La vera storia dell'inno della Champions League

ASCOLTA IL NUOVO INNO DELLA CHAMPIONS LEAGUE Didier Deschamps, Marcel Desailly e Rudi Völler. Campioni come Vitor Baìa, Wim Kieft e Romario. Franky Van der Elst e Gert Verheyen. Poi ancora Franco Baresi, Billy Costacurta, Frank Rijkaard e Marco Van Basten. Sono i primi che l’hanno sentito. I primi che sono scesi in campo con le loro squadre sulle note dell’inno dell’Uefa Champions League. Era il 25 novembre 1992. Iniziava una nuova era. Prima giornata della fase a gironi della neonata Champions. Si giocavano quattro partite: Bruges-CSKA Mosca, Rangers-Olympique Marsiglia, Porto-PSV e Milan-Göteborg. A Marco Van Basten deve essere piaciuta quella musica così enfatica e solenne, deve averlo sentito quello stimolo in più che arrivava dall’urlo da pelle d’oca del coro e che riempiva lo stadio. Ha segnato quattro gol. Uno nel primo tempo, tre nel secondo, gli ultimi due in un minuto. Segnarono in quella prima giornata anche Romario, Boksic, Völler e Hateley. L’inno chiamava in causa i campioni, i migliori, e il debutto è stato celebrato dai campioni. Dal 1992 è anche la sigla di apertura e chiusura di ogni produzione televisiva delle partite della Champions. Non c’è forse una musica più riconoscibile ed evocativa legata ad un evento sportivo. E perfino non sportivo. È stato il compositore inglese Tony Britten a comporre l’inno. O meglio, ad adattarlo partendo da qualcosa di già esistente dopo aver avuto l’incarico di trovare la musica giusta. Bisognava far sentire la differenza, far suonare la gloria. La musica doveva riflettere la qualità e la grandezza dell’evento, partite che vogliono essere grandi partite, di grande bellezza. Tony Britten era un arrangiatore e direttore musicale di un certo prestigio nel mondo del teatro inglese. Aveva curato per diversi anni anche alcune versioni di The Rocky Horror Picture Show, aveva lavorato per la tv e il cinema, in alcune produzioni di successo come RoboCop. Per trovare qualcosa che fosse di ispirazione come un inno, era naturale cercare nell’immenso patrimonio della musica classica. Ma fu Italia 90, alla fine, la vera ispirazione. Sì, il Mondiale italiano. Luciano Pavarotti, Josè Carreras, Placido Domingo. I Tre Tenori. Il celebre concerto alle Terme di Caracalla del 7 luglio 1990, la vigilia della finale. L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, dirette da Zubin Mehta. Il primo concerto in assoluto delle tre grandi voci della lirica mondiale. 800 milioni di telespettatori in mondovisione. Una grande scoperta per tutti: una certa musica colta, forte e potente, sapeva esprimere emozioni che milioni di tifosi percepivano con immediatezza. Passione e bellezza si potevano condividere, passando dallo sport alla grande musica. Il primo compositore a fare gol è stato Giacomo Puccini con la Tosca e la Turandot, nell’esecuzione dei Tre Tenori. Nessun Dorma da qual momento in poi è diventato il classico più conosciuto al mondo. Senza dimenticare l’esplosione dell’ultimo bis con ‘O Sole Mio. Un trionfo. Tony Britten folgorato, come gli altri 800 milioni. Nel cercare l’inno della nuova Champions è partito da lì. Dalla maestosità di quelle voci. Per incoronare i re del calcio, i migliori, ha poi scelto le musiche che servivano, appunto, a incoronare i Re. Le aveva composte Georg Friedrich Händel nel 1727. Coronation Anthems, musica corale in quattro parti creata per la cerimonia di incoronazione di Giorgio II, Re di Gran Bretagna e Irlanda, principe elettore del Sacro Romano Impero. Il padre Giorgio I era stato il primo sovrano inglese della Casa di Hanover. Era tedesco, come Händel. Un compositore che si era formato in Germania e soprattutto in Italia, tra Firenze alla corte dei Medici e Roma, molto influenzato dal barocco italiano. Ma guarda, gira e rigira, c’è sempre un po’ di Italia anche in questa storia. Giorgio I, poco prima della morte, nel 1727, aveva firmato un atto in cui naturalizzava Händel, arrivato a Londra nel 1712 e quindi con cittadinanza britannica acquisita . Toccò al grande compositore organizzare un degno accompagnamento per l’incoronazione di Giorgio II. I testi li prese dalla Bibbia di Re Giacomo, la celebre traduzione della Sacra Bibbia in inglese moderno pubblicata nel 1611 e commissionata da King James. Il secondo inno dei Coronation Anthems era intitolato Zadok The Priest. Andamento incalzante, uso trionfale di trombe, gran finale con “God Save The King” e svariati “Allelujah”. Tony Britten ha arrangiato una versione moderna di Zadok The Priest, ha sfruttato la grandiosità del coro, ha esaltato le trombe. L’inno della Champions ha così mantenuto quel senso di sacralità, prepara ad assistere ad una cerimonia speciale. Il testo è stato cambiato, ovviamente. Britten ha inserito poche parole, nelle tre lingue ufficiali dell’UEFA: francese, tedesco e inglese. Ce sont les meilleures équipes Sie sind die allerbesten Mannschaften The main event Die Meister Die Besten Les grandes équipes The champions Che tradotto, è semplicemente: Queste sono le migliori squadre Queste sono le migliori squadre L'evento principale I Maestri I migliori Le grandi squadre I campioni Non c’era bisogno di grandi spiegazioni o di un particolare sforzo poetico. Il concetto era chiaro. Arrivano i più bravi. E poi bastava la musica. Eseguita nella versione originale del 1992 dalla Royal Philharmonic Orchestra di Londra e dall’Academy of St. Martin in the Fields, una delle orchestre da camera più famose al mondo, conosciuta per le sue gioiose e ispirate interpretazioni. St. Martin in the Fields è una chiesa deliziosa, ricordatevelo quando passerete la prossima volta da Trafalgar Square. Qui si sono tenuti i primi concerti negli anni 60 di un’orchestra da camera che è cresciuta inserendo i fiati e raggiungendo la fama mondiale per aver eseguito le musiche de Il Paziente Inglese e soprattutto la colona sonora di Amadeus, ancora oggi il loro disco più venduto e uno dei maggiori successi in assoluto tra le colonne sonore di produzioni cinematografiche. A metà degli anni 70, l’Academy ha aggiunto un coro, ed è quello che sentiamo nella versione originale dell’inno dell’Uefa Champions League. Una versione che è stata modificata più volte. Ora, per celebrare il nuovo format della Champions non poteva mancare un rinnovamento dell’inno. È cambiato, meno percussioni, le voci e i cori che prevalgono sull’orchestra, composta da un set di strumenti diverso dai precedenti. C’era un’idea iniziale di rallentare un po’ il ritmo, ma tornare ad un andamento più incalzante lo ha reso più conforme alla consolidata esperienza di ascolto di milioni di tifosi e delle squadre. Enfasi e drammaticità non mancheranno. Tranquilli. Lo riconoscerete, lo ritroverete. Se fate un confronto attento, noterete le differenze. Il crescendo e il gran finale vi accompagnerà come sempre, con le parole di sempre. Une grande réunion Eine große sportliche Veranstaltung The main event Ils sont les meilleurs Sie sind die Besten These are the champions Die Meister Die Besten Les grandes équipes The champions Un grande incontro Un grande evento sportivo L'evento principale Loro sono i migliori Loro sono i migliori Questi sono i campioni I maestri I migliori Le grandi squadre I campioni Potete fare come Cristiano Ronaldo, che in campo l’inno lo cantava. Ma lo avete sicuramente fatto anche voi qualche volta, l’abbiamo fatto tutti. “The Chaaampiooooooons”. Per dare maggiore risalto al coro, Tony Britten ha chiamato i migliori, in perfetto stile Champions League. Tenebrae Chorus è un’ensemble che si distingue da anni in tutti i maggiori festival internazionali, conosciuta per precisione, purezza e intonazione impeccabile. Esecuzioni di straordinaria bellezza. Avete sentito Tenebrae Chorus nella colonna sonora di Avatar 2: La Via dell’Acqua. Ora li sentite nella nuova versione dell’inno della Champions. Cambiare non è una novità, è una tradizione. Nuovi arrangiamenti sono arrivati nel 1995, 1997, 2000, 2003, 2006, 2012 e 2018. Per le finali è stato spesso realizzato qualcosa di ancor più originale, con inserimenti in controcanto in italiano e spagnolo, con versioni solistiche o arrangiamenti per mettere in risalto gli archi o il pianoforte. Ognuno avrà la sua versione preferita. Scegliete pure. La cosa più importante è che da martedì 17 settembre, quelle note e quel canto ci riporteranno nella sala d’attesa di una magia. Molti dicono che solo sentirlo, quell’inno, vuol dire che come giocatore e come squadra ce l’hai fatta. Fai parte di qualcosa di esclusivo. Sei lì per dare il meglio della tua prestazione, con potenza, precisione e purezza. Sei lì per rappresentare sul campo quello che l’inno voleva evocare fin dal 1992: grandi giocate, grandi partite, di grande bellezza. E la bellezza dell’inno è parte essenziale, costitutiva e compiuta dell’esperienza, dal vivo e in tv. La Champions è un evento sportivo che inizia prima del fischio d’inizio, inizia dalla musica.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La vera storia dell'inno della Champions League