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Mondiali 2018 Russia, Halldorsson e Finnbogason: il videomaker e l'islandese "sardo" eroi dei ghiacci

Mondiali

Marco Salami

Uno girava dicumentari e film, è ripartito dalla terza divisione islandese dopo essere aumentato di peso fino ai cento chili. Oggi para i rigori a Messi. L'altro inizia da attaccante, passa per la Sardegna da ragazzino, e impara in Olanda dal migliore di tutti, Marco Van Basten. Oggi segna gol storici. Ecco la storia di Halldorsson e di Finnbogason

MESSI FLOP SU RIGORE, L'ISLANDA RESISTE: LA PARTITA

CALENDARIO E GIRONI 

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Un giorno potrà dire che, sì, io c’ero. “E ho parato un rigore a Leo Messi”. E magari farci anche un  film, che per gli islandesi potrebbe tranquillamente vincere l’Oscar. Miglior pellicola, straniera, ovvio, come loro. Ma anche una sceneggiatura pazzesca, un regista d’eccezione, e con quei tifosi lì anche effetti speciali e colonna sonora non sarebbero da meno. L’ha parato davvero quel rigore a Leo Messi, lo ha parato Hannes Halldórsson, 34 anni, una carriera iniziata presto, quasi spezzata dagli infortuni e poi ripresa dopo i vent’anni, con la passione per la cinepresa nel mezzo, mai abbandonata. Sì, questione di inquadrature, di occhio, di idee. Ma anche di istinto, come quello che forse lo ha spinto a buttarsi alla sua destra, anche se lui, nel post partita, giura di averlo studiato, Messi, di cercare di capire i suoi rigori. Un po’ come un grande regista fa col suo materiale. Alla fine ne è uscito un lungometraggio di 98 minuti, annessi i due recuperi, che fa già pensare a un sequel. Lui sempre tra i pali, Finnbogason davanti a segnare, e la più piccola nazione di sempre a un Mondiale a sognare.

Finnbogason, da Sassari a Mosca

Sono poco più di 330mila in patria. Quasi quanti all’ultimo concerto di Vasco Rossi. Poco male, nel 2006 i Rolling Stones in una sola notte a Rio de Janeiro quintuplicarono la popolazione islandese, di cui un buon dieci per cento (40mila) sono partiti per Mosca. Uno spettacolo, come sempre. Corna da vichinghi, occhiali colorati dalla bandiera di casa, cuffie anti rumore per i piccoli e biondissimi tifosi e quell’applauso ritmato - la nuova e simpatica Haka del calcio - che gli ha fatti conoscere già a Euro 2016. Il primo Mondiale della storia è iniziato così, col botto. Subito sotto (una perla di Aguero), e subito pari. All’1-1 ci ha pensato Afred Finnbogason, uno che nel 2006 era arrivato in Italia per uno scambio interculturale dove ha continuato a giocare a calcio dopo le giovanili in patria. Il luogo? Da isola a isola, per non smarrire le origini a cui tutti gli islandesi sono legatissimi, anche se con un clima diverso. Sassari, Sardegna. Gol su gol ed educazione nordica, dove poi è rientrato prima di iniziare una carriera da professionista. Il primo salto nell’Heerenveen, in Olanda, allenato da uno che l’attaccante lo sapeva fare discretamente bene, tale Marco Van Basten. I gol? 59, in 70 partite, piccoli stop con la Real Sociedad e l’Olympiakos dove non brilla e la verve ritrovata nell’Augsburg, dove ha chiuso una stagione da 12 reti e 3 assist. E il presente è una favola: il primo storico gol Mondiale dell’Islanda. Un sogno ad occhi aperti. 

Halldórsson, da videomaker sovrappeso a eroe

Il migliore al mondo? Messi? Troppo facile, no! “È Neuer” - un altro che i rigori li para come lui. E se il primo idolo di Argentina-Islanda è stato il suo compagno di squadra Finnbogason a segnare il punto del pareggio, l’altro eroe, indiscusso, è stato lui. Certo, a riguardarlo bene quello è proprio il rigore che non si deve calciare. Lo dicono sempre: mai a mezza altezza, mai così poco angolato. Quasi un gioco da ragazzi pararlo per uno come Halldórsson, che il colpo di scena cinematografico ce l’ha nel sangue. Il portiere eroe ha due passioni: il calcio e le riprese. La prima abbandonata quando tra i 14 e i 19 anni si rompe la spalla una dozzina di volte, anche a causa di qualche caduta di troppo sullo snowboard, ed è allora lì che nasce l’amore per videoclip, documentari e film. Come spesso capita, prima per hobby, poi per lavoro, con il video girato direttamente da lui della canzone islandese ad Eurovision 2012 capace di strappare applausi. Poi il ritorno di fiamma, nel 2007, a 23 anni, qualcosa non va in lui. È sovrappeso, ha superato i cento chili, e decide di ritornare in forma col calcio nella lontanissima e bassissima terza divisione islandese. Una risalita, costante, determinata. Fino all’apice, al massimo, al meglio che ci sia. Al film più bello, non d’animazione perché reale, quello da Oscar. Un documentario potrebbe funzionare. Una testimonianza: “Sì, io c’ero. E ho parato un rigore a Leo Messi”.