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Mondiali, tutti i palloni della storia: dal 1930 al Telstar 18 in Russia. LE FOTO

Mondiali

Marco Salami

Dal primo storico pallone utilizzato nei primi Mondiali del 1930 fino al Telstar 18 che verrà usato in Russia. Foto e storia: dal Tango che fa scuola all’arte che ispirò Azteca ed Etrusco Unico, passando per le traiettorie imprevedibili del Fevernova. Fino al modello più recente con uno speciale chip al suo interno 

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RUSSIA 2018, IL PALLONE TELSTAR VOLERA' NELLO SPAZIO

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Alla fine il gioco del calcio si riduce semplicemente a ventidue uomini che rincorrono un pallone per novanta minuti. Messa così, la famosa citazione di Gary Lineker sulla strapotenza dei tedeschi che vinsero il Mondiale del 1990, sembra fare esattamente al caso per la storia dei palloni più famosi di sempre: quelli dei campionati del mondo di calcio. In Russia l’edizione sarà la numero 21, e così sono altrettanti i palloni che hanno segnato una delle manifestazioni più seguite della storia. Dai primi modelli pesanti e dalle cuciture spesse, fino a quelli più moderni utilizzati oggi giorno. Ma soprattutto fino al Telstar 18 di Russia, un omaggio firmato Adidas al primo pallone Adidas della storia dei Mondiali, quello del 1970, che portava lo stesso nome.

20 Mondiali, 24 palloni

I Mondiali sono stati 20 in totale, vero, ma i palloni qualcuno di più. 24 per la precisione. Un sovrannumero causato per lo più dai più recenti modelli esclusivi solo per la finale - visti in Germania 2006, Sudafrica 2010 e Brasile 2014 - ma non solo. In più c’è infatti stata anche la doppia versione utilizzata nella prima storica Coppa del Mondo del 1930 in Uruguay. Celebre, a tal proposito, fu l’incomprensione tra le due finaliste (Uruguay e Argentina) su chi avrebbe messo a disposizione il pallone per la finale. Il risultato fu un compromesso, coi padroni di casa che scelsero per la ripresa il Model T: 11 strisce di cuoio chiuse intorno a una sfera di gomma e saldate con la classica chiusura a stringa. Mentre nel primo tempo fu invece utilizzata la Pelota Argentina.

Nella prima immagine la Pelota argentina utilizzata nel primo tempo della finale del 1930. Dunque il Model T uruguaiano per la ripresa

Museo del Novecento

La prima vera svolta nei palloni dei Mondiali si avrà però soltanto dal 1970 in poi, quando sarà l’Adidas a incaricarsi della creazione del modello ufficiale della competizione. Fino a quel momento, i palloni resteranno quelli da museo del Novecento: pesanti e color cuoio. Partendo dal Federale 102 - il pallone dei primi mondiali che si giocarono in Italia - e proseguendo poi il modello Coupe du monde Allen: quelli delle due edizioni che portano proprio l’Italia sul tetto del mondo nel 1934 e nel 1938, prima dell’interruzione della manifestazione per la guerra.

In foto il Federale 102, il pallone dei primi Mondiali giocati in Italia

Anni Cinquanta e anni Sessanta

Prima dell’avvento dell’Adidas col primo Telstar di Messico ’70, ci sono altri cinque palloni che si avvicenderanno nei campionati del mondo. La storica edizione di metà secolo in Brasile, quella del Maracanazo col trionfo uruguaiano sui favoritissimi padroni di casa, si disputò con l’Allen Super Duplo T: superficie bianca e scritta nera prodotta dalla Superball. Dunque lo Swiss World Champion nel ’54, costruito a Basilea, per la prima vittoria di sempre della Germania Ovest. Dunque, la rivincita brasiliana, arrivata nel ’58 in Svezia con il Top Star di colore giallo. Successo verdeoro riposto, poi, anche quattro anni più tardi col Crack prodotto in Cile. E, infine, nel 1966 in Inghilterra, ecco il celebre Slazenger Challenge, dallo stesso brand che dal 1902 fornisce anche le palline per il torneo di Wimbledon.

Allen Super Duplo T, il pallone dei Mondiali del 1950 in Brasile vinti dall’Uruguay

Telstar, il pallone della Tv

L’epoca moderna dei palloni da calcio inizia qui, con la prima commissione all’azienda tedesca Adidas di fornire lo strumento principe del gioco del calcio nella Coppa del Mondo messicana. Fu quello il primo pallone di sempre con i celebri dodici pentagoni neri su sfondo bianco, quello che rivoluzionò non solo il calcio in sé, ma anche la sua trasmissione televisiva. Il pallone, così disegnato, risaltava infatti molto bene all’occhio poco nitido delle prime telecamere di sempre, e il nome scelto non fu infatti casuale. Telstar nasceva come incrocio tra le parole “television” e “star”, alla luce del fatto che quelli in Messico furono i primi mondiali trasmessi in bianco e nero alla TV. Nome che rimandava contemporaneamente anche al lancio del primo satellite geostazionario (chiamato, appunto, Telstar) che permetteva le prime telecomunicazioni della storia.

Ultimo Tango a Madrid

Il modello Telstar venne poi riproposto anche nell’edizione in Germania di quattro anni dopo. Nome simile, Telstar Durlast, e concetto identico. Un bis di palloni che si ebbe anche tra il 1978 e il 1982, con le edizioni voltesi in Argentina e Spagna. Il nome è quello di un celebre ballo che accomuna le due nazioni, il modello quello altrettanto famoso che avrebbe segnato molti altri palloni in futuro. Il Tango era composto da 32 pannelli (12 pentagoni e 20 esagoni) che creavano un disegno di dodici cerchi uguali.

Palloni a regola… d’arte

Ci sarà tanta arte nei palloni dei Mondiali. Perché il calcio da semplice sport, diventa passione. E anche palloni e maglie da semplici strumenti (per giocare e per distinguere le due squadre), diventano pezzi artistici, da collezione. Non è un caso infatti che per i Mondiali di Messico ’86 - quelli dell’Argentina di Maradona - e per quelli di Italia ’90 delle Notti Magiche (inseguendo un gol), i palloni di ispirino all’arte storica dei paesi ospitanti. In Messico è la volta dell’Azteca, il primo composto interamente da materiale sintetico. Le decorazioni esterne, triangolari, si ispirano infatti proprio all’arte Atzeca del IV secolo. Mentre per il Mondiale italiano venne scelto l’Etrusco Unico, ad omaggiare la storia dell’arte antica italiana: tre teste di leone etrusche decoravano ognuno dei 20 triangoli, che finivano per comporre un disegno simile a Tango.

Il pallone delle stelle

Simbolico fu, poi, anche il pallone dei Mondiali a stelle e strisce del 1994. Il nome era Questra, e derivava propria da un'antica parola anglosassone che significa the quest for the star ("la ricerca delle stelle”). Non a caso, stelle e pianeti erano inseriti nelle decorazioni triangolari nello stile del Tango. Il pallone dei Mondiali negli Usa ebbe successo in futuro, triplicando le proprie versioni in Questra Europa (per gli Europei del 1996, il primo a colori, con la rappresentazione dei Tre leoni e di una rosa), Questra Olympia (per le Olimpiadi del 1996) e Questra Apollo (per la Liga 1996-1997).

Il pallone colorato

Il Tricolore di Francia ’98 segnerà una nuova rivoluzione: l’arrivo del colore anche nel pallone. Quello di Zidane che stende in finale il Brasile di Ronaldo è l’ultimo campionato mondiale del secolo. L’impostazione rimane quella classica del Tango, che ha evidentemente tracciato la scuola per molti altri modelli a seguire, ma i colori - lo dice il nome - sono quelli del blu, bianco e rosso del tricolore francese.

Fevernova 2002

Il segno di rottura con la tradizione Tango si ebbe coi Mondiali nippo-coreani del 2002. Il Fevernova è completamente diverso dai precedenti e presenta un design composto da un triangolo grigio bordato d'oro di forma ispirata a quella di uno "shuriken", noto dardo nipponico. Il nuovo pallone era composto da uno strato sintetico in schiuma per conferire alla palla prestazioni superiori, eppure la creazione dell'Adidas venne fortemente criticata per essere troppo leggera. Furono quelli i primi anni di cambiamento anche e soprattutto nel peso del pallone e, conseguentemente, nelle sue possibili traiettorie. La punizione telecomandata di Ronaldinho in Brasile-Inghilterra dei quarti fu il primo esempio “mondiale” di tanti gol pazzeschi che avremmo visto in futuro nel calcio.

Il pallone di sdoppia

L’anno è il 2006, quello di Fabio Cannavaro che alza la Coppa del Mondo sotto il cielo di Berlino. Il pallone della finale per la prima volta è diverso rispetto a quello utilizzato durante il resto della competizione, seppur ogni sfera sia stata unica nella sua partita. Il "Teamgeist" (dal tedesco: "spirito di squadra”) venne infatti personalizzato stampando sulla sua superficie la data di ogni partita della competizione, con il nome dello stadio e quelli delle due squadre. Per la finale Italia-Francia venne dunque utilizzata una sua versione dorata, il Teamgeist Berlin.

Festeggiare

Ancora più criticato, e giudicato ancora più imprevedibile nelle sue traiettorie del Fevernova, fu lo Jabulani (che letteralmente significava “festeggiare") di Sudafrica 2010. Il pallone era composto da otto pannelli termosaldati e predisposti in maniera sferica. Sulla sua superficie presentava un motivo di 11 colori (numero non casuale, in quanto simboleggiava sia gli 11 calciatori di una squadra, sia le 11 comunità sudafricane e le loro lingue) e composto da 4 triangoli che ricordano vagamente l'aspetto del FNB Stadium di Johannesburg, dove si disputò la finale vinta dalla Spagna. Come nel 2006, per quella finale, venne usata una sua variante, lo Jo'bulani: il nome derivava dall'incrocio tra Jabulani e Jo'burg, forma abbreviata con cui è nota Johannesburg.

Esplosione di colore

Se fu grande festa in Sudafrica, non poteva che esserlo anche in Brasile, là dove amano il calcio più di qualsiasi altra cosa. Nel 2014 il pallone scelto fu il Brazuca, termine spesso usato in Sudamerica per definire la personalità e l'orgoglio del popolo brasiliano. Venne scelto il 2 settembre 2012 tramite votazione popolare a cui parteciparono oltre un milione di brasiliani. Il motivo raffigurato sul pallone (con i colori verde, blu e rosso) richiamava dei braccialetti portafortuna molto popolari e indossati in Brasile. La versione della finalissima, il Brazuca Final Rio, era anche in questo caso dotato di inserti dorati.

Ritorno al futuro

Il pallone di Russia 2018 è un ritorno alle origini. Il nome Telstar 18 richiama evidentemente quel primo pallone Adidas di sempre del 1970. Una nuova veste grafica, ideata senza perdere di vista l'estetica dell’originale. Il disegno ripropone una stampa metallica unita ad un effetto texturizzato. Ma la vera novità del nuovo pallone sta anche e sopratutto all’interno della sfera, con la presenza di un chip integrato, che permetterà di interagire con l'oggetto attraverso lo smartphone. Ogni pallone genererà un codice identificativo unico, che sbloccherà contenuti esclusivi per tutti gli appassionati. Già, e chi mai si sarebbe mai immaginato una cosa del genere al tempo di quei primi palloni da museo del Novecento?