Lo sguardo fisso sulla coppa, questo Arsenal può vincere la Champions League

Maggio 2009. 16 anni fa. Un’era geologica nel calcio. Era l’Arsenal di Arsene Wenger, Cesc Fabregas e Robin Van Persie. La semifinale derby con il Manchester United di Ferguson, Rooney e Ronaldo, finisce male per i Gunners: 0-1 a Old Trafford e 1-3 a Londra. Impensabile al tempo immaginare che ci sarebbero voluti 16 anni per ritrovare l’Arsenal in una semifinale di Champions League. La risalita dopo la fine dell’era Wenger è stata lunga e faticosa. Mentre l’Arsenal cercava di ricostruire, le gerarchie del calcio inglese ed europeo sono cambiate. La svolta è arrivata con la scelta dell’uomo giusto in panchina: Mikel Arteta da San Sebastian. Al comando dal 2019, il discepolo di Guardiola ed ex centrocampista dell’Arsenal di Wenger, ha avuto una cosa che solitamente gli allenatori non hanno: il tempo. È cresciuto di pari passo con le ambizioni del club e con il livello tecnico della squadra, ha vinto una FA Cup al primo anno e costruito gradualmente un gruppo in grado di duellare ad alta quota. Dopo il secondo posto nel 22/23, ha sfiorato il titolo della Premier League dopo un esaltante duello con il Manchester City nella scorsa stagione. È salita la consapevolezza e la credibilità dell’allenatore Arteta. E così si arriva a questa semifinale, conquistata contro pronostico in una stagione contraddittoria e, per quanto riguarda la lotta al vertice in Premier League, deludente. I Gunners non sono mai stati realmente in corsa, il Liverpool ha preso subito il comando e con il passare delle giornate il divario si è dilatato. Gli infortuni non hanno dato tregua ad Arteta: ha prima perso Odegaard per due mesi, poi Saka per tre. I due attaccanti della rosa, Gabriel Jesus e Havertz, hanno chiuso anzitempo la stagione e sul mercato non sono arrivati aiuti. Prima della doppia sfida al Real si è rotto anche Gabriel, colonna difensiva di una squadra che, quando si tratta di difendere, ha pochi eguali in Europa. Miglior difesa della Premier League, solo 7 gol subìti lungo il cammino europeo: l’aver reso l’Arsenal così solido è uno dei grandi meriti di Arteta, formidabile quest’anno anche nella gestione del 2006 Myles Lewis-Skelly, perfetto per il ruolo di terzino con compiti di costruzione in mezzo al campo, aspetto cardine del gioco di Arteta. Appena diciottenne, Myles ha giocato al Bernabeu come fosse nel giardino di casa. Il reparto chiave della squadra è però a centrocampo, dove i tre titolari si integrano alla perfezione. Davanti alla difesa gioca Thomas Partey , ai suoi fianchi agiscono il capitano Odegaard e Declan Rice. Il primo tecnico e creativo, il secondo vero centrocampista moderno. Non c’è una cosa che non sappia fare in campo, anche tirare le punizioni, come ha scoperto sulla sua pelle il Real Madrid. Per prenderlo dal West Ham l’Arsenal ha fatto quello che raramente ha fatto nella sua storia: rompere il salvadanaio e pagare una cifra enorme per vincere la concorrenza del City. Nessun dubbio sul reparto più in sofferenza quest’anno. Davanti Arteta ha dovuto fare i miracoli: persi Gabriel Jesus e Havertz si è inventato Mikel Merino da falso nove. Mossa azzardata ma azzeccata. Basta vedere le due partite contro il Real Madrid: gol all’andata e doppio assist al ritorno. Il centrocampista di Pamplona, rinforzo di mercato della scorsa estate insieme a Calafiori, si è calato nella parte alla perfezione. Saka è stato fuori tre mesi ma, rigore del Bernabeu a parte, è pronto a trascinare i Gunners in questo finale. Ha saltato qualche partita anche Gabriel Martinelli, il brasiliano, fresco per la volata finale, potrebbe essere un fattore. E poi l’abilità di colpire da palla inattiva, altro aspetto del gioco in cui l’Arsenal è un’eccellenza assoluta del calcio europeo. Il geniale tattico Nicolas Jover disegna gli schemi, i giocatori in campo riescono a metterli in pratica alla perfezione. Risultato: 13 gol da corner in stagione. Ritrovata la semifinale dopo 16 anni, ora si punta a una finale che manca da 20 anni esatti: la prima e unica volta fu a Parigi nel 2006. L’Arsenal, subito in dieci per l’espulsione di Lehmann, andò in vantaggio con Sol Campbell ma venne rimontato dal Barcellona di Eto’o e Ronaldinho. Il Psg è favorito, ma lo era anche il Real Madrid. Sognare, per i giovani Gunners di Arteta, non è proibito.

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Federico Zancan