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Calciomercato, nel 1982 via libera al secondo straniero: tutti gli acquisti

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30 apr 2022 - 08:00 19 foto

Era il 30 aprile del 1982, esattamente 40 anni fa, e a pochi minuti di distanza Michel Platini e Daniel Passarella diventarono nuovi giocatori di Juventus e Fiorentina. Nacque l'era del "secondo straniero" in Italia, dopo che le frontiere erano state riaperte due anni prima. Con loro tanti altri furono ingaggiati dai club italiani, tra campioni e meteore

1/19 ©LaPresse

ZIBÌ BONIEK e MICHEL PLATINI (Juventus) - "Le Roi" non arrivò da solo. Il 1982 fu anche l'anno del primo polacco nella storia del campionato italiano. Classe sopraffina e genio in campo il francese, partner perfetto Zibì. Finale di Coppa Campioni al primo anno (persa con l'Amburgo), poi cinque trofei tra cui uno scudetto e la coppa del 1985. 

2/19

DANIEL PASSARELLA (Fiorentina) - Campione del mondo con l'Argentina nel 1978, come lo sarà anche nel 1986. "El Gran Capitan", leader in campo e fuori. Quattro anni a Firenze ad alta classifica, e con diverse gite nell'Europa del pallone. Andrà all'Inter nel 1986. 

3/19 ©Getty

HERBERT PROHASKA (Roma) - Arriva in Italia all'Inter nel 1980 alla riapertura delle frontiere. Dopo il Mondiale del 1982 passa alla Roma di Dino Viola e con Liedholm in panchina. Sarà l'unico anno in giallorosso (e l'ultimo in Italia), ma sarà soprattutto scudetto. Solo un anno dopo ecco Toninho Cerezo, resta anche Falcao. E a partire (col limite di due stranieri) sarà proprio l'austriaco.

4/19 ©IPA/Fotogramma

JUARY (Inter) - Anche lui fu tra i primi stranieri in Italia, all'Avellino. Lì divenne iconica la sua danza attorno la bandierina. Due anni dopo arriva la chiamata di una big come i nerazzurri, ma con l'Inter il brasiliano segna solo 2 volte in 21 presenze. Poco affiatamento e riparte immediatamente. Qui in foto con Rino Marchesi e Alessandro Altobelli. 

5/19

HANSI MULLER (Inter) - Le belle stagioni in patria allo Stoccarda valgono al tedesco la chiamata nerazzurra. Due anni e poche emozioni, e quella frase di Beccalossi: "È meglio giocare con una sedia che con Hansi Müller, perché con la sedia quando gli tiri la palla addosso ti torna indietro". 

6/19 ©Getty

TREVOR FRANCIS (Samp) - Detto "one million pound man" perché negli anni Ottanta pagato (dal Nottingham) la cifra record di 1 milione di sterline. Sarà l'unico inglese ad essersi aggiudicato un titolo di capocannoniere in Italia, anche se non in campionato ma in Coppa (peraltro vinta). Con la Samp segna tanto, ma sono gli infortuni a fermarlo. 

7/19

LIAM BRADY (Samp) - L'irlandese fu quello che la Juve cedette per far spazio ai due nuovi stranieri, Platini e Boniek. Alla sua ultima in bianconero segnò il gol scudetto 1982 a Catanzaro. Quell'anno passa a Genova, sponda Samp, nello stesso momento in cui arriva nel club anche un promettente diciottenne, Roberto Mancini. Per l'irlandese 6 gol, 57 presenze e una futura chiamata dell'Inter.

8/19

JAN PETERS (Genoa) - Una doppietta a Wembley con Cruijff&Co nel 1977. Un campionato con l'AZ con cui sfiora la gloria anche in Europa (finale di Coppa Uefa persa). A Genova ricordano l'olandese ancora con affetto: furono gli infortuni a bloccarne la sua affermazione. Salvezza al primo anno, sarà invece retrocessione al secondo.

9/19

IVICA SURJAK (Udinese) - Tutto mancino, classe, dribbling e il talento per le punizioni. "Sottovalutato, ma un campione, uno dei calciatori migliori con cui abbia mai giocato" disse di lui il barone Causio. Con già Edinho in squadra, lo jugoslavo Surjak lasciò nel 1983 per lasciare libero il secondo slot stranieri nientemeno che a Zico

10/19 ©LaPresse

EDINHO (Udinese) - Proprio insieme al connazionale brasiliano Zico, diede vita a uno dei periodi più luminosi della storia del club. Cinque campionati, 138 partite e 22 reti (di cui 10 su calcio di rigore, una specialità, nonostante fosse un difensore).

11/19

WALDEMAR VICTORINO (Cagliari) - Al Nacional vince tutto, dalla Liberatadores a un'Intercontinentale contro il Nottingham di Clough (gol partita in entrambe le finali). Ed è mattatore anche del Mundialito 1980 con l'Uruguay (decidendo anche lì la finale). "El Piscador" sarà però una delusione: zero gol in campionato (in appena dieci partite) nella sua unica annata in Sardegna.

12/19

JULIO CESAR URIBE (Cagliari) - Peruviano. In patria considerato il terzo numero 10 del Sudamerica dietro Zico e Maradona. Addirittura Gigi Riva volò in Perù per convincerlo ad accettare le offerte del Cagliari. Sarà più croce che delizia, visto che la squadra retrocede sfiorando poi addirittura la C. Tornerà in patria nel 1985

13/19 ©LaPresse

PATRICIO HERNANDEZ (Torino) - Convocato al Mondiale 1982 con l'Argentina, ma senza giocare, chiuso da un certo Maradona. Due anni per lui a Torino tra luci e ombre, nonostante 22 gol in 79 partite. Ripartirà in direzione Ascoli.

14/19

DIRCEU (Verona) - Uno dei calciatori più talentuosi della sua epoca. Tre Mondiali col Brasile (senza titoli). A 30 anni eccolo a Verona, prima di cinque tappe italiane contando anche Napoli, Ascoli, Como e Avellino. Nell'anno all'Hellas raggiunge qualificazione in Coppa Uefa (da neopromossi), amato dai tifosi ("Siamo la citta' di Giulietta e di Dirceu" dicevano) ma meno da Bagnoli, l'uomo dello scudetto che verrà. 

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ZMUDA (Verona) - Lui e Boniek furono i primi due polacchi della storia della Serie A. Due anni a Verona, ma solo sette partite. Colpa di un grave infortunio al ginocchio. 

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GERONIMO BARBADILLO e SOREN SKOV (Avellino) - Capigliatura iconica. Peruviano, ala e per tre anni nell'Avellino. 10 reti in 81 gare e un grande ricordo lasciato da quelle parti. Meno per l'altro straniero, il danese Skov, arrivato dopo l'addio di Juary ma confinato in panchina per gran parte della stagione. E infatti non riuscirà a segnare nemmeno un gol in Serie A.

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KLAUS BERGGREEN (Pisa) - Una delle foto iconiche per eccellenza: Berggreen con la sua numero 7 del Pisa strappata. Accadde in un match contro la Juve del 1986. Amatissimo ancora oggi, quattro anni per il danese in Italia: una retrocessione, una risalita e una nuova retrocessione. Ma anche una Mitropa in bacheca.

18/19

JORGE CARABALLO (Pisa) - Storia diversa per l'uruguaiano che fu autentico flop in Italia. "Difficilmente potrò segnare quanto in Uruguay - disse in sede di presentazione - ma vi farò volare. In onore del Pisa chiamerò mia figlia Vittoria". Risultato: un anno, sette partite e zero gol.

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RAMON DIAZ (Napoli) - Col secondo slot per gli stranieri l'argentino arriva ad affiancare l'olandese Krol, lui tra i primi colpi del 1980 alla riapertura. Attaccante da 25 presenze e sole 3 reti prima di passare a Avellino, Fiorentina e Inter, dove farà molto meglio nell'anno dello scudetto "dei record".

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