Champions, il Milan troverà un Bayer Leverkusen a due facce

“Siamo fortunati ad esserci presi un punto”. Sabato sul prato dell’Allianz Arena, intervistato dopo la partita, Xabi Alonso ha commentato così il pareggio contro il Bayern Monaco. Vero che il Bayer Leverkusen ha affrontato una delle squadre al momento più in forma d’Europa, vero anche che il Bayern con Kompany è tutta un’altra cosa rispetto a quello schiantato lo scorso febbraio alla BayArena. Ma sono i motivi per i quali Xabi ha detto di sentirsi fortunato a preoccupare a Leverkusen: incapacità di saltare il pressing altissimo del Bayern, di vincere i duelli e saltare l’uomo nell’uno contro uno. Insomma, i bavaresi hanno dominato, c’è poco da girarci intorno. Anche perché in 98 partite con Xabi Alonso allenatore non era mai successo che il Bayer Leverkusen tirasse solo tre volte e avesse appena il 31% di possesso palla. Poi certo, c’è anche un record in positivo a ricordare che comunque stiamo parlando di una gran squadra: il gol del vantaggio di Andrich, arrivato da un calcio d’angolo battuto dal sinistro magico di Grimaldo, è stato il settimo su calcio piazzato del Leverkusen nelle prime cinque giornate di Bundesliga. Eguagliato il record proprio del Bayern Monaco stagione 2019-20. E poi hanno dimostrato di sapersi adattare quando le cose non girano, magari anche soffrendo e sfruttando l’esperienza di gente come Xhaka, che nelle interviste post partita ha raccontato, molto onestamente, di essersi messo d’accordo con Andrich per perdere tempo nei minuti finali. Il Bayern spingeva e lui aveva capito che prima o poi il gol lo avrebbero preso, quindi spegniamogli un po’ l’entusiasmo e prendiamoci questo pareggio. Che ha evidenziato anche un altro aspetto, per la verità piuttosto chiaro da tempo: il Bayer Leverkusen non ha un portiere del livello che ormai ha raggiunto tutta la squadra. Lukas Hradecky, capitano finlandese di 34 anni, andava bene quando puntavano al massimo al quarto posto ma ora la dimensione del club è cambiata e il gol preso a Monaco dimostra ancora una volta che, forse forse, un nuovo portiere sarebbe servito. Perché anche Kovar, la scorsa stagione titolare nelle coppe, non ha mai troppo convinto. Certo Pavlovic ha segnato un gran gol ma andatevelo a rivedere, dalle immagini live il destro del centrocampista del Bayern sembra diretto all’incrocio, invece i replay raccontano di un tiro piuttosto centrale e di Hradecky che toppa l’intervento con la mano di richiamo. Ricapitolando il Milan troverà un Bayer Leverkusen a due facce. Secondo miglior attacco della Bundesliga con 14 gol segnati in 5 partite ma anche una delle peggiori difese, visto che ne hanno subiti 10. Gli stessi del Mainz e quasi il triplo del Bayern Monaco, per dire. E poi c’è la questione Wirtz, talento stratosferico, che abbaglia, ma quando non gira lui fanno una fatica tremenda a inventare là davanti. Come è successo sabato. Perché i gol di Boniface, gli inserimenti di Frimpong a destra, i cross e le sovrapposizioni di Grimaldo a sinistra vengono tutti innescati dai movimenti, dalle giocate di Florian, un ragazzo di 21 anni che ti punta sempre e dovunque. Spesso saltandoti. È lui a dare equilibrio al gioco di Xabi Alonso: vero e proprio numero 10 senza punti di riferimento, costringe gli avversari come minimo al raddoppio o a commettere fallo, perché i suoi compagni sono sempre pronti a sfruttare la superiorità numerica che crea saltando il pressing. Cosa che non è gli mai riuscita a Monaco soprattutto perché il Bayern ha sostanzialmente copiato l’atteggiamento dell’Atalanta nella finale di Europa League di Dublino: pressing continuo e squadra cortissima, con i difensori centrali sulla linea di centrocampo quando il Leverkusen impostava. Rischioso, ovvio, ma Gasperini a maggio aveva trovato la soluzione e Kompany ha preso più di qualche spunto. E poi c’è il tema dell’emozione. Due settimane fa a Rotterdam contro il Feyenoord non c’era stata partita, 4-0 facile facile, a Leverkusen però non sono abituati a serate di Champions come quella che li aspetta martedì, con il Milan come avversario e gli occhi di tutti puntati addosso. Xabi Alonso sa bene che questo Milan è tutt’altro rispetto a quelli che aveva affrontato lui nelle finali del 2005 e del 2007, ma è anche l’unico abituato a sfidare club che raccontano la storia della Champions League. Tipo anche il Bayern Monaco, infatti quando sabato ha parlato di fortuna a Leverkusen nessuno ha osato contraddirlo.