L'Inter può vincere la Champions. Purché creda nel proprio talento

Sì, l’Inter può vincere la Champions. Lo può fare purché ci creda. Non è proprio che non ci creda, anzi: la carica che capitan Lautaro dà alla squadra in ogni momento della settimana, del riscaldamento prepartita, durante la partita, quando c’è da festeggiare un gol, al fischio finale, durante le interviste del post, magari esagerando anche un po’, è la rappresentazione teatrale di una squadra che ha una piena di fiducia in se stessa. Soprattutto ha fiducia nel suo stesso carattere, nella capacità di esaltarsi quando c’è da resistere alla sofferenza. Tutte doti fondamentali, nel calcio e non solo nel calcio, ovunque ci si debba affidare, per ottenere successi, a uno spirito collettivo vincente. Poi nel calcio, e soprattutto in una competizione come la Champions League, bisogna anche giocare bene a pallone e riuscire a far valere il proprio talento. Ebbene, l’Inter di talento ne ha tanto, ma a volte proprio nel suo talento sembra non credere troppo, convinta com’è di potercela fare anche senza ricorrervi. Sì, l’Inter può vincere la Champions. Lo ha dimostrato nella partita di San Siro contro il Bayern, in quei nove minuti, fra il 7’ e il 16’ del secondo tempo, quando per la prima volta durante il doppio confronto, ha avuto un pizzico di paura che le cose non potessero andare come erano state preparate. Un po’ per abitudine, un po’ per comodità, forse un po’ anche per risparmiare energie, Inzaghi aveva impostato la gara d’andata in modo abbastanza speculativo: lasciare il controllo del gioco agli avversari, tenere basso il baricentro della squadra, chiudere gli spazi e ripartire appena possibile con verticalizzazioni improvvise in grado di mettere in difficoltà i campioni tedeschi largamente rimaneggiati in difesa e privi del loro giocatore di maggiore classe, quello più in grado di fare la differenza, Musiala. Missione compiuta al 100%. La vittoria, meritata, in Baviera ha evidentemente indotto il tecnico nerazzurro a riproporre a Milano lo stesso canovaccio. Al punto che, forse anche condizionati dall’eco dei tanti richiami delle ultime settimane alla possibilità di ripetere il famoso Triplete del 2010, a molti è sembrato di rivedere parcheggiato, davanti a Sommer, il famoso pullman di mourinhana memoria. Sì, l’Inter può vincere la Champions. L’ha dimostrato proprio quando Kane all’inizio della ripresa è riuscito finalmente a far passare il pallone fra le ruote del pullman e a beffare Sommer. A quel punto, forse proprio perché pungolata nell’orgoglio, per nove minuti l’Inter ha mostrato di essere in grado eccome di giocare un calcio europeo. Si è ripresa quel pallone, che per eccesso di ospitalità aveva lasciato nella disponibilità degli avversari per i primi 50 minuti e ha risolto la qualificazione con giocate di altissima qualità. È stato solo un caso che i due gol che hanno ribaltato il risultato siano arrivati su calcio d’angolo, sarebbero potuti arrivare in qualsiasi modo, ed è stato casuale il pareggio, sempre su calcio d’angolo, dei tedeschi. La sfida era ormai già finita: quei nove minuti di calcio di dominio dell’Inter avevano messo al tappeto il Bayern. Poi, solo schermaglie. Sì, l’Inter può vincere la Champions se sarà così brava da assorbire, dopo i costanti progressi di questi ultimi anni, anche quest’ultimo insegnamento: può capitare uno, due volte nella storia di vincere un grande torneo solo grazie ai pullman parcheggiati davanti alla porta, ma normalmente per sollevare un trofeo di questa importanza devi saper giocare anche un calcio di grande qualità, generoso e propositivo. E devi saperlo fare al momento giusto. Senza dimenticare però che le partite durano, recuperi compresi, un centinaio di minuti e che può capitare di dover disputare anche i supplementari. E allora ci sarebbe bisogno che nel poco tempo che resta fino alle semifinali e soprattutto poi in vista, se andrà bene, della finale, l’Inter riesca ad acquisire una forma fisica migliore. È stato abbastanza imbarazzante vedere nel finale di San Siro cinque giocatori nerazzurri in presa ai crampi, mentre i bavaresi, per quanto già sconfitti nella testa, correvano come nei primi minuti del primo tempo. Abbastanza inspiegabile: le squadre arrivate a questo punto della stagione europea hanno tutte giocato più o meno lo stesso numero di partite, i lamenti di qualche interista sull’eccessivo peso di un calendario troppo fitto sono poco accettabili. Quanto la condizione conti, lo ha dimostrato anche Real Madrid-Arsenal. Basta riguardare, per rendersene conto, il gol segnato, in pieno recupero, da Martinelli, uno in campo dal primo minuto, che si è mangiato il madridista Fran Garcia, entrato a metà del secondo tempo. Si, l’Inter può vincere la Champions, anche se pure questa stagione sta confermando che il sistema di gioco che prevede la difesa schierata a tre-cinque non è normalmente vincente a livello europeo. Fra le semifinaliste 2025 lo adotta solo la squadra di Inzaghi. Sarà anche vero, come dicono molti tecnici, soprattutto italiani, che i numeri non contano niente, ma pensate che in tutto il XXI secolo soltanto due volte si sono aggiudicate la Champions League formazioni che giocavano a cinque: nel 2001 il Bayern di Hitzfeld battendo ai rigori in finale il Valencia e nel 2021 il Chelsea di Tuchel che superò in finale per 1-0 il Manchester City. Nelle altre 22 edizioni ha sempre vinto una squadra con la difesa a quattro e sempre a quattro giocavano 45 delle 48 formazioni arrivate in finale! Oltre alle due vincitrici già ricordate, la terza “intrusa” è stata proprio l’Inter di Inzaghi due anni fa. Se riuscisse quest’anno ad andare oltre, sarebbe un altro motivo per restare nella storia.

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Gianfranco Teotino