Un'illusione di appena 23 minuti

Un’illusione durata appena 23 minuti. Il tempo di esultare per il terzo gol stagionale di Pusilic, che con un giorno d’anticipo ha festeggiato il suo 26esimo compleanno, confermando di essere uno dei pochi da salvare in quest’inizio stagione. Poi nulla o poco più. Due gol fotocopia incassati di testa e nell’area piccola, con Pavlovic e Tomori incapaci di contrastare Konatè prima e Van Dijk poi. Con Maignan in serata no sia tecnicamente, ma soprattutto fisicamente, la resa nel secondo tempo è stata l’inevitabile conseguenza di una partita iniziata male e finita peggio. In attesa di conoscere i tempi di recupero, al Milan non resta che affidarsi al classe 2005 Lorenzo Torriani che, contro il Liverpool, ha esordito tra i professionisti. Al Milan da quando aveva 8 anni, dai tempi dei Pulcini, quella contro il Liverpool sarà una serata che non dimenticherà mai, a prescindere dal risultato finale. Sarà l’unico, però, a ripensarci con un sorriso. E nessuno potrà fargliene un torto. Il resto è la storia di una sconfitta annunciata, contro un avversario troppo più forte e in grado di sostituire nel secondo tempo Diogo Jota e Gakpo con Darwin Nunez e Luis Diaz. Un altro livello, un pianeta molto distante da quello rossonero. La speranza è che i fischi di San Siro a fine partita siano dettati da quello che non è stato fatto prima in campionato. Una vittoria nelle prime quattro giornate, quella in casa contro il Venezia. Il pareggio in rimonta contro il Toro, il ko a Parma e il 2-2 dell’Olimpico contro la Lazio completano un quadro non certo esaltante. Su questo si può discutere, non certo per una sconfitta contro il Liverpool. La stagione del Milan e del suo 'Boss' Ibrahimovic, come lui stesso ha voluto definirsi, è iniziata nel peggiore dei modi. Guai a pensare che l’unico responsabile sia Paulo Fonseca, sarebbe troppo facile. È però innegabile che l’allenatore portoghese, finora, ci abbia messo del suo. Il Milan è una coperta corta, capace a tratti di essere brillante in fase offensiva, ma totalmente a disagio nel mantenere certi equilibri fondamentali in un assetto di squadra. Ai nuovi arrivi bisognerebbe dare il tempo di integrarsi nel migliore dei modi, a patto che la vecchia guardia remi tutta dalla stessa parte. Nulla di tutto questo si sta verificando al Milan. Leao e Theo Hernandez, dopo l’ammutinamento non dichiarato nel cooling break dell’Olimpico, hanno dato segnali di vita solo contro il Venezia finora. Troppo poco. Loftus-Cheek sembra un lontano parente del giocatore plasmato in precedenza da Pioli. Reijnders prova a fare il suo, ma non può essere l’uomo della svolta. Inevitabili, dunque, le difficoltà d’inserimento anche per i nuovi arrivi. Pavlovic ha personalità e strapotere fisico ed è sicuramente un acquisto di buon livello, ma paga da difensore centrale il poco equilibrio di un centrocampo incapace di garantire il giusto filtro. Nel gioco aereo, poi, dimostra di essere pericoloso in area avversaria ma lo è altrettanto in quella di Maignan, vista la poca reattività palesata contro il Liverpool. E senza nessun supporto da parte di Tomori. Fofana può essere un altro giocatore prezioso, ma deve essere messo in condizione di poter esprimere al meglio le sue qualità, forse in un 4-3-3 si sentirebbe più a suo agio. Alvaro Morata, finora, ha giocato solo 140’ e sarebbe ingiusto giudicarlo. Per lui parla la carriera. Così come per Emerson Royal, ma nel senso più negativo del termine. Con un terzino a sinistra come Theo Hernandez, perché prenderne un altro a destra che non contempla la fase difensiva? Per finire Maignan, indiscutibilmente uno dei migliori portieri al mondo, quando sta bene. Dal suo arrivo al Milan ha già saltato 36 partite ufficiali per infortunio. Sottovalutare questo dato è uno degli errori commessi in estate, come quello di non tesserare un numero 12 più esperto dopo lo stop di Sportiello. Ora c’è Lorenzo Torriani che, prima del secondo tempo con i Liverpool, non aveva mai giocato una partita da professionista. L’unico autorizzato a ricordarla con un sorriso.