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Europei 1984, la storia della 7^ edizione vinta dalla Francia

EURO STORY

Luca Cassia

L'Italia campione del mondo crolla nelle qualificazioni e manca l'edizione in Francia, vinta per la prima volta dai padroni di casa. Erano i Bleus del 'Quadrato Magico' e dei due Michel: Hidalgo in panchina e soprattutto Platini in campo. Il trequartista della Juve segnò in tutte le partite con 9 gol totali, record ancora imbattuto in un'edizione del torneo. Leader della generazione dorata francese, sarà nuovamente Pallone d'Oro. Ecco la storia di Euro 1984

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La prima volta della 'génération dorée' francese, che festeggia davanti al proprio pubblico come ripeterà 14 anni dopo nel Mondiale casalingo. Un'edizione in linea con la precedente in Italia: otto partecipanti e due gironi, le novità sono l'introduzione delle semifinali incrociate e l'abolizione della finalina per il terzo posto. Quella Francia è tuttora l'unico Paese ospitante ad aver vinto l'Europeo dopo l’ampliamento del 1980, impresa sfiorata dal Portogallo (nel 2004) e dagli stessi Bleus nel 2016. E a rendere ancora più storico quel trionfo è un altro record imbattibile: nessuno ha mai segnato 9 gol in un unico torneo, tantomeno il recordman all-time Cristiano Ronaldo. A riuscirci il simbolo della Nazionale allenata da Michel Hidalgo, l'unico 'straniero' in una squadra impegnata esclusivamente in patria. E che nella sola edizione da lui disputata resta ancora eterno. "Mesdames et Messieurs, Le Roi: Michel Platini".

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©Getty

Italia agli Europei 1984: flop nelle qualificazioni

Niente bis per la squadra 'Mundial' di Bearzot, comprensibilmente indicata tra le favorite dopo il titolo di campione in Spagna. Un cammino che riparte dal girone eliminatorio e da una strada immediatamente in salita nonostante le avversarie siano alla portata. C'è la Cecoslovacchia in fase calante, lontana parente da quella che superò gli Azzurri nella finale per il terzo posto a Euro 1980. La Svezia è riconosciuta come la principale antagonista, ma nessuno aveva fatto i conti con la Romania allenata da un giovane Mircea Lucescu. Se ne accorge l'Italia nell'aprile del 1983, quando cade 1-0 a Bucarest col gol di Boloni e si ritrova ancora senza vittorie dopo quattro partite (compreso l'umiliante 1-1 imposto da Cipro). Una sconfitta che convince il CT al ricambio generazionale a partire dai 'giovani' di Spagna '82 e che, al termine dell'Europeo francese, lo porterà a dire: "Un torneo come questo avremmo potuto vincerlo anche noi". Difficile dirlo, certo è che la Nazionale chiude il girone di qualificazione al penultimo posto con quattro sconfitte (ci battono anche Svezia e Cecoslovacchia) e un unico successo su Cipro. E che solo da casa ammirerà la stella della rassegna, il Pallone d'Oro del 1983, da due anni capocannoniere in Serie A.

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La Francia del 'Quadrato Magico'

A nostra parziale consolazione non mancavano altre escluse eccellenti (Inghilterra e Olanda, Unione Sovietica e la sorprendente Polonia dell'82), tuttavia a rappresentare l'Italia c'erano gli stranieri del nostro campionato: il belga-interista Coeck, i danesi Laudrup (Lazio) e Berggreen (Pisa) fino al protagonista assoluto del torneo, lo juventino Michel Platini. Già titolato dalla Serie A all'Europa a suon di gol coi bianconeri, il capitano della Francia si era risparmiato le qualificazioni (poiché ammesso di diritto coi Bleus padroni di casa) e aveva assistito al rinnovamento di Hidalgo dal parco portieri agli attaccanti con Bravo e Bellone. Nessuna rivoluzione in difesa né soprattutto a centrocampo, dove la luce passava da 'Le Carré Magique' ('Il Quadrato Magico'): detto di Platini, leader carismatico e spacca-partite, c'erano l'architetto Alain Giresse, l'equilibratore Luis Fernandez e un centrocampista box-to-box come Jean Tigana. "Hidalgo riuscì a creare un centrocampo con quattro giocatori creativi - ha riconosciuto il capitano francese -, che potevano inventare un passaggio in qualsiasi momento. Uno dei suoi grandi meriti è stato riuscire a schierare diversi numeri 10". Galli da combattimento che dettano legge a partire dal girone: 'Le Roi' firma il primo dei suoi gol all'Europeo contro la rivelazione Danimarca (decisivo 1-0 con la deviazione di Busk,) e si ripeterà in tutte le altre partite. Ne segna tre nel 5-0 all'insidioso Belgio, 'manita' completata da Giresse e Fernandez. E si ripeterà con un'altra tripletta in 18 minuti alla Jugoslavia, battuta 3-2 per il primato a punteggio pieno nel girone. Dall'altra parte escono di scena Germania Ovest e Romania, avanzano Spagna e il debuttante Portogallo. Curiosità: la Roja aveva beffato l'Olanda nelle qualificazioni seppellendo Malta 12-1. Ebbene sì: appaiata in vetta agli Oranje e obbligata a colmare la differenza reti sfavorevole, doveva battere i maltesi con undici gol di scarto. Combinazione che riuscì tra polemiche infinite.

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©IPA/Fotogramma

Inchinatevi a 'Le Roi'

La semifinale contro i portoghesi è ritenuta una delle partite più spettacolari nella storia del torneo. La sblocca su punizione il terzino Domergue, sfida trascinata ai supplementari da Rui Jordao. Lo stesso attaccante del Benfica fa doppietta e gela il Velodrome, risollevato nuovamente da Domergue e soprattutto al 119' da Platini. Lo stesso Michel ricordò: "Tigana ci aveva detto che non aveva mai vinto ai rigori, quindi dovevamo assolutamente evitarli…". Bleus in finale come la Spagna, che ai rigori ci va e la spunta sui danesi traditi dall'errore di Elkjaer. Un cammino a fari spenti quello della Roja di Santillana, squadra pragmatica e rimasta a galla grazie al difensore-goleador Marceda. Ma la strafavorita Francia non fa sconti nel segno del dominante Platini: suo il vantaggio nella ripresa (e sono 9 gol in 5 gare da trequartista), stavolta favorito dal grave errore del portiere-simbolo Arconada. Nel finale Le Roux si fa cacciare ma a chiuderla è Bellone per la gioia del Parco dei Principi. Un trionfo senza centravanti prolifici, come accadrà anche nel Mondiale 1998, ma con un '10' dal profilo totale che segnò in tutti i modi: destro e sinistro, rigore e punizione, dentro e fuori area ma anche di testa. Scontata l’assegnazione del Pallone d'Oro (diventeranno tre di fila nel 1985), premio inevitabile dopo uno show lungo un'intera edizione che non si sarebbe più visto nella storia del torneo: "Non è che mi considerassi il miglior giocatore del mondo - ammise a FourFourTwo -, ero il miglior giocatore del mondo. Ero pieno di fiducia in me stesso: sapevo di poter gestire la partita e di poter segnare". Ed era l'icona di una Francia che nel 1984 sconfisse tutte le 12 avversarie incontrate, campione d'Europa per la prima volta con l'incoronazione del 'Re'. Quel trofeo portava il nome di Michel Platini.

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