti televisivi e ai ricavi legati al nuovo stadio, un impianto da 53 mila posti dove l’Everton si trasferirà a partire dalla prossima stagione. L’impianto, che verrà poi utilizzato per l’Europeo del 2028, sorge nel Bramley-Moore Dock, sulle sponde del fiume Mersey e manderà in pensione il glorioso Goodison Park, da sempre la casa dei Blues. Se per i tifosi sarà un colpo al cuore abbandonare il loro stadio, è evidente che per i Friedkin il trasferimento nel nuovo impianto rappresenti un’opportunità commerciale enorme, viste anche le difficoltà e i ritardi nel costruire il nuovo stadio a Roma. Si allarga dunque l’impero del gruppo Friedkin nel calcio europeo: Roma, Cannes e ora Everton a consolidare una pratica, quelle delle multiproprietà sportive, che ormai ha preso piede da anni. Solo il tempo dirà se i club agiranno in sinergia o se questa acquisizione si potrà ripercuotere sulla Roma: per i tifosi giallorossi il recente mercato estivo sembra essere una garanzia, difficile infatti immaginare che il gruppo americano abbia deciso di investire un centinaio di milioni in acquisti per poi ridimensionare la Roma e spostare l’interesse sull’Everton. Interessanti invece saranno le prime decisioni che verranno prese relative al club di Liverpool, dalla nomina del presidente alla decisione legata all’allenatore. Sean Dyche ha avuto il merito di portare l’Everton in salvo lo scorso anno, nonostante questo parte della tifoseria non lo ama e lo stile di gioco vecchio stampo potrebbe non essere in linea con i nuovi piani dei Friedkin. Il cambio societario è stato accolto con entusiasmo dai tifosi che sperano che il nuovo corso possa rimettere in discussione le gerarchie di una città che negli ultimi anni è stata molto rossa e molto poco blu.

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