La Juve ha messo le ali: perché la vittoria di Lipsia può cambiare la stagione

L’ impressione è che la Juve torni da Lipsia con ben più dei tre punti che la portano a punteggio pieno dopo due giornate di Champions League: alla Red Bull Arena la squadra di Motta ha messo le ali e spiccato il volo verso un nuovo orizzonte, verso la consapevolezza di essere forte e di essere squadra, nel vero senso del termine. È stata una di quelle vittorie che cambiano gli scenari, ottenuta con determinazione e grinta, mostrando spirito di squadra e mentalità vincente. Non fosse per gli infortuni di Bremer e Nico Gonzalez, sarebbe stata la serata perfetta per convincere tutti, giocatori in primis, che la strada è quella giusta. Avevamo tutti apprezzato la fase difensiva della Juve sin qui, una squadra organizzata a cui era difficile tirare in porta. I dubbi erano tutti sulla capacità di cambiare marcia in attacco e su quell’andamento compassato che aveva prodotto i tre 0-0 consecutivi contro Roma, Empoli e Napoli e il grigio primo tempo di Marassi. Lipsia ha mostrato un’altra faccia della Juve, soprattutto nel secondo tempo si è vista una squadra che, oltre alla ferocia nella ricerca del risultato anche con l’uomo in meno e in una serata in cui tutto sembrava girare per il verso sbagliato, ha le qualità per colpire l’avversario in ogni momento. Motta non ha trovato solo lo spirito di squadra ma anche grandi risposte individuali, in ogni reparto. Partiamo dalla difesa, dove la Juve sembra avere un nuovo leader: perso, forse a lungo, Bremer, la scena l’ha presa Pierre Kalulu. Il francese rischia di diventare il grande rimpianto del Milan. Dopo una stagione passata condizionata dagli infortuni è tornato in grande spolvero dal punto di vista fisico, la sua velocità è un fattore per una squadra che per creare davanti qualche rischio dietro deve prenderlo. Con due salvataggi clamorosi ha salvato la vittoria bianconera e l’azione del gol partita nasce da una sua percussione offensiva, altro segnale di una Juve che anche in dieci non si è accontentata di difendere il risultato. A centrocampo ha brillato Niccolò Fagioli. Che Thiago Motta abbia trovato il suo playmaker ideale? Il ragazzo di Piacenza che ha stregato anche Spalletti ha messo alle spalle la brutta vicenda delle scommesse e, nello stadio in cui aveva fatto l’esordio all’Europeo contro la Croazia, ha incantato. Regia lucida, unita all’intensità senza palla che Thiago chiede ai suoi centrocampisti, voto alto e indicazioni intriganti anche in prospettiva Nazionale. E poi c’è lui, l’uomo che divide per eccellenza. Che notte per Dusan Vlahovic. Primo tempo in linea con le sue partite peggiori, secondo tempo da campione. Due gol di classe pura, seconda doppietta in quattro giorni dopo quella rigenerante di Genova e prima doppietta assoluta nelle coppe europee. Il dibattito resta aperto: devastante attaccante dall’istinto innato per il gol o numero 9 poco adatto al gioco corale di Motta? La prova di Lipsia potrebbe cambiare gli scenari anche dal punto di vista della consapevolezza del serbo, leader e decisivo come nei giorni migliori. Menzione particolare la merita il match winner, il piccolo e imprendibile Cisco Conceicao. Nella rosa bianconera ha caratteristiche uniche, entra e spacca i match, salta l’uomo, ne salta anche due se c’è bisogno, come nell’occasione del gol vittoria. Ha il fuoco dentro, da comprimario rischia di diventare attore protagonista nella recita degli uomini di Motta. Da Lipsia il percorso della Juve è un po’ più chiaro, a Lipsia forse per davvero, per la prima volta, la Juve di Thiago Motta ha messo le ali e spiccato il volo.