Stasera la semifinale a Wembley. La squadra di Luis Enrique proverà a contenderci il possesso del pallone e sfruttare le connessioni tra i centrocampisti e gli attaccanti
Per il quarto Europeo consecutivo l’Italia incontrerà la Spagna in una partita della fase a eliminazione diretta. Una squadra arrivata in semifinale con un percorso abbastanza strano, dal punto di vista dei risultati, in cui nei 90 minuti ha battuto solo (largamente) la Slovacchia, pareggiando le prime due partite contro Polonia e Svezia e finendo ai supplementari contro Croazia e Svizzera. Ribaltando il problema, si potrebbe dire anche che allo stesso modo la Selección di Luis Enrique è ancora completamente imbattuta in questo torneo, così come l’Italia.
Un’altra cosa abbastanza curiosa, se consideriamo qualche difficoltà difensiva avuta dalla Spagna, è che non siano mai stati in svantaggio durante il loro percorso, a eccezione dei 18 minuti tra l’autogol clamoroso di Unai Simon e il gol di Sarabia contro la Croazia. Non si tratta certo della miglior Spagna di sempre, ma qualche gol subito di troppo e una certa difficoltà nella finalizzazione non devono però far calare la guardia: si tratta senza dubbio della squadra più attrezzata per contendere credibilmente il possesso palla all’Italia di Mancini, ed è anche abbastanza aggressiva senza palla. Insomma, per gli Azzurri sarà una partita “inedita”, in cui potrebbero trovarsi a passare più tempo del solito senza il possesso.
All’interno di una struttura tattica molto coerente, la Spagna ha diversi piccoli accorgimenti a disposizione per variare i temi offensivi, sia nella scelta degli uomini che nell’occupazione degli spazi. Nelle ultime due partite, contro Croazia e Svizzera, Luis Enrique ha utilizzato la stessa formazione, con l’eccezione di Gaya per Alba contro i croati. Questo undici sembra aver risolto qualche piccolo problema di fluidità dei movimenti offensivi visto nelle due partite di esordio, ma andiamo con ordine.
La Spagna si è presentata all’Europeo con un’identità già definita, una forma di gioco che puntava soprattutto alla massima occupazione dello spazio con Morata pronto a venire incontro per giocare dentro e uno degli interni (Koke) pronto a buttarsi in profondità.
Una delle situazioni più comuni già dal pre Europeo, con Koke che si butta in avanti non appena la palla arriva al terzino di parte, l’esterno destro a fissare l’ampiezza e Morata che può andare incontro o attaccare l’area. Sul lato opposto triangolo fluido Alba-Pedri-Olmo.
La scelta degli uomini è stata varia: nella prima partita Marcos Llorente è partito da terzino destro col compito di sovrapporsi (anche internamente) il più possibile, così come il suo corrispettivo sulla fascia sinistra Jordi Alba. Entrambi formavano dei poli laterali di possesso con l’interno (Pedri a sinistra e Koke a destra) e la punta esterna. In quest’ultima posizione abbiamo visto inizialmente Dani Olmo a sinistra e Ferran Torres a destra, che ha poi lasciato spazio a Gerard Moreno.
L’uso di Moreno formalmente come esterno destro sembrava essere una scelta volta all’attacco dell’area dal lato debole dopo lo sviluppo delle situazioni sulla sinistra, dove Dani Olmo poteva prendere una posizione abbastanza centrale per associarsi con Pedri, che rimaneva più bloccato mentre Alba saliva. Queste combinazioni hanno comunque funzionato grazie alla grande qualità dei giocatori coinvolti, ma qualcosa non sembrava tornare nonostante un grande predominio territoriale. A partire dalla partita contro la Slovacchia, la Spagna ha ritrovato Busquets e sostituito Llorente con Azpilicueta come terzino destro. In quell’occasione inserendo Sarabia sulla destra, con Moreno a sinistra.
Uno dei problemi delle prime partite era la sensazione che ci fosse poca associatività tra Pedri e i compagni in zone più avanzate, con il giocatore del Barça che rimaneva un po’ troppo spesso bloccato per coprire le avanzate di Alba, ma anche per bilanciare il posizionamento avanzato di Marcos Llorente e Koke sul lato opposto. La passività della Slovacchia ha aiutato la Spagna ad avere rotazioni centrali molto più proficue, con una scelta che poi si è rivista anche contro la Svizzera ai quarti: Pedri e Koke si portavano molto avanti sfruttando l’orientamento sull’uomo della coppia di mediani avversari, con Morata che si abbassava a ricevere nello spazio davanti alla difesa.
Sarabia, i due interni e i due terzini che davano ampiezza erano pronti a buttarsi dentro o a dare una rapida soluzione di passaggio, così l’impostazione dei difensori, che salivano in posizione avanzata soprattutto con Laporte sulla palla, era più agevole per saltare la seconda linea di pressione e trovare lo spazio tra le linee. Contro la Svizzera, i movimenti di Pedri e Morata verso la palla aprivano spazio per Koke sul lato debole per essere trovato con passaggi diagonali dalla sinistra. Così come la partita precedente, Sarabia era passato a sinistra e Ferran Torres a destra.
L’utilizzo dei due interni Koke e Pedri per creare spazi centrali allargandosi ha avuto l’effetto collaterale di tagliare una buona parte di collegamenti creativi nello stretto, e in generale la Spagna è sembrata limitata alla sola vena degli attaccanti per risolvere i tanti assedi offensivi. Le classiche compilation o gif con gli errori sottoporta di Morata, Moreno e Koke non hanno tardato a comparire sui social, e in particolare sull’attaccante della Juventus si è creato un clima molto pesante e verbalmente violento, denunciato dallo stesso Morata in una intervista.
La caparbietà di Luis Enrique nel proteggere il suo centravanti nonostante le critiche e gli errori sottoporta è stata poi ripagata con due gol pesanti, contro la Polonia e la Croazia, ma in generale l’impressione è che la Spagna possa passare larghi tratti di ogni partita divorando gol incredibili, così come il suo generoso attaccante. Una forza della Spagna è sicuramente quella di riuscire a schivare il rimbalzo emotivo degli errori e di avere un gruppo molto coeso: la prestazione di Unai Simon dopo l’autogol contro la Croazia è un esempio concreto, ma non dimentichiamo che nonostante tutti gli errori di finalizzazione stiamo comunque parlando di una squadra capace di segnare 10 volte in due partite e di vincere ai rigori contro la Svizzera dopo aver sbagliato il primo con uno dei suoi riferimenti in campo, Busquets.
Tornando alle questioni tattiche, non va trascurata l’intensità che la Spagna mette nell’aggressione alta. I numeri confermano l’impressione visiva di una squadra eccellente e ambiziosa nell’aggressione alta, con un’alta propensione al rischio. Difficile credere che Luis Enrique cambierà qualcosa proprio contro l’Italia, che è una squadra particolarmente abile a muovere il pallone sin dai suoi primi metri di campo. D’altronde va detto che, così come gli Azzurri, è la prima volta che la Spagna incontra sul suo percorso una squadra davvero forte con il pallone, che potrebbe a sua volta accettare la pressione per trasformarla come arma per trovare spazi tra le linee, anziché verticalizzare frequentemente (il che rimane comunque un’opzione pericolosa, soprattutto se Bonucci ha il tempo di alzare la testa e leggere le corse di Immobile).
Un esempio di pressione alta della Spagna, con orientamento forte sugli appoggi in zona palla e corsa in avanti sulla maggior parte dei retropassaggi.
È plausibile ipotizzare che la Spagna proverà a portare una pressione alta in maniera continuativa, stringendo le tre punte contro i tre difensori dell’Italia, mentre Koke e Pedri potrebbero staccarsi per attaccare Jorginho e Verratti, e Busquets rimanere basso ad assorbire gli avanzamenti di Barella. Azpilicueta a destra potrebbe tenersi pronto a uscire verso il terzino sinistro dell’Italia, Emerson Palmieri, con Insigne nella zona di Eric Garcia, Immobile in quella di Laporte, Berardi o Chiesa in quella di Alba.
L’assenza di Spinazzola è pesantissima perché toglie all’Italia uno dei giocatori più resistenti al pressing e capace di creare superiorità saltando l’uomo a ogni altezza del campo, però abbiamo visto che le rotazioni del centrocampo di Mancini sono abbastanza fluide e potremmo vedere Jorginho alzarsi spesso per portar via il pressing e Barella abbassarsi a supporto, e questo potrebbe generare qualche piccola crisi: se Busquets andasse avanti per seguire Barella l’Italia potrebbe sovraccaricare lo spazio di fronte a Laporte e Garcia mettendoli in una situazione abbastanza sfavorevole con tanto campo alle spalle, ma per fare ciò sarà necessaria una partita coraggiosa e precisa di difensori e portiere col pallone. Nei momenti in cui la Spagna abbasserà il suo raggio d’azione sarà determinante la capacità di riaggressione dell’Italia per limitare le ripartenze e dare continuità all’assedio, costringendo la Spagna a una partita che non vorrà fare.
Con l’assenza di Sarabia il ballottaggio davanti sarà probabilmente tra Dani Olmo e Gerard Moreno, con il primo che agirebbe sulla sinistra, mentre il secondo che potrebbe anche andare a destra spostando sulla fascia mancina Ferran Torres, o giocare a sinistra come contro la Slovacchia. L’Italia dovrebbe confermare invece il suo solito undici con Emerson al posto di Spinazzola e Chiesa-Verratti che sembrano di nuovo in vantaggio su Berardi e Locatelli. Potrebbe essere a tutti gli effetti una finale anticipata.